ROMA – Due anni fa i Coma Cose, Fausto Lama e Francesca Mesiano, debuttavano con il loro primo disco ‘Hype Aura’, un album originale e geolocalizzato in una Milano che li ha visti lavorare e innamorarsi in un negozio di borse e che li ha catapultati nell’olimpo del panorama indie pop di oggi.
La coppia – definita dai più i nuovi Albano e Romina – ora vive un momento d’oro: reduce dal palco del Festival di Sanremo da dove ha conquistato il pubblico mainstream con ‘Fiamme negli occhi’. La traccia è l’apripista del nuovo disco dei Coma Cose, ‘Nostralgia’, in uscita stanotte per Asian Fake e Sony Music Italy.
Un album sincero in cui Fausto e Francesca si presentano più nella loro individualità che come coppia.
“È un tema che viviamo tantissimo quello della coppia -dicono i due presentando il progetto ai giornalisti- perché a volte può essere una trappola a livello di contenuti, cerchiamo di superare questo limite per non essere scontati. Noi ci sentiamo una band, sul palco siamo due musicisti, a casa siamo una coppia. Questo disco parla tanto il linguaggio da musicista, non va a indorare la pillola dell’amore”.
L’unico brano d’amore definitivo e più di “Fiamme negli occhi”, come spiegano i Coma Cose, è “La canzone dei lupi”: “una promessa a rimanere sempre liberi e integri al di là di quello che succede nella vita (privata, ndr)”.
Così l’amore dei Coma Cose è inevitabilmente discreto e senza mai manifestazioni pubbliche d’affetto, “non ci siamo mai baciati in pubblico, è una cosa nostra”. Il perché lo spiega Francesca sorridendo: “La nostra più grande paura è risultare trash, per questo cerchiamo sempre di scappare da queste cose”.
La nostalgia del passato
“Nostralgia” è nato durante la quarantena e, proprio per la mancanza di esperienze vissute, guarda indietro.
“È un disco che parla della nostra nostalgia- spiega il duo- racconta le nostre storie prima che ci conoscessimo. Abbiamo analizzato con gli occhi del presente il passato, in questo tempo di pandemia”.
Fausto e Francesca hanno, però, evitato il tema lockdown:
“Per ovviare al fatto di non aver nulla da raccontare abbiamo cercato nel passato qualcosa di materico, brani come ‘Le discoteche abbandonate’ o ‘Mille tempeste’ sono molto vivi e fisici e questo perché ci manca come non mai toccare le cose, sentire certe sensazioni”.
Riecheggiano, così, i ricordi degli anni nelle città natali dei due ragazzi: Gavardo (in provincia di Brescia) per Fausto, Pordenone per Francesca. I Coma Cose tornano, quindi, con un concept album che mostra “tanta fragilità e intimità”.
Il Festival di Sanremo una “bella deviazione di percorso” che non ci ha cambiato
Sei le tracce in tutto, un unico filo conduttore: “Il fuoco della passione che brucia”. Una fiamma che ha avuto il suo apice proprio sul palco di Sanremo.
“Il festival – dicono i Coma Cose- è stata bella deviazione di percorso, non è stato un qualcosa che abbiamo cercato ossessivamente. È capitato ed è stata una bellissima sorpresa”.
E per chi temesse che Fausto e Francesca possano cambiare dopo il debutto all’Ariston non deve preoccuparsi:
“La canzone l’abbiamo lavorata noi con i nostri produttori di sempre, i Mamakass. È stato tutto fatto con il nostro metro di misura che è quello dell’artigianato di due persone che nasce dalla cucina di casa nostra che non ci sentiamo di aver cambiato nessun tipo di equilibrio– spiegano- quello che è cambiato è che il pubblico è più ampio e banalmente ci riconoscono al supermercato. Non è qualcosa che, però, ci sposta l’asse. Difendiamo la nostra integrità”.