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Ricerca e industria, la strada verso il futuro dello spazio

Tutti gli sforzi degli scienziati per progredire nell'esplorazione spaziale non restano confinati oltre l'atmosfera... Ce ne parlano Giancarlo Graziola dell'università di Bergamo e Roberto Battiston, Presidente del

triangolo delle bermuda dello spazio anomalia saaLa conoscenza è fluida. Tutti gli sforzi degli scienziati per progredire nell’esplorazione spaziale non restano confinati oltre l’atmosfera, ma hanno importanti ricadute a Terra. Ricadute non solo tecnologiche, ma anche economiche. La gran parte dei settori dell’industria ne trae beneficio in una sinergia tra Spazio e Terra continua e produttiva. Degli spillover tecnologici Scientificamente vi aveva già parlato (qui: http://www.dire.it/dire/6142-scientificamente-tecnologia-quanto-vale-spazi.dire), grazie all’intervista a Simonetta Di Ciaccio, dell’Unità linee strategiche e relazioni con i Paesi europei dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). E’ stata la stessa Asi ad organizzare nella sua sede romana il convegno “Misure e rilevanza degli Spillover dalle industrie ad alta tecnologia, con particolare attenzione all’industria spaziale: il caso italiano”. Un’occasione per fare il punto della situazione e disegnare il futuro. Lo studio economico presentato è quello eseguito per conto dell’ASI dal Dipartimento di Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi dell’Università di Bergamo. Trent’anni sono stati esaminati, dal 1980 al 2011. Ventidue i settori del manifatturiero che sono finiti sotto la lente di ingrandimento.

– HAI GLI OCCHI CHIARI? SOFFRI DI MENO
– COLLISIONE CON THEIA, COSA ACCADDE 4,5 MILIARDI DI ANNI FA
– UNA SUPERNOVA IN LABORATORIO
– DALLA ISS IMMAGINI A TERRA GRAZIE A UN LASER

Lo studio ha messo in luce che il settore spaziale ha un’elevata intensità di ricerca e sviluppo sul valore della produzione, pari a quasi il 12%, contro il 4% dell’hi-tech nel suo complesso. Importante è anche il dato della diversificazione tecnologica: l’indice di eterogeneità ha un valore molto alto. Tradotto, questo significa che ciò che è stata pensato e creato per lo spazio può essere applicato in tanti settori diversi. Inoltre, l’indice di ricerca e sviluppo per addetto nel settore spaziale è di 30mila euro, nell’hi-tech circa 11mila. La ricerca è stata presentata da Giancarlo Graziola e Annalisa Cristini dell’università di Bergamo.


Un patrimonio che va curato e implementato, spingendo soprattutto sull’integrazione tra ricerca e industria. Lo dice chiaramente il nuovo numero uno dell’Asi, Roberto Battiston. Le universita’ italiane sono "piene di tesori, ma non hanno rapporti con l’industria. E invece è fondamentale che i due mondi si parlino" , spiega. “Vi assicuro che le eccellenze sono tante. Ma industria e ricerca devono parlarsi. L’Asi, per sua natura stimola i processi. Faremo da ponte ancora piu’ che in passato perche’ il meglio di questi settori si interfaccino", assicura Battiston. L’Italia deve promuovere ciò che ha, con finanziamenti e leggi apposite di tutela, è la sollecitazione che arriva da via del Politecnico.

HAI GLI OCCHI CHIARI? SOFFRI DI MENO
Le donne con gli occhi verdi o azzurri potrebbero avere una maggiore resistenza al dolore. Non solo. Sarebbero anche meno vulnerabili ad ansia e depressione. Lo rivela una ricerca degli scienziati della Pittsburgh University, i cui risultati sono stati presentati durante la conferenza dell’American Pain Society. L’esperimento è stato condotto analizzando la condizione di 58 donne durante il parto e le rilevazioni lasciano intendere che a soffrire di più siano le donne con gli occhi scuri, che non solo patiscono di più, ma sarebbero anche maggiormente soggette a pensieri negativi. Tuttavia i motivi di questa differenza non sono stati spiegati e necessitano ulteriori studi.

COLLISIONE CON THEIA, COSA ACCADDE 4,5 MILIARDI DI ANNI FA
Una nuova teoria riscrive l’impatto che investì in pieno il nostro pianeta 4 miliardi e mezzo di anni fa. I ricercatori dell’università statunitense di Harvard, grazie all’analisi dell’eco della Terra, hanno ipotizzato che nella collisione con Theia, che fu un corpo celeste grande come Marte, non fu tutto il pianeta a liquefarsi per poi risolidificarsi, come comunemente ritenuto. Quello che sostengono è che soltanto una parte della Terra si sciolse, mentre l’altra rimase intatta. Confermata, invece, la teoria secondo cui in seguito all’impatto con Theia si formò la Luna.

UNA SUPERNOVA IN LABORATORIO
I ricercatori del Rutherford Appleton Laboratory (Gran Bretagna) hanno ricreato l’esplosione di una supernova. Lo hanno fatto focalizzando tre fasci laser su un bastoncino di carbonio all’interno di una camera riempita di gas a bassa densità. A ciò si è aggiunta la presenza di una griglia di plastica per ricreare la presenza di dense nubi di gas. I tre raggi laser hanno fatto salire la temperatura fino a un milione di gradi, causando così l’esplosione del bastoncino. I risultati hanno dimostrato che, grazie alla presenza della griglia, viene prodotto un aumento del campo magnetico, oltre alla produzione di onde radio e raggi X. Questo significa che le irregolarità osservate in numerosi campi magnetici sarebbero dovute a moti turbolenti generati nel gas interstellare dall’incontro della stella esplosa con densi agglomerati di gas. Si apre così la strada della conoscenza sulla formazione dei campi magnetici nello Spazio, che, come li osserviamo oggi, non erano presenti al momento del Big Bang.

DALLA ISS IMMAGINI A TERRA GRAZIE A UN LASER
Si chiama ‘Optical Payload for Lasercomm Science’ (OPALS) ed è un sistema laser di trasmissione di immagini che la Nasa sta testando a bordo della Stazione spaziale internazionale. La prima prova è stata effettuata ad aprile, quando un filmato di 27 secondi è stato trasmesso a Terra nel giro di tre secondi e mezzo. Il sistema funziona grazie a un fascio di trasmissione che parte dalla Stazione spaziale internazionale ed a un laser che, da Terra, è in grado di intercettare questo fascio, seguendolo poi per tutta la durata della trasmissione. La difficoltà maggiore, rende noto la Nasa, è centrare il fascio di luce emesso dal dispositivo di trasmissione installato nella Stazione. Il sistema radio tradizionale della ISS impiega circa 10 minuti per trasmissioni che con la tecnologia OPALS si possono effettuare in meno di due, una vera rivoluzione per l’invio di dati a terra dall’orbita.

2018-06-05T17:27:34+02:00