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Moda consapevole? Iniziamo dai tessuti

Alla fashion week romana di Altaroma abbiamo scoperto Manteco, un’azienda tessile che dagli anni Trenta ricicla tessuti

Manteco

Qual è il pubblico della moda? Ma soprattutto che approccio ha questo pubblico con designer e brand? Per molti la moda è questione di ‘outfit’. Fast fashion e slow fashion, etica del lusso, circolarità e sostenibilità sono grandi temi che restano, per ora, ancora di pochi. Come nasce un capo e quali siano gli standard di produzione che un marchio dovrebbe seguire sono interrogativi importanti per ogni fruitore responsabile. Ecco perché per parlare di moda è necessario anche parlare di tessuti. Durante l’ultima edizione di Altaroma abbiamo scoperto Manteco, un’azienda tessile di Prato (con questo nome dal 1943) che ha mosso i primi passi nel riciclo nel 1938, quando Enzo Anacleto Mantellassi avviò una produzione di filati di lana riciclata, ottenuti rigenerando vecchi indumenti e coperte militari. Un’intuizione che si è rivelata vincente e che ha portato Manteco a diventare un punto di riferimento nel mondo della moda, grazie ad un alto livello di creatività, ricerca, investimenti costanti e soluzioni tessili innovative.

Manteco

Manteco nel 2021 è il fornitore di tessuto di tutti i marchi di lusso più conosciuti, ma non solo: con il progetto ‘Manteco Academy’, l’azienda lavora per sensibilizzare futuri designer e non solo sia nell’utilizzo di tessuti sostenibili sia nell’utilizzo di accessori riciclabili. Proprio quest’anno visto il forte legame con le nuove promesse del mondo della moda, Manteco ha partecipato come giuria a Who is On Next? Il famoso progetto di scouting di Vogue Italia e Altaroma e ha lanciato il Manteco Prize. L’azienda, con l’assegnazione del premio, supporterà Alessandro Vigilante (il designer vincitore del 2021) con la fornitura dei propri tessuti pregiati per lo sviluppo delle collezioni autunno/inverno e primavera/estate.

Una filosofia di Sustainable Design

Il CEO Manteco Matteo Mantellassi ci ha spiegato come l’azienda sia pienamente impegnata nella moda circolare sposando un sistema Zero-Waste (zero rifiuti ndr) e una filosofia di Sustainable Design:

«Recuperiamo tutti gli scarti provenienti dalle fasi di produzione e creiamo tessuti riciclabili. Con Project43 e Project53 ricicliamo i ritagli prodotti durante la confezione, o delle maglie invendute o di seconda scelta. Il Project43 – spiega Mantellassi – è nato con l’obiettivo di recuperare tutti gli scarti in fase di taglio del tessuto dei nostri clienti, è unico, tracciabile e rivoluzionario. È un progetto basato sui principi dell’economia circolare. Il suo scopo è quello di ottimizzare i materiali esistenti e promuovere pratiche “Zero Waste” recuperando ritagli dei produttori di abbigliamento che utilizzano i nostri tessuti e rigenerarli in un “nuovo” tessuto di lusso, riducendo sensibilmente la produzione di rifiuti. Visto il grande successo del P43 abbiamo voluto estendere questa pratica “Zero Waste” anche a tessuti non provenienti dalle nostre produzioni, lo scopo del Progetto 53 è ottimizzare e ridurre a “Zero Waste” avanzi dalla produzione di abbigliamento processi di qualsiasi produttore, non solo Manteco. Ciò include i tessuti e altri elementi tessili, come le maglie. Questi materiali sono raccolti e rigenerati creando un nuovo tessuto di lusso».

Manteco aderisce ai principi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite

«Le nostre politiche e i nostri obiettivi sono orientati alla sostenibilità e al rispetto dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – racconta il CEO Manteco – Per comunicare con maggiore completezza ed equilibrio la nostra visione ambientale e sociale, ogni anno emettiamo un Bilancio di Sostenibilità seguendo i GRI Standards, riportando tutti i nostri indicatori di performance e puntando al miglioramento costante. Tracciabilità e filiera sostenibile, design e scelta di materiali sostenibili e certificati, controllo e monitoraggio del rischio chimico, impegno per il clima e un forte impegno sociale sono i nostri impegni quotidiani».

Lo studio scientifico LCA (Life Cycle Assessment), certificato da ICEA, sui tessuti di lana riciclata

«Abbiamo studiato l’impatto ambientale dei nostri tessuti, prendendo in considerazione ogni fase della sua produzione – prosegue Matteo Mantellassi –  dalle materie prime al tessuto finale, per poi confrontarlo con un tessuto equivalente realizzato con generica lana vergine. Il nostro obiettivo era creare dati affidabili che potessero dimostrare la sostenibilità dei nostri prodotti e che potessero facilitare le decisioni su dove agire per apportare miglioramenti. i risultati sono stati sorprendenti, in media abbiamo calcolato un minore impatto ambientale del 75% nei consumi di acqua, energia e minor produzione di anidride carbonica»

Com’è cambiata la sensibilità produttiva nel settore negli ultimi 10 anni

«Manteco da sempre adotta politiche sostenibili, abbiamo la fortuna di essere nati in un distretto che ha fatto del rigenerato e del riuso la sua fortuna anche quando queste pratiche erano considerate di serie B, il consumatore finale è sempre più attento alla qualità dei materiali ed al loro impatto ambientale. La strada però – sottolinea il CEO dell’azienda – è ancora molto lunga per avere dei riscontri significativi. Noi di Manteco stiamo cercando di sensibilizzare sempre di più anche i nostri clienti alla trasparenza dei materiali che usano, credendo fortemente che produrre capi di abbigliamento con materiali sostenibili sia un grande valore aggiunto».

2021-09-13T12:05:41+02:00