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Su RaiPlay “Non voglio cambiare pianeta”, il docutrip di Jovanotti tra viaggio e poesia

Il cantautore racconta le 16 puntate in arrivo sulla piattaforma dal 24 aprile

ROMA – Da Santiago del Cile a Buenos Aires. Quaranta giorni tra deserti, coste oceaniche, parchi nazionali, le Ande, le pampas, villaggi sperduti e grandi città. Il tutto in sella a una bicicletta. È questo, in sintesi, il viaggio che ha portato Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, a esplorare l’altra parte del mondo e a raccontarlo nel docutrip ‘Non voglio cambiare pianeta’, disponibile su RaiPlay dal 24 aprile.

Un viaggio d’autore e da cantautore lungo 4mila chilometri, realizzato tra gennaio e febbraio scorso, prima che scoppiasse l’emergenza Coronavirus. Un modo per ritrovare se stesso dopo i bagni di folla del Jova Beach Party. “Alla fine di quella esperienza, che per me è stata un’impresa enorme, mi sentivo alla fine di una cosa ma anche all’inizio di qualcosa”, racconta Jovanotti nella conferenza stampa di presentazione del programma organizzata virtualmente su Zoom.

“In genere- aggiunge- quando vivo queste emozioni, la prima cosa che faccio è andare in strada perché la strada e la natura hanno sempre delle risposte. Hanno la capacità di riempirmi il cuore e mettermi in contatto con la parte profonda di me. Ho comprato un biglietto, ho preso una bicicletta e sono partito per una terra che amo: il Sud America”.

L’idea di Jova, in quel momento, non era di certo realizzare un documentario: “Non avevo in mente di fare qualcosa per RaiPlay- dice – avevo in mente di girare dei video con una Go Pro e pubblicarli sui social o su YouTube”. Con il passare dei giorni, il cantautore si è, però, reso conto di trovarsi “in un livello di racconto che mi intrigava e che immaginavo come il pallone di Cast Away al quale parlavo”.

Così, dalle 60 ore di girato sono nate le sedici puntate che vedremo, sotto la direzione di Michele Lugaresi e la produzione di SoleLuna per la Rai. L’azienda di viale Mazzini, dal canto suo, ha risposto con entusiasmo e ha accettato di pubblicare il progetto su richiesta del cantautore, grande fan del lato multimediale di casa Rai. “È un sogno avere Lorenzo su RaiPlay”, dice orgogliosa Elena Capparelli, direttore della piattaforma. Jovanotti, nel docu, è protagonista ma anche narratore perfetto: tra flussi di coscienza e poesie, ci mostra un mondo per cui vale la pena vivere.

La connessione con la poesia

La poesia diventa punto di partenza e filo conduttore e in ogni puntata Jova ci regala omaggi ai più grandi artisti: da Primo Levi a Luis Sepúvelda, passando per Erri De Luca e Jorge Luis Borges. E, non a caso, il programma prende il nome da un verso di Pablo Neruda. Imprenscindibile è, però, il rapporto con la musica. Nelle puntate ce n’è tanta e tutta inedita, realizzata da Lorenzo al suo ritorno in Italia durante il lockdown.

Cover o cose scritte in viaggio, che – come assicurato da lui stesso in conferenza – non finiranno mai in un disco. Alla fine delle sedici puntate rimane un desiderio di scoperta, che è proprio del dna di Jovanotti: “Viaggiare è sempre stato il mio sogno, addirittura precedente alla musica”, dice. “La mia formazione è molto legata all’idea del viaggio e quindi viaggiare è sempre stata una mia grande passione – spiega- si è riflessa nella musica e nella vita stessa”.

Ai giovani, infatti, “dico sempre ‘leggi e viaggia. Fatti gli strumenti per affrontare il mondo. Viaggia in tutti i sensi, anche con la musica, con i film, non restare fermo’”. Muoversi in bici, di certo, è molto faticoso, come spiega lo stesso Jovanotti ma “è bellissimo. Trovi dei posti dove non ti fermeresti mai e hai delle piccole epifanie, anche di ispirazione come nel mio caso. Ogni giorno di questo viaggio è stato bellissimo”. Per tutti questi motivi, Jova è sicuro. Il docu “piacerà ai miei fan, agli appassionati di sport e di viaggi”.

Jovanotti sulla musica post quarantena

“I concerti nei drive in non mi consolano affatto”. Ha le idee chiare Jovanotti sulla questione live e spettacoli nella fase 2 della quarantena nell’emergenza Coronavirus.

“Per quanto io sia un entusiasta del nuovo di default – dice – io non farei molto affidamento all’idea della musica attraverso i social. Adesso è un’emergenza e ci piace rimanere in contatto con la nostra comunità di riferimento. Se immagino il futuro della musica con concerti fatti con la chitarra acustica su Instagram, devo dire che un po’ di avvilimento mi prende. Nell’emergenza siamo tutti molto aperti e disposti a superare i problemi tecnici ma la musica è nell’aria, tra le persone. Non è nell’aria, tra te e le casse. La musica si vive vivendola insieme”.

Dopo la quarantena, come assicura Jovanotti, “sarà una nuova sfida” e aggiunge:

“Sono molto incuriosito da cosa porterà la fase 2 o la fase 4 soprattutto, perché nella fase 2 noi non ci saremo. I concerti ricominciano quando si ristabilisce la possibilità di assembramento. È tutto molto aperto e da costruire”.

Questioni aperte che aprono a tante domande:

“Capisco che la musica – dice – è un superfluo ma un superfluo dell’anima e dello spirito. Noi che ce ne occupiamo ci pensiamo continuamente, a come riportarlo in vita anche meglio di prima se possibile. Ci saranno dei cambiamenti perché questa cosa ci sta toccando nel profondo e come individui e quando una cosa ti tocca nel profondo, la musica che è uno sfogo cutaneo del pianeta, ci rivelerà delle cose che ancora non sappiamo”.

2020-04-22T15:35:39+02:00