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Agricoltura estrema per il cibo del futuro (nello spazio)

La nuova frontiera dell'esplorazione spaziale è riuscire a ricreare oltre l'atmosfera, anche i cibi che abitualmente coltiviamo a Terra

Samantha Cristoforetti aveva espresso un desiderio: mangiare un’insalata nello Spazio, magari con dei pomodori freschi. Durante i suoi 199 giorni di missione, che l’hanno resa l’astronauta Esa con la permanenza più lunga a bordo, per lei è stato impossibile e si è potuta rifare solo una volta tornata sulla Terra. Fu lei stessa a raccontare che il primo pasto per noi normale ma ‘da sogno’ per chi vive nello Spazio che si concesse, fu un’insalata con pomodori, tonno e noci.

In futuro, però, i suoi successori potrebbero essere più fortunati: la nuova frontiera dell’esplorazione spaziale è riuscire a ricreare oltre l’atmosfera dei cibi che abitualmente coltiviamo a Terra.

Il mondo scientifico e tecnologico studia da anni come portare l’Uomo ad atterrare su Marte o su un asteroide, ma immediatamente dopo questo traguardo ce n’è un altro inevitabile e cioè come riuscire a ‘colonizzare’ altri corpi celesti producendo viveri in loco.


– ASTROSAMANTHA RICEVUTA AL QUIRINALE
– PARTITA NEEMO, LA MISSIONE SOTTOMARINA DI LUCA PARMITANO
– MONOSSIDO DI CARBONIO CONGELATO NEL ‘CUORE’ DI PLUTONE
– PAURA SULLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE

Le nuove frontiere dell’agricoltura puntano proprio a questo e sono diversi i progetti ‘estremi’ attualmente in corso.

Un primo punto sulla questione è stato fatto a Roma, dove si sono riuniti università , scienziati, ricercatori e imprese al convegno ‘Agrispazio-Colonizzare Luna e Marte per nutrire la Terra’, evento organizzato da Lazio Innova, con il coordinamento scientifico dell’universita’ di Tor Vergata. Le coltivazioni spaziali aprono nuove strade anche per quelle tradizionali, a Terra, perché tecnologie d’avanguardia possono aiutare a ridurre gli sprechi, come quello dell’acqua per esempio, o a ottimizzare le risorse a disposizione.

Il tema dei sistemi ecologici chiusi in ambienti confinati per produrre a risorse zero è al centro del gruppo di lavoro IBIS, in cui industria, ricerca ed esperti cooperano per dare una visione nazionale per il medio e lungo termine. A coordinarlo è Salvatore Pignataro dell’Agenzia spaziale italiana, che chiarisce subito che la colonizzazione non è dietro l’angolo. La colonizzazione non e’ vicinissima- spiega Pignataro- la strada da fare è ancora lunga. E per questo è importante sviluppare tecnologie che, passo dopo passo, portino al risultato di rendere possibili le coltivazioni extraterrestri.

In un ambiente ostile si dovrebbe puntare sui cosiddetti organismi estremofili, capaci di organicare l’anidride carbonica e di fissare l’azoto atmosferico e di resistere alle radiazioni e al disseccamento. Potrebbero essere impiegati nella produzione di cibo, di ossigeno e di energia, ma anche per sostenere la crescita delle piante in assenza di umani.

Le sperimentazioni ci sono e sono diverse. Innanzitutto, sulla Terra, si simulano le condizioni spaziali, provando ad impiantare coltivazioni in ambienti estremi, come il deserto o i ghiacciai. Se ne occupa, per esempio, la Mars society, che ha selezionato volontari per affrontare il deserto dello Utah come se fosse il pianeta rosso e che spedirà i finalisti della prova sull’isola Devon, nell’artico canadese.

Un esempio è anche il progetto europeo Eden Iss coordinato dall’agenzia spaziale tedesca Dlr. Parte nel 2017, dura nove mesi e si svolge in Antartide. Della squadra che si occupera’ di Eden Iss fanno
parte dieci persone, di cui un ragazzo vegetariano (che quindi dovra’ la sua sopravvivenza alla riuscita dell’esperimento).

