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Curon: i protagonisti presentano la serie Netflix in live streaming

I sette episodi sono disponibili dal 10 giugno

ROMA – Alta tensione, dramma, brividi, fantasy, mistero e realtà. Ma anche luci e ombre dell’essere umano, ricerca dell’identità e la natura che irrompe ‘violentemente’ nella scena diventando un personaggio (il più interessante) a tutti gli effetti. Sono questi gli elementi che caratterizzano ‘Curon’: la nuova serie originale italiana Netflix, prodotta da Indiana Production, disponibile sulla piattaforma dal 10 giugno nei 190 Paesi in cui il servizio è attivo.

Presentata questa mattina durante una conferenza in streaming, l’atmosfera della storia appare già chiara dalle immagini rilasciate dal colosso di streaming: un supernatural drama in cui mistero, leggenda e realtà si fondono per dare vita ad un racconto capace di trasportare gli spettatori in un suggestivo viaggio alla scoperta di se stessi e della propria identità. Un percorso, però, in cui non tutto è come sembra. Anche sotto la superficie di quello che si vede nei sette episodi si nascondono inquietanti misteri.

Diretta da Fabio Mollo e Lyda Patitucci e scritta da Ezio Abbate in veste di head writer insieme agli autori Ivano Fachin, Giovanni Galassi, e Tommaso Matano, la serie si apre con Anna (interpretata da Valerio Bilello) in macchina con i suoi figli, gemelli e adolescenti, Mauro (interpretato dalla star dei ‘Cesaroni’ Federico Russo) e Daria (interpretata dalla protagonista di ‘Succede’ Margherita Morchio). Lasciata Milano, i tre per scelta della madre tornano a Curon, città natale di Anna. Perseguitata da incubi legati al passato, la donna cerca rifugio nella casa della sua infanzia.

Le luci e le ombre di Anna la spingono a lasciare Curon, come si vede nella serie, e successivamente la riportano nella sua città di origine mettendo a rischio se stessa e la sua famiglia, ha raccontato Bilello durante l’incontro stampa.Le contraddizioni di questo personaggio -ha continuato l’attrice- stanno sia nel rapporto con i figli, avuti a diciassette anni, sia nel suo non riuscire ad essere un genitore. Lei e i figli, infatti, hanno un rapporto quasi fraterno“.

Arrivata a Curon, però, Anna si ritrova a dover fare i conti con il padre Thomas (interpretato da Luca Lionello), che non vede da tempo, con il ricordo della madre morta in circostanze misteriose e con Daria e Mauro che hanno qualche difficoltà ad ambientarsi in un luogo che nemmeno Anna riconosce come casa.

Daria a primo impatto può sembrare aggressiva e prepotente, bisogna prendersi del tempo per conoscerla, ha raccontato Morchio.Quando si toglie la corazza è molto affettuosa e fragile. La sua ‘roccia’ è suo fratello – ha continuato la giovane attrice – loro due sono opposti ma complementari“. Della stessa opinione è Federico Russo, che debutta in un progetto così importante su Netflix insieme a Margherita. “La luce di Dario è la sordità, che non considera come un aspetto negativo, ha raccontato Russo.La disfunzione dell’udito l’ha reso piu’ sicuro e indipendente. Le sue ombre – ha continuato il giovane attore – risiedono nella paura di perdere i suoi affetti, ovvero la mamma e la sorella. Per la costruzione di questo personaggio io e Fabio Mollo abbiamo pensato a Joaquin Phoenix nel film ‘The Village’“.

Quando Anna scompare misteriosamente, i due gemelli devono intraprendere un viaggio che li porta a svelare i segreti che si celano dietro l’apparente tranquillità della cittadina, dietro il suono di un campanile senza campane e a trovarsi faccia a faccia con un lato della loro famiglia che non avevano mai visto prima. Tra suggestioni, natura mozzafiato e atmosfere inquietanti Daria e Mauro scoprono che si può scappare dal proprio passato ma non da se stessi. Di questo viaggio fanno parte anche i compagni di scuola dei gemelli: Lukas (interpretato da Luca Castellano), Micki (interpretata da Juju Di Domenico), suo fratello Giulio (interpretato da Giulio Brizzi, stella nascente delle arti marziali miste) e i genitori di questi ultimi, Klara (interpretata da Anna Ferzetti) e Albert (interpretato da Alessandro Tedeschi, che torna su Netflix dopo ‘Lo spietato’ di Renato De Maria).

