Roma – Quanto si è parlato dell’orso di Revenant? La domanda è retorica, perché anche chi non ha visto il film di Iñárritu, si è imbattuto almeno una volta, anche solo per pochi istanti, nel frame della scena cruenta tra Di Caprio e il feroce mammifero. Ma ad aver trionfato agli Oscar, in realtà, è un altro orso! Sì perché la statuetta come “Miglior cortometraggio d’animazione”, lo scorso 28 febbraio, l’ha vinta “Bear Story (Historia de Oso)”, capolavoro cileno di Gabriel Osorio. Attraverso l’animazione, e la delicata figura di papà orso, il regista ha raccontato tutta la violenza della dittatura che irrompe nelle case e dilania le famiglie. Il corto è ispirato alla vita del padre del regista, Leopoldo Osorio, esiliato dal Cile durante il golpe del 1973. Una storia dolorosa raccontata con immensa delicatezza in dieci minuti intensi e struggenti, forti e commoventi.
Bear Story ha battuto Prologue di Richard Williams, Sanjay’s Super Team di Sanjay Patel, We can’t live without cosmos di Konstantin Bronzit e World of Tomorrow di Don Hertzfeldt. Osorio ha dedicato il premio a suo nonno: “Mi ha ispirato questa storia. La dedico anche a tutte le persone che hanno sofferto in esilio e speriamo che non accada mai più. È il primo Oscar per il nostro paesino chiamato Cile”.
Il cortometraggio cileno era stato presentato al Giffoni Film Festival nel 2014, confermando l’attenta ricerca che la direzione artistica fa sui film prodotti in tutto il mondo, ancora non distribuiti in Italia.
Dedicategli un momento della vostra giornata, guardarlo vi farà bene!