Il consumo dannoso di alcol si conferma un importante fattore di rischio per malattie croniche, incidentalità stradale, domestica e lavorativa, violenza e omicidi. In particolare esso risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di 60 malattie e condizioni patologiche, compresi alcuni tipi di cancro.
In Europa l’alcol causa 195.000 morti l’anno e costituisce la terza causa di morte prematura, dopo l’ipertensione e il consumo di tabacco, con costi altissimi sul piano sanitario, sociale ed economico.
Pertanto i consumi alcolici e i modelli di consumo rappresentano un importante indicatore della possibile evoluzione delle condizioni di salute e sicurezza della popolazione e dei relativi costi evitabili in termini umani, sociali ed economici.
I dati sui consumi alcolici e i modelli di consumo confermano il progressivo allontanamento del nostro Paese dal tradizionale modello di consumo mediterraneo.
E’ cresciuta nell’ultimo decennio la quota di coloro che consumano bevande alcoliche al di fuori dei pasti, con un incremento particolarmente significativo tra le donne.
Il binge drinking, modalità di consumo di sostanze alcoliche di origine nordeuropea che implica il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne ed è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21,6,1%) e di 25-44 anni (17,4%). Pratica il binge drinking anche una buona percentuale di donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%) e fra le giovanissime di 11-15 anni esso appare più diffuso che fra i coetanei maschi.
In generale il consumo a rischio riguarda il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di persone. Tra esse in particolare circa 475.000 minori al di sotto dei 16 anni (il 18,5% tra i ragazzi e il 15,5% tra le ragazze), in cui il consumo dovrebbe essere pari a 0; e circa 3 milioni di anziani over 65 (il 44,7% dei maschi e l’ 11,3% delle femmine) in cui il consumo a rischio coincide prevalentemente con il consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante i pasti.
La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2009 il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 25 anni.
Già a 18-19 anni la quota dei consumatori è vicina a quella media della popolazione e la percezione della disponibilità di bevande alcoliche è tra i giovani italiani fra le più alte in Europa.
Quasi la metà (45,4 %) delle diagnosi ospedaliere per patologia totalmente alcol-correlata riguarda persone di oltre 55 anni, ma da alcuni anni la percentuale di diagnosi appare in aumento nella classe di età 36-55 anni, mentre continua a diminuire nella fascia di età 15-35 anni.
La percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica si presenta in crescita da qualche anno in rapporto alle altre diagnosi di ricovero alcol-correlato, passando tra il 2000 e il 2008 dal 26,30 % al 35,00 % del totale di tali diagnosi.
Gli alcoldipendenti in trattamento nei servizi pubblici sono in costante aumento dal 1996 e nel 2008 ne sono stati rilevati 66.548. Fra essi in particolare la percentuale dei giovani al di sotto dei 30 anni rappresenta il 10,2% del totale, con un valore in crescita rispetto a quello della precedente rilevazione (10%), soprattutto tra i nuovi utenti.
Risulta ancora bassa rispetto agli altri Paesi europei la diffusione di conoscenze sul tasso legale di alcolemia per la guida e sui limiti di consumo con esso compatibili.
Il 2,12% di tutte le cause di incidente stradale rilevate nel 2008, per un totale di 5.920 casi, riguarda l’ebbrezza da alcol, con una percentuale in aumento rispetto all’anno precedente.
Nonostante la quota importante di popolazione esposta a una vasta gamma di rischi alcol-correlati si segnala anche qualche positiva tendenza nella evoluzione di alcuni indicatori di rischio, in relazione sia alla popolazione più giovane (diminuzione dei consumi fuori pasto tra i maschi di 14-17 anni, diminuzione degli atteggiamenti di tolleranza nei confronti dell’ubriachezza tra da i giovani studenti di 15-19 anni, diminuzione della quota di giovani studenti che si ubriacano) che a quella anziana di oltre 65 anni (lieve diminuzione del consumo a rischio in entrambi i sessi).
Inoltre si presentano in costante calo il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica e quello di ricovero ospedaliero per patologie totalmente alcol-correlate; appare in lieve calo da qualche anno la percentuale dei nuovi utenti al di sotto dei 20 anni in trattamento nei servizi alcologici; resta ferma infine la minore diffusione tra i nostri giovani, rispetto ai coetanei europei, di consumi a rischio quali i consumi frequenti, il binge drinking e le ubriacature.Consulta la normativa relativa all’uso di alcol e ai problemi alcolcorrelati nel documento in allegato.Fonte: Ministero della Salute
In Europa l’alcol causa 195.000 morti l’anno e costituisce la terza causa di morte prematura, dopo l’ipertensione e il consumo di tabacco, con costi altissimi sul piano sanitario, sociale ed economico.
