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Violenza di genere, con ‘Youth4Love’ cresce la voglia di dialogo

Da maggio la seconda edizione del progetto europeo di ActionAid e Afol

MILANO – Uno spazio sicuro per dialogare, riconoscere nei vissuti individuali la violenza di genere e gli stereotipi che la alimentano, confrontare esperienze comuni per contrastarla e prevenirla. In estrema sintesi, questo è stato il progetto ‘Youth4Love’ per i ragazzi e le ragazze che vi hanno partecipato dai quattro paesi dell’Unione Europea (Italia, Belgio, Grecia e Romania).

Un progetto sulla violenza di genere in adolescenza, appunto, co-finanziato dal Programma Rights, Equality and Citizenship (REC) dell’Unione Europea, che in Italia è stato realizzato da ActionAid in collaborazione con Afol, l’agenzia metropolitana per la formazione, l’orientamento e il lavoro di Milano insieme a tre istituti superiori del municipio 6 del capoluogo lombardo. Le esperienze di studenti, docenti, partner e stakeholder sono emerse stamane durante la tavola rotonda online organizzata in collaborazione con l’agenzia di stampa Dire e diregiovani.it.

Un incontro durante il quale è stata annunciata anche la prosecuzione, per ulteriori due anni, di questo progetto europeo che ora pone davanti a sé l’obiettivo di arrivare a definire delle raccomandazioni politiche nazionali e locali in ognuno dei quattro paesi, per integrare definitivamente l’educazione sessuale, all’affettività e alle differenze nei curricula scolastici. Raccomandazioni e procedure di prevenzione e gestione di casi che devono tenere conto dei bisogni delle comunità scolastiche.

Sono loro, infatti, docenti, studenti e personale, i protagonisti e le protagoniste dei percorsi, che a Milano hanno coinvolto tre istituti superiori con caratteristiche differenti tra loro per utenza e indirizzo di studi: il liceo ‘Vittorini’, il tecnico ‘Giorgi’ a maggioranza maschile e il professionale moda ed estetica ‘Paullo’ a netta maggioranza femminile.

Stando a quanto rilevato da un’indagine dell’università Bicocca preliminare al percorso nelle classi, ha spiegato la responsabile di progetto di ActionAid Italia Maria Sole Piccioli, “la violenza fisica è la forma di violenza più riconosciuta ed è un fenomeno di gruppo tra pari, le ragazze sembrano le più colpite da comportamenti legati alla violenza sessuale, le caratteristiche fisiche ne sono la causa principale e le scuole sono considerate abbastanza sicure, ma non tutti i loro spazi. Inoltre, sia tra studenti che tra docenti, c’è una bassa conoscenza di servizi e persone a cui far affidamento in casi di violenza dentro e fuori scuola”.

In comune a tutti e tutte, ha aggiunto Mara Ghidorzi di Afol Metropolitana, c’è però “la voglia di ragazzi e ragazze di parlare tra loro e con gli adulti”, voglia che la “scuola dovrebbe accogliere come richiesta” ha esortato. Percezioni e lacune, queste, su cui il progetto è intervenuto, generando un impatto positivo, come ha illustrato Camilla Guasti del centro di ricerca Arco. Albarisa Azzariti, dirigente scolastica del ‘Vittorini’ ha proprio esemplificato: “Con il confronto e la discussione sono emersi casi di coppie adolescenziali in cui lui era il maltrattore della fidanzata” così come, sempre per merito della formazione, lo staff scolastico “con cui studenti spesso entrano in confidenza sono ora vere e proprie sentinelle di pericolo”.

Idem sentire per le docenti Silvia Scaringi del cfp Paullo e Olivia Trioschi del Giorgi. “Una volta sul libro di grammatica di mio figlio piccolo lessi la frase ‘Se mi dai un bacio ti regalo una collana’. Mi arrabbiai e mi chiesi cosa avrei potuto fare. Lì capii quanto presenti sono certi stereotipi di genere nel nostro quotidiano. Con Youth4Love possiamo fare il di più che serve per chiarire la confusione che c’è su questi temi”. Così anche la collega Trioschi, docente di lettere in una classe con una sola ragazza: “Abbiamo imparato a riconoscere e smontare certe stereotipie del linguaggio e ora come istituto formeremo una commissione che definirà una procedura standardizzata da aggiungere al piano triennale dell’offerta formativa perché ogni docente sappia come intervenire”.

Le scuole infatti, come rilevato da Youth4Love, sono spesso luoghi ‘inconsapevoli’ di riproduzione della violenza tra adolescenti, come sottolineato anche da Gianmarco Silvano dell’Uds, stakeholder del progetto al pari del municipio 6 di Milano. L’Unione degli Studenti, dalla sua angolazione sindacale, ha insistito proprio sulla necessità di rivedere i programmi didattici in un’ottica inclusiva ma anche di stilare codici antimolestie per le scuole e di introdurre la cosiddetta ‘carriera alias’, “un doppio libretto” per studenti in transizione “perché attualmente non ci sono tutele per chi si trova in questa situazione” ha detto infine rivolgendosi al ministero dell’Istruzione.

Sull’invisibilità delle persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+ ha lanciato un monito anche il partner greco Rafail Bilidas, attivista, che ha sottolineato quella che a suo avviso è la sfida del presente: “Le persone della comunità lgbt sono ancora invisibili a scuola, a casa e nella società. Al nostro governo chiediamo un piano strategico nazionale che faccia fronte al fenomeno della violenza di genere nella sua completezza. Ecco perché parliamo di intersezionalità, per un nuovo pensiero di genere. Certo che bisogna includere l’educazione sessuale a scuola, purché al centro ci siano i diritti di bambini e studenti, considerando le diverse esigenze, e sia partecipativa, inclusiva di studenti, docenti, genitori di tutte le identità di genere ma anche di tutte le tradizioni culturali e confessioni religiose”.

Il territorio, lo ha evidenziato ogni relatrice e relatori intervenuti, è un attore cruciale nell’attivare processi di sviluppo, prevenzione e contrasto a ogni forma di violenza che sia sperimentabile non solo in ambiente scolastico ma anche in tutti in quei luoghi in cui si esprime la personalità dell’adolescente, da casa al campetto di quartiere.

Proprio su questo si è concentrata Diana De Marchi, consigliera del comune di Milano, presidente della commissione Pari Opportunità e docente al ‘Vittorini’: “È importante che ci sia coinvolgimento di studenti docenti e personale, solo così si possono liberare le competenze dei ragazzi e delle ragazze e lavorare sul rispetto reciproco. Come rete antiviolenza di Milano ci impegneremo perché la rete si allarghi e arrivi a includere più competenze di professionisti in grado di aiutarci a rispondere davvero a esigenze e bisogni e a capire su quali stereotipi intervenire, dall’asilo all’università”.

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