Attivare il blocco dello smartphone è fondamentale per diversi motivi. Prima di tutto per proteggere i nostri dati personali (foto, messaggi, e-mail, contatti in rubrica, credenziali bancarie, password salvate, ecc.). In caso di furto o smarrimento il blocco impedisce l’accesso a queste informazioni sensibili.
Ma il blocco può anche aiutarci a preservare privacy e riservatezza, impedendo che chicchessia si metta a curiosare sul nostro telefono. Anche la sicurezza finanziaria è salvaguardata dal blocco, visto che tanti usano lo smartphone per fare acquisti online o gestire il conto corrente. Un telefono senza blocco infine può essere usato per inviare messaggi fraudolenti o anche per un furto di identità digitale.

I blocchi più consueti sono PIN o password complessa, l’impronta digitale o Face ID e in ultimo il blocco automatico dopo pochi secondi di inattività. Per sbloccare il telefono invece c’è il riconoscimento facciale. Tutto questo rischia di essere superato dall’innovazione tecnologica. Tra poco anche il modo di sbloccare il nostro telefono potrebbe cambiare.
In futuro lo smartphone si sbloccherà così
Addio riconoscimento facciale o impronte digitali. Lo sblocco del futuro passa attraverso il respiro. Esattamente. Bisogna sapere infatti che il modo di respirare è unico per ognuno di noi. Ciascuno ha il suo peculiare modo di far defluire l’aria dalla bocca, per via della diversa conformazione delle vie aree, della faringe, della laringe e delle cavità paranasali.
Senza contare che anche la rapidità di emissione dei fiato varia da persona a persona. Questa peculiarità potrebbe aiutare gli scienziati a mettere a punto un test di identificazione destinato a aumentare la sicurezza dei nostri smartphone. L’idea è venuta a un team di scienziati indiani del Madras Institute of Technology di Chennai. Tutto è partito quasi per caso.

I ricercatori cercavano di far leggere all’intelligenza artificiale i dati respiratori rilevati da un sensore di velocità dell’aria. L’intento era quello di capire se l’AI fosse in grado di identificare i soggetti con difficoltà respiratorie allo scopo di preparare farmaci più efficaci. Ma gli scienziati si sono accorti che l’AI riusciva a identificare con una precisione del 97% il soggetto da cui proveniva quel particolare respiro rilevato.
In sostanza l’intelligenza artificiale ha tracciato un accurato profilo respiratorio per ognuno dei 94 partecipanti all’esperimento. Le potenzialità di questo approccio sono promettenti. Infatti la rilevazione del respiro con l’AI funziona solo con persone vive, mentre gli smartphone attuali si possono sbloccare anche con il dito o il volto di una persona morta, della quale invece è impossibile replicare il respiro.