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Parmitano si allena per diventare un terrestre. Le news al rientro dalla ISS

Luca Parmitano è tornato sulla Terra. Dopo sei mesi in orbita a bordo della Stazione spaziale internazionale, l'astronauta di Paternò ridiventa terrestre. E lo fa con il sorriso e la giovialità che lo hanno accompagna

15 Novembre 2013
Luca Parmitano è tornato sulla Terra. Dopo sei mesi in orbita a bordo della Stazione spaziale internazionale, l’astronauta di Paternò ridiventa terrestre. E lo fa con il sorriso e la giovialità che lo hanno accompagnato per tutta la durata della missione ‘Volare’, la prima di lunga durata dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Eppure non è tutto semplice. Anzi, passare dalle fluttuazioni in assenza di gravità a una camminata piedi a terra è un passaggio complesso. Lo racconta lui stesso in video conferenza da Houston, dove è volato subito dopo l’atterraggio in Kazakistan a bordo della Soyuz. “Adesso cammino come se avessi un altro me stesso sulle spalle”, spiega per far capire ai cronisti la sensazione di avere una consapevolezza tutta nuova del suo corpo. La riabilitazione per abituarsi a vivere in un ambiente diverso dallo spazio è cominciata subito, così come gli studi sul suo fisico. Dopo l’impatto della Soyuz sulla steppa l’astronauta è stato portato subito in tenda per i primi prelievi, a cui ne hanno fatto seguito altri, in aeroporto. E nella notte del ritorno a Terra ha fatto anche un test su un simulatore di volo, ed è stato sottoposto a una biopsia muscolare. Nello spazio l’allenamento è stato rigoroso ed ha aiutato Luca a non subire uno choc troppo forte al rientro, tuttavia in orbita il cervello si disabitua a sollecitare alcune parti del corpo, che vanno rieducate. Un esempio è quello dei muscoli che controllano l’equilibrio, che sono molto piccoli e per questo non possono essere allenati. Quella della riabilitazione è una fase molto impegnativa e durerà sei mesi, quanto il periodo di permanenza sulla Stazione spaziale.

– UN ECOSISTEMA DI 3,5 MILIARDI DI ANNI FA
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IL MICROSCOPIO ELETTRONICO PIU’ POTENTE D’EUROPA
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STAMINALI, 1 ITALIANO SU 2 NON SA COSA SIANO
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UN ASTEROIDE A SEI CODE

Per raccontare il turbine del rientro Parmitano prende in prestito le parole del collega Paolo Nespoli, che descrisse quei momenti come uno scontro frontale, “come se una 500 andasse a sbattere contro un Tir”, mentre l’apertura del paracadute della Soyuz era “come stare sulle montagne russe”. Fino al contatto via radio con gli elicotteri e al sospiro di sollievo. La giornata era di sole, tanta gente aspettava il ritorno dell’equipaggio, e “la Soyuz è stata perfetta”, spiega Parmitano, che racconta dell’odore della terra bagnata che gli ha ricordato profumi e sapori che in orbita non esistono.
Durante la sua missione Parmitano è diventato un personaggio pubblico seguitissimo e molto amato grazie al suo blog e alla condivisione dei suoi scatti dalla cupola via Twitter. Confessa che gli piacerebbe continuare a condividere “il suo privilegio” e che la terra, vista da lontano, lo ha avvicinato a tutti. Oltre a sollecitargli qualche riflessione. L’armonia che ispira il nostro pianeta la vorrebbe rivedere anche nei comportamenti umani, sempre in un’ottica di crescita e miglioramento. E, a questo proposito, lancia un messaggio ai ragazzi, invitandoli a dedicarsi con passione ai loro studi, l’unica chiave del futuro. Guardando al mondo che verrà Parmitano invita ad investire nella tecnologia, perché il progresso è una chiave per uscire dalla crisi.

Ma intanto, cosa c’è nel futuro di Parmitano? Dopo la riabilitazione, “ci penseranno Esa, Asi ed Aeronautica. Io non mi preoccupo”. Ascoltiamo allora quale è l’auspicio del presidente dell’Asi Enrico Saggese



UN ECOSISTEMA DI 3,5 MILIARDI DI ANNI FA
E’ un ecosistema conservato in maniera ottima quello che è stato rinvenuto nell’Australia nordoccidentale. La sua datazione lo fa risalire a 3,5 miliardi di anni fa. Si tratta di strutture sedimentarie indotte microbicamente, le cosiddette Miss, che si compongono di microrganismi assemblati insieme a costituire un ecosistema complesso. Non solo questi sono i Miss più antichi mai rinvenuti, ma sono talmente ben conservati da rispecchiare quella originaria. La loro scoperta è importante anche per fare un confronto con eventuali strutture omologhe su Marte, che possano testimoniare una vita extraterrestre.

IL MICROSCOPIO ELETTRONICO PIU’ POTENTE D’EUROPA
E’ il più potente microscopio elettronico d’Europa. Si chiama Arm 200 ed è interamente italiano: nasce dal progetto “Beyond-Nano” del Cnr ed è stato finanziato dal Miur. E’ il primo microscopio che opera anche a basse energie e consente lo studio di materiali soffici e strutture a base di carbonio come, ad esempio, il grafene. Questo significa che sarà in grado di osservare ciò che può essere manipolato su scala atomica nei materiali, variandone le proprietà e le funzionalità. Tra i possibili utilizzi la realizzazione di dispositivi superveloci e a basso consumo di energia, sistemi per la memorizzazione di enormi quantità di informazioni e strumenti per l’identificazione di marker biologici in quantità piccolissime di fluidi.

STAMINALI, 1 ITALIANO SU 2 NON SA COSA SIANO
Di staminali gli italiani ne sanno poco o niente. Questa è la fotografia impietosa scattata dal sondaggio da ISPO Ricerche per Assobiotec, l’Associazione per lo sviluppo delle biotecnologie. Gli intervistati mostrano di possedere poche e confuse informazioni a riguardo; le risposte relativamente a caratteristiche ed utilizzo delle staminali sono fornite, il piu’ delle volte, in modo orientativo e, spesso, risultano errate. Un italiano su due non sa proprio cosa siano, le staminali. Questo si ripercuote, ovviamente, anche sulle discussioni pubbliche di ambito etico.

UN ASTEROIDE A SEI CODE
Cometa o asteroide? Se lo sono chiesto per mesi gli scienziati, osservando P/2013 P5. E’ un corpo celeste che lascia dietro di sé non una, ma sei scie (particolare che faceva pensare a una cometa), pur avendo un’orbita che lo identificava come asteroide. Un nuovo studio ha fatto chiarezza. Si tratterebbe di un asteroide con una velocità di rotazione così elevata da averne fratturato la superficie, creando così le sei code di detriti identificate dal telescopio Hubble. Le fratture sarebbero avvenute in momenti diversi e potrebbero fornire un modello che spiega la morte degli asteroidi. 





2018-06-05T17:29:06+02:00