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L’arpa di Cecilia tra pop ed elettronica

L’intervista. A tu per tu con l’artista torinese in una tappa del suo Sdoppia Tour

22 Febbraio 2016

CeciliaRoma – Occhi grandi, viso angelico, lunghi capelli biondi raccolti sulle spalle, voce intensa e delicata creano un quadro meraviglioso: basta abbandonarsi alla musica di Cecilia per arrivare in posti sconosciuti. Ha solo 26 anni ed è una delle artiste italiane più interessanti del panorama indie, sa muoversi abilmente tra brani inediti, omaggi ai grandi della musica (Radiohead, Hozier, Dolly Parton e altri) e melodie su poesie di Emily Dickinson. Cecilia da quasi un anno gira l’Italia in lungo e in largo con l’arpa in spalla. In primavera è uscito il suo album d’esordio “Guest”, un progetto cantautorale in cui l’arpa incontra l’elettronica. Durante l’estate ha viaggiato in tutta la penisola calcando oltre settanta palchi e aprendo i live del tour estivo di Niccolò Fabi. Da dicembre è ripartita per “SdoppiaTour”, affiancata ai suoni elettrici da Neda (Raffaele D’aniello).  Ascoltarla dal vivo è un’esperienza unica, fuori dal palco è una ragazza vivace e piena di vita, l’abbiamo incontrata in una tappa romana del suo tour per conoscerla meglio.

Cecilia com’è nata la passione per l’arpa?

Ero piccolissima, avevo solo cinque anni e ho visto un’arpa in tv. Da quel giorno ho iniziato a dire ai miei genitori che volevo suonare, un po’ rassegnati mi hanno portato in un negozio di pianoforti, ma non c’è stato verso, sono riuscita a farmi comprare un’arpa.

Nella tua famiglia ci sono musicisti?

Assolutamente no, io sono la prima.

Qual è la tua formazione?

Ho studiato al conservatorio di Torino, a 15 anni cantavo nel coro e suonavo nell’orchestra diretta dal contrabbassista Furio Di Castri. È stata un’esperienza bellissima. Ho imparato la musica classica e il jazz, senza dubbio un bagaglio importante per la mia formazione. Sono sempre stata una studentessa ribelle, sin da subito ho amato la “sperimentazione”. Dopo il diploma sono scappata a Los Angeles, volevo fare un’esperienza all’estero, capire se la mia vita potesse essere altrove e conoscere quel mercato di cui avevo sempre sentito parlare. A Los Angeles c’è tanta roba, tantissime “scene” musicali di ogni tipo. Ho lavorato e suonato, mi sono divertita; “Manifest your avatar” è uno dei ricordi più assurdi e belli che porto con me!  Si tratta di una festa in un loft gigante organizzata dai “Burners” (quelli del festival Burning Man che si tiene una volta l’anno nel deserto Black Rock nello stato del Nevada). Mi hanno fatto suonare e cantare in versione gitana. Al mio rientro in Italia mi sono imbarcata in una crociera, ho lavorato per otto mesi, nel tempo libero ho iniziato a scrivere e comporre; una volta a Torino ho incontrato il produttore Neda (MeatBeat Studio) e grazie a lui ho scoperto l’elettronica. Mi si sono spalancate le porte di nuove possibilità espressive, sia strumentali che vocali: l’arpa inaspettatamente pop diventa il punto di partenza per raccontarmi e raccontare ciò che ho intorno.

12746523_10207438990826404_1808956215_nCi sono altri in Italia che fanno la tua musica?

Nel mio progetto l’elettronica è cucita intorno all’arpa, al momento non c’è ancora nessuno che sperimenta in questa direzione. Io non vedo l’ora! Mi piace l’idea di misurarmi e confrontarmi con altre realtà. Quando posso mi incontro con Gillian Grassie, lei è una premiata arpista internazionale, cantautrice di Philadelphia e vincitrice di molti importanti riconoscimenti; amo moltissimo il suo uso innovativo dell’arpa, la sua voce espressiva e l’abilità di compositrice sofisticata, speriamo presto di poterci esibire insieme.

Qual è la risposta del pubblico alle tue esibizioni?

L’arpa è uno strumento versatile e un po’ speciale, ho sempre un grande ritorno e questo è bellissimo. Anche il pubblico di Niccolò Fabi mi ha accolto con entusiasmo e non era affatto scontato.

Tornerai a Los Angeles?

In vacanza sì, sempre! Ma Torino è casa e io sono felice.

Cecilia, Mornings like this [Official Video]

2016-02-22T17:59:27+01:00