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Addio Prince: un genio dai mille volti

Martina Lucaccini Liceo Classico “Galileo” di Firenze

 

Rivoluzionario, irrequieto, genio: tre aggettivi capaci di definire un vero mito della musica, inserito nel 2015 dalla rivista “Rolling Stones” tra i 100 migliori artisti di tutti i tempi.
All’età di 58 anni, Prince Robert Nelson, noto ai fan come Prince, se ne è andato, lasciando non solo un segno nel mondo della musica con la sua grandissima carriera di cantante, produttore e regista, ma anche un vuoto al suo interno, che a fatica verrà colmato.
Subito sono arrivati omaggi da artisti come David Gilmour dei