ROMA – “È un disco che ne ha già affrontate tante” ma finalmente è qui. Esce stanotte per Virgin Records ‘La geografia del buio’, terza fatica di Michele Bravi.
Il cantautore pubblica il suo primo disco in 4 anni. Nel 2018 l’incidente e lo stop
Il cantautore, dopo aver rimandato l’uscita del lavoro a causa del perdurare dell’emergenza Coronavirus, non aspetta più e torna sulla scena dopo un lungo periodo di assenza. Non un semplice blocco dello scrittore ma un percorso verso la risalita.
Era il 22 novembre 2018 quando Michele rimaneva coinvolto in un incidente mortale per una donna di 58 anni.
E parte proprio da quella sera di inverno la storia de ‘La geografia del buio’. Michele racconta il suo imparare a convivere con quello che, presentando il lavoro ai giornalisti, chiama più volte lo “strappo della sua vita”.
“Convivere con il dolore”
Il disco, infatti, non è la storia felice di come si esce dal buio, bensì di come si convive con esso. È questa la nuova ‘normalità’ per Michele, che racconta: “Questo disco nasce dalla solitudine, da quella più grande che io abbia mai conosciuto”.
Per mesi il vincitore di X Factor 2013, a seguito del trauma, non è riuscito a parlare e cantare. E, per quanto possa sembrare strano, ‘La geografia del buio’ arriva proprio dalla mancanza di parole. “Con questo disco ho imparato a duettare con il silenzio”, spiega Michele che con la produzione di Francesco ‘Katoo’ Catitti e il pianoforte di Andrea Manzoni ha voluto esaltare questo aspetto.
“È un disco completamente improvvisato tra la mia voce e l’esecuzione di Andrea. Non è mai perfetto perché la voce si rompe e il suono del pianoforte è sempre sull’orlo della stonatura. È stato fatto completamente un lavoro di sottrazione- ricorda Bravi- togliere affinché chiunque ascoltasse potesse riempire con quelle cose che solo lui sa. Quel silenzio lo riempio con la mia storia, ‘Katoo’ l’ha riempito con la sua, Andrea l’ha riempito con la sua ed è stato così per tutte le persone coinvolte”.
Dieci le tracce tutte scritte e prodotte nel salotto di casa di Bravi, anticipate dai singoli ‘La vita breve dei coriandoli’ e ‘Mantieni il bacio’, “la più grande canzone d’amore che io abbia mai interpretato”.
E, in effetti, l’amore è un tema ricorrente nel disco perché “non si nasconde, va cantato di qualunque forma esso sia”, è quella forza in grado di creare uno squarcio nel buio come canta nella traccia numero 7 ‘Tutte le poesie sono d’amore’.
E Michele lo grida con forza: è stato proprio un ragazzo, quello che definisce il suo “angelo”, ad aiutarlo nel tornare a parlare e cantare. A definire una nuova geografia dopo la perdita di aderenza con il mondo.
“La terapia mi ha salvato, non la musica”
Michele, senza troppi giri di parole, ammette che non è stata la musica a salvarlo ma la terapia.
“Il dolore- spiega il 26enne- è un fatto enorme che entra nella tua vita, la strappa come se fosse carta ed è importante che venga affrontato con il cinismo con cui si affronta una malattia. Il dolore è una malattia della propria mente, del proprio corpo. Non è stata la musica a salvarmi, è stata la terapia, il mio percorso medico. Non si può pensare che il dolore si auto-curi da solo, va sistemato, va portato in uno studio medico. Poi arriva la musica, in un momento in cui quel dolore puoi decifrarlo”.
Sono pensieri che Michele veicola nella speranza che “questo disco possa rompere una serie di stigmi che ci sono su come le persone assorbono il dolore” e sulle malattie mentali in genere.
L’esperienza con la EMDR
Fondamentale, per Bravi, la Emdr:
“Nel disco lo racconto in una canzone che è ‘Storia del mio corpo’. Racconto quell’unico luogo in cui io non potevo evitare di sentire la mia storia. Potevo nascondermi, potevo togliere tutti gli altri in modo tale che questa storia non tornasse in me ma c’era un unico luogo dove io continuavo a sentirla insistentemente ed era il mio corpo. Con la terapia-aggiunge- ho dato una casa a quel dolore e sono riuscito a dare un disegno a quel labirinto che avevo percorso”.
Il dolore non passa, come dice più volte Michele, ma smette di vivere al posto tuo.
La Emdr, utile per il trattamento dei disturbi causati da eventi stressanti o traumatici, è, tra l’altro, un metodo più volte suggerito da Chiara Ferragni sui social.
La vicinanza di Chiara Ferragni e Fedez
E i Ferragnez sono tra le persone che più hanno sostenuto Michele nel suo percorso:
“Sono stati i primi a starmi vicini. Fedez- racconta- mi invita a Los Angeles e io vado senza aspettative. Gli dico ‘non credo che sarò capace di entrare in uno studio, non ci entro da tanto’. Lui ha insistito. Lo raggiungo. Mi porta in uno studio di registrazione. Lì non è nato nulla se non un rapporto enorme. Me li ricordo con un’accoglienza e un’umanità infinita– aggiunge- anche quando ho presentato i miei primi concerti loro erano lì nelle ultime file ad applaudirmi. Il fatto di sentirsi accolti, non tanto da un collega, ma da delle persone che non hanno nessun interesse a prendere da te nulla ma solo una volontà di vederti risplendere nel tuo buio. Queste sono le persone a cui sarò infinitamente grato”.
Obiettivo tour
Ora Michele guarda avanti e si augura anche di poter tornare in tour:
“C’è la volontà, lo stesso disco è stato registrato in presa diretta e pensato per essere suonato live. I concerti sono un regalo cui spero di poter lavorare”.