Anche gli studenti universitari sono impegnati per raggiungere nuove frontiere. In particolare, lo fanno con i progetti Agrosat e Cropp. Il primo si occupa di un sistema satellitare per realizzare colture nello Spazio, mentre Cropp è la app Made in Italy che si è aggiudicata il premio internazionale nella categoria Global Impact dello Space apps challenge e va in aiuto degli agricoltori per il controllo dello ‘stato di salute’ dei loro terreni. Il monitoraggio include l’uso di sensori locali e immagini radar acquisite dai satelliti, con lo scopo di tenere sotto controllo l’evoluzione di fenomeni pericolosi per l’agricoltura e con l’ambizioso obiettivo di controllare le invasioni degli insetti.



ASTROSAMANTHA RICEVUTA AL QUIRINALE
Samantha Cristoforetti è stata ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel corso dell’udienza il Capo dello Stato ha consegnato al Capitano dell’Aeronautica l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine ‘Al Merito della Repubblica Italiana’ e le ha voluto ribadire che durante la sua missione sulla Stazione spaziale internazionale è stata seguita con affetto e ammirazione da tutti gli italiani. Dopo la cerimonia, Astrosamantha ha pranzato con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Cristoforetti ha trascorso 199 giorni nello Spazio grazie alla missione ‘Futura’, diventando l’astronauta Esa con il periodo più lungo di permanenza a bordo. Attualmente sta trascorrendo un periodo di ‘riabilitazione’ alla vita sulla Terra in Germania.

PARTITA NEEMO, LA MISSIONE SOTTOMARINA DI LUCA PARMITANO
La strada per lo Spazio passa anche sott’acqua. E’ partita il 20 luglio la missione NEEMO della Nasa, con a capo l’astronauta italiano Luca Parmitano. Si tratta di sperimentare in ambiente subacqueo nuove tecnologie destinate all’esplorazione spaziale. I risultati degli esperimenti sottomarini saranno utilizzati per programmare missioni umane su Marte o sugli asteroidi. Tra gli strumenti in dotazione al team anche un particolare perforatore mai provato prima che permetterà di raccogliere campioni di suolo. Sott’acqua saranno sperimentate anche le comunicazioni da zone remote e gli spostamenti in ambiente ostile. La missione, che si svolge sul fondo dell’Oceano Atlantico a 19 metri di profondità al largo della Florida, durerà 14 giorni e sarà ripresa in streaming.

MONOSSIDO DI CARBONIO CONGELATO NEL ‘CUORE’ DI PLUTONE
Nella regione a forma di cuore individuata su Plutone si nasconde del monossido di carbonio congelato. A rivelarlo sono state le osservazioni dello strumento Ralph, a bordo della sonda New Horizons della Nasa. Il fly by risale allo scorso 14 luglio: mai prima di allora avevamo ricevuto immagini della superficie del misterioso pianeta nano. Il monossido di carbonio congelato si trova in un’area priva di crateri, situata al centro, a sinistra, della zona a forma di cuore, informalmente denominata Tombaugh Regio dal nome di colui che scoprì Plutone nel 1930. “E’ una zona che non è semplice spiegare”, dicono dalla Nasa. “La scoperta di grandi aree pianeggianti va al di là di ogni previsione fatta prima del fly by”.

PAURA SULLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE
Per la quarta volta in 15 anni gli astronauti in servizio sulla Stazione spaziale internazionale (ISS) hanno corso un grave pericolo: sulla traiettoria del più grande laboratorio orbitante mai costruito nello Spazio si è inserito il detrito di un satellite meteorologico russo. L’impatto sarebbe stato devastante. Il detrito è stato avvistato con soli 90 minuti di anticipo: troppo pochi per cambiare la rotta. Così, gli astronauti si sono rifugiati nella Soyuz, pronti al peggio. Per fortuna i resti del satellite sono passati senza danneggiare in alcun modo la Stazione. Di recente la ISS è stata dotata di un sistema per incenerire i detriti spaziali, in modo da neutralizzare il rischio da impatto. Solitamente ci si affidava invece al sistema di monitoraggio, che ‘prevede’ le collisione pericolose.


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2018-06-05T17:24:45+02:00