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La vita altrove. A caccia di acqua nei pianeti extrasolari

Forse E.T. esiste davvero, ma tutto sta a scoprire dove. 

Forse E.T. esiste davvero, ma tutto sta a scoprire dove. Non tutti i pianeti, infatti, presentano le caratteristiche fondamentali per ospitare la vita. Parliamo di acqua allo stato liquido, di una determinata pressione atmosferica, del modo in cui il pianeta orbita e della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, ma anche del periodo di rotazione. Sono partiti alla ricerca di pianeti fuori dal Sistema solare e con tutti i requisiti di abitabilità i ricercatori dell’Osservatorio astronomico di Trieste, che fa parte dell’Istituto nazionale di astrofisica, e quelli dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Torino. Sono stati loro a mettere a punto un modello climatico a bilancio di energia per capire se esiste un gemello del pianeta Terra.

Quello che concretamente gli studiosi hanno realizzato è stata una serie di modelli di atmosfera che siano applicabili ai pianeti extrasolari. L’obiettivo è scoprire se la presenza di un’atmosfera o quella di un clima possa variare la zona abitabile circumstellare, cioè quell’intervallo di distanze per cui sulla superficie di un pianeta con pressione più o meno uguale a quella terrestre esiste l’acqua liquida. Gli scienziati sono partiti dal presupposto che l’atmosfera influisce sulla temperatura superficiale di un pianeta e hanno realizzato dei modelli climatici molto semplici, senza tener conto, ad esempio, della geografia, perché non si conosce quella dei pianeti extrasolari, per vedere quando c’è e quando no l’acqua liquida, vale a dire per capire qual è la temperatura superficiale del pianeta. In particolare il team ha studiato l’effetto della pressione atmosferica, e mostrato che la zona abitabile circumstellare si allarga con l’aumentare della pressione e, inoltre, a pressioni elevate la temperatura superficiale del pianeta tende a diventare uniforme, livellando differenze stagionali e latitudinali.

Al momento l’applicazione di questi modelli è dedicata a quei pianeti extrasolari che vengono chiamati Super Terre e che sono o dentro o vicino alle zone abitabili delle rispettive stelle. Bisogna però sottolineare che al momento non esistono ancora le capacità tecnologiche per lo studio di atmosfere di pianeti extrasolari delle dimensioni delle super-terre, anche se si lavora su più di uno strumento per poterlo fare. È indubbio però che questo modello può permettere di scegliere tra i pianeti extrasolari quello che vale più la pena di osservare, perché ha più probabilità di presentare le caratteristiche necessarie per essere abitabile

Intanto la Nasa guarda avanti e per il 2017 ha previsto il lancio di due nuove missioni. Una di queste, che si chiamerà TESS, sarà dedicata proprio alla ricerca di nuovi pianeti extrasolari. Sarà questo progetto a sostituire il satellite Kepler. Tess farà una ricerca sull’intero cielo, scandagliando l’universo alla ricerca di pianeti come il nostro, dove potrebbe esserci la presenza di vita. L’obiettivo è quello di identificare migliaia di nuovi pianeti nei dintorni del sole, concentrandosi in particolare sui pianeti di dimensioni simili alla Terra. A quel punto, Tess fornirà un catalogo delle più vicine e più brillanti stelle di Sequenza Principale che ospitano pianeti extrasolari in transito. E il panorama intorno a noi cambierà di nuovo. 

2018-06-05T17:32:08+02:00