La luce di Klara è data dalla famiglia, dall’essere rispettata dalla comunità, dal suo essere generosa, dai suoi studenti (nella serie è una professoressa oltre che una mamma, ndr) e dalla cura che ha per loro. Le sue ombre risiedono nel suo essere remissiva, nella paura dell’abbandono, nel subire l’autorità del marito, che ama profondamente. L’arrivo di Anna spezza l’equilibrio della sua famiglia e la mette di fronte alle ombre del suo passato“, ha raccontato Ferzetti. Anche suo marito Albert ha un trascorso ingombrante. “Questo personaggio è diviso in due: le sue responsabilità nei confronti della famiglia e i suoi desideri, che sono le sue ombre, ha dichiarato Tedeschi. “Lui desidera il passato mettendo il futuro nell’incertezza. È una sorta di eroe tragico – ha continuato l’attore – perché è disposto a tutto per mettere la famiglia al riparo da se stesso e questo è l’aspetto più nobile e romantico di questo personaggio“. 

Le riprese di ‘Curon’ si sono svolte principalmente in Alto Adige lo scorso inverno nell’arco di tre mesi. La troupe ha allestito il set a Bolzano, soprattutto in Val Venosta tra Curon e Malles, ma anche sul Lago di Caldaro e a San Felice. “È stato fondamentale vivere lì per capire meglio i personaggi e i ritmi degli abitanti di quei luoghi perché sono completamente diversi da quelli di una grande città. Infatti è difficile entrare in questi ritmi ma una volta entrati è difficile uscirne. Il senso del tempo ti cambia, ha dichiarato Ferzetti. “Ci hanno accolto in maniera ambigua all’inizio. Per esempio, sono entrato in un ristorante facendo il solito romano ‘che c’è un tavolo per cinque’ e non mi si è filato nessuno, ha raccontato Russo, con toni scherzosi e un marcato accento romano. “Vivendo lì ci siamo adattati e sono stati tutti gentilissimi“.

 ‘Curon’ mette di fronte allo spettatore l’ombra di ognuno di noi, ovvero un altro ‘io’ con cui scontrarsi prima o poi. La serie, infatti, esplora questa relazione, che sfocia anche nel conflitto, attraverso la scomparsa di Anna la ricerca che compiono i suoi figli Mauro e Daria  per ritrovarla.  “Questa è una serie che potremmo definire horror, fantasy, dramma, supernatural drama e thriller, ha detto Abbate.Abbiamo avuto sette-otto mesi per scrivere la serie e questo è un altro aspetto soprannaturale perché non abbiamo mai scritto in cosi’ poco tempo. La posta in gioco è alta – ha continuato lo sceneggiatore – abbiamo avuto coraggio e incoscienza“.

‘Curon’ è nata proprio da Curon.Abbiamo costruito la serie partendo da una leggenda (ideata per la serie, ndr), che racconta di un campanile senza campane e poi siamo andati ad aggiungere i toni della suspance, del thriller, del supernatural e del dramma per dare sentimento e umanità“. Il campanile, infatti, “è il demiurgo della storia e genera il mistero: un vero e proprio personaggio, ha raccontato Mollo.È l’elemento visivo e sonoro della serie: la leggenda narra che durante alcune notti in cui succedono cose particolari si sentono le campane. Questo genera mistero e accende il motore dei personaggi“.

In ‘Curon’ – accompagnata da una colonna sonora in cui compaiono Giorgio Giampà, Childish Gambino, Fischerspooner, Lorn, Max Richter, Trentmoller, Swans, Teho Teardo, Myss Keta e Luca Longobardi – non c’è spazio solo per la ricerca dell’identità ma anche, e soprattutto, per la natura. “Leggendo la sceneggiatura del primo episodio ho percepito l’importanza del luogo, ha dichiarato il regista.Quando abbiamo visto per la prima volta il campanile, il Lago di Resia, le montagne e il bosco io e la mia ‘sister in mistery’ (Lyda Patitucci, che ha diretto la serie insieme a Mollo) abbiamo capito che la natura sarebbe stata la vera governante della storia e delle vite dei nostri personaggi. Natura – ha continuato Mollo – che emerge anche nei protagonisti. Ognuno di noi ha una parte che non vuole far emergere: questo è l’istinto naturale e non vuol dire che sia la parte cattiva di noi stessi ma è pure istinto animale“. La natura qui è “il cuore pulsante che ci ha governati (cast artistico e troupe, ndr) durante le riprese, che si sono svolte quasi sempre all’esterno, ha raccontato Patitucci.È stata una serie dura da girare ma con la consapevolezza che ogni difficoltà è stata per noi un premio. Tra le difficoltà – ha continuato la regista – c’è il fatto di aver dovuto far coincidere l’emotività dei personaggi con le esigenze tecniche (come gli effetti speciali, ndr). Abbiamo avuto un gruppo di attori che non si è mai risparmiato in niente“.

LA SERIE È DEDICATA ALLE VITTIME DI CORONAVIRUS

Indiana è una società che ha sede a Milano. Quando è scoppiata la pandemia eravamo nel pieno della post-produzione della serie e abbiamo dovuto interromperla. Per l’impatto che ha avuto l’emergenza sanitaria abbiamo ritenuto giusto dedicare questa serie alle vittime, ha dichiarato Daniel Campos Pavoncelli di Indiana durante l’incontro stampa.

2020-06-05T17:31:16+02:00