Pertanto i consumi alcolici e i modelli di consumo rappresentano un importante indicatore della possibile evoluzione delle condizioni di salute e sicurezza della popolazione e dei relativi costi evitabili in termini umani, sociali ed economici.
I dati sui consumi alcolici e i modelli di consumo confermano il progressivo allontanamento del nostro Paese dal tradizionale modello di consumo mediterraneo.
E’ cresciuta nell’ultimo decennio la quota di coloro che consumano bevande alcoliche al di fuori dei pasti, con un incremento particolarmente significativo tra le donne.
Il binge drinking, modalità di consumo di sostanze alcoliche di origine nordeuropea che implica il consumo di numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne ed è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21,6,1%) e di 25-44 anni (17,4%). Pratica il binge drinking anche una buona percentuale di donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%) e fra le giovanissime di 11-15 anni esso appare più diffuso che fra i coetanei maschi.
In generale il consumo a rischio riguarda il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di persone. Tra esse in particolare circa 475.000 minori al di sotto dei 16 anni (il 18,5% tra i ragazzi e il 15,5% tra le ragazze), in cui il consumo dovrebbe essere pari a 0; e circa 3 milioni di anziani over 65 (il 44,7% dei maschi e l’ 11,3% delle femmine) in cui il consumo a rischio coincide prevalentemente con il consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante i pasti.
La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2009 il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 25 anni.
Già a 18-19 anni la quota dei consumatori è vicina a quella media della popolazione e la percezione della disponibilità di bevande alcoliche è tra i giovani italiani fra le più alte in Europa.
Quasi la metà (45,4 %) delle diagnosi ospedaliere per patologia totalmente alcol-correlata riguarda persone di oltre 55 anni, ma da alcuni anni la percentuale di diagnosi appare in aumento nella classe di età 36-55 anni, mentre continua a diminuire nella fascia di età 15-35 anni.
La percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica si presenta in crescita da qualche anno in rapporto alle altre diagnosi di ricovero alcol-correlato, passando tra il 2000 e il 2008 dal 26,30 % al 35,00 % del totale di tali diagnosi.
Gli alcoldipendenti in trattamento nei servizi pubblici sono in costante aumento dal 1996 e nel 2008 ne sono stati rilevati 66.548. Fra essi in particolare la percentuale dei giovani al di sotto dei 30 anni rappresenta il 10,2% del totale, con un valore in crescita rispetto a quello della precedente rilevazione (10%), soprattutto tra i nuovi utenti.
Risulta ancora bassa rispetto agli altri Paesi europei la diffusione di conoscenze sul tasso legale di alcolemia per la guida e sui limiti di consumo con esso compatibili.
Il 2,12% di tutte le cause di incidente stradale rilevate nel 2008, per un totale di 5.920 casi, riguarda l’ebbrezza da alcol, con una percentuale in aumento rispetto all’anno precedente.
Nonostante la quota importante di popolazione esposta a una vasta gamma di rischi alcol-correlati si segnala anche qualche positiva tendenza nella evoluzione di alcuni indicatori di rischio, in relazione sia alla popolazione più giovane (diminuzione dei consumi fuori pasto tra i maschi di 14-17 anni, diminuzione degli atteggiamenti di tolleranza nei confronti dell’ubriachezza tra da i giovani studenti di 15-19 anni, diminuzione della quota di giovani studenti che si ubriacano) che a quella anziana di oltre 65 anni (lieve diminuzione del consumo a rischio in entrambi i sessi).
Inoltre si presentano in costante calo il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica e quello di ricovero ospedaliero per patologie totalmente alcol-correlate; appare in lieve calo da qualche anno la percentuale dei nuovi utenti al di sotto dei 20 anni in trattamento nei servizi alcologici; resta ferma infine la minore diffusione tra i nostri giovani, rispetto ai coetanei europei, di consumi a rischio quali i consumi frequenti, il binge drinking e le ubriacature.Consulta la normativa relativa all’uso di alcol e ai problemi alcolcorrelati nel documento in allegato.Fonte: Ministero della Salute