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Giovani e mafia: non rassegnarsi

Beatrice Tranquilli Liceo classico Francesco Vivona Roma

Mentre in Sicilia sorge il sole e i giovani vacanzieri vivono il pieno della loro estate, mentre il tempo sembra passare grazie soltanto a risa e tuffi nell’acqua, a pochi chilometri di distanza si verifica il blitz antimafia nelle vicinanze di Palermo che vede l’arresto di undici “compari” del boss latitante Mattia Messina Denaro. È il tre agosto 2015, sono le otto del mattino e in una piccola cittadina in provincia di Messina, il locus amoenus in cui i ragazzi trascorrono le vacanze, non si apre bocca su alcun tipo di argomento che possa ricondurre all’arresto. Perché? Sarebbe stato obsoleto e piuttosto populista affermare che in Sicilia sentir parlare di blitz antimafia è la normalità, perciò no, non si parlerà della frequenza con cui avvengono nuove scoperte nell’ambito mafioso. La nostra riflessione deve basarsi sul perché ci sia tanto silenzio e tanta indifferenza quando un “forestiero” chiede a un siciliano “ Ma tu che ne pensi della mafia?” Sant’Agostino disse “ O è il male ciò di cui abbiamo paura, o il male è che abbiamo paura”.

Il timore di parlare e di esporsi che si sente aleggiare sovente tra i giovani è mosso quasi sicuramente da una forma d’inerzia giustificata dal fatto che, secondo loro, “le cose non si possono cambiare”. Molti ragazzi a cui ci si è rivolti, difatti, sono rassegnati, stufi dei discorsi moralisti che ascoltano sempre a scuola durante le assemblee, preoccupati all’idea di parcheggiare il motorino i un posto comodo perché, già si sa, “quel posto è del figlio del boss”. Tuttavia non ammettono di avere paura, dal momento non ne sono consapevoli. Il sistema mafioso è radicato tanto efficacemente che non è possibile esserne avulsi del tutto.Traducendo: anche se non sei mafioso, puoi avere degli atteggiamenti prepotenti.Malgrado ciò, generalizzare è quanto più di sbagliato ci possa essere quando si affrontano argomenti di un peso sociale tanto forte. Pertanto prenderemo un caso isolato, ovvero quello del nostro paesino nella provincia di Messina (di cui non si citerà il nome), analizzando come vivono i residenti il loro rapporto con la mafia.

Il 16 aprile 2015 nella città limitrofa Barcellona Pozzo di Gotto ha avuto i suoi frutti l’operazione “Gotha V”, che ha visto 22 arresti, smantellando così il nuovo assetto della mafia di Messina (fonte stretto web.com).
Messina e provincia vivono alle “dipendenze” della mafia “barcellunisi”, la quale tra l’altro ha il suo appoggio con un’ulteriore località, Mazzarrà Sant’Andrea (sottoposta a commissariamento straordinario per ingerenze mafiose, indetto il 13 ottobre 2015).
Gli abitanti del nostro paesino si ritrovano dunque a un bivio: sottostare alle leggi mafiose, anche inconsapevolmente, o rischiare la sicurezza personale e dei propri cari per far valere la loro dignità? Di certo nessuna persona onesta desidera essere collusa con la criminalità organizzata, ma neppure vuole vedere, ad esempio, la chiusura della propria attività ( che può essere da un lido balneare a un tabaccaio) perciò si nascondono dietro il silenzio, pagando il pizzo ed evitando discussioni, lasciando libero il parcheggio e proseguendo dritti per la propria strada.
Non c’è ignoranza, non c’è povertà, non c’è negligenza nei confronti della legge: c’è una rassegnazione del tutto giustificata.
Loro infatti cosa possono fare? La mafia, grazie al riciclaggio di denaro, ha creato lavoro, tanto lavoro, costruendo centri commerciali, hotel, palazzi, uffici e così via.
“Laddove lo stato non è stato in grado d’intervenire, a modo suo la criminalità organizzata ha dato il suo contributo.”
I ragazzi rispondono spesso così, con una forte ostilità nei confronti del malfunzionamento dello stato.
Loro, i criminali, abusano della legge morale e della legge statale. Loro hanno creato un nuovo stato, il famigerato “Stato dentro lo Stato”.
L’estate termina e gli abitanti del nostro paesino tornano alla loro vita di sempre, mentre i vacanzieri tornano nelle loro città con la consapevolezza che la mafia non è solo quella raccontata nei film, o raccontata dai giornalisti nell’ambito politico.
L’assetto mafioso matura quando la coscienza politica è ancora acerba. La sua influenza è forte, ma è più potente la forza di volontà e il coraggio che vincono sulla rassegnazione.

Beatrice Tranquilli V L, Liceo classico Francesco Vivona Roma

2016-01-13T11:05:42+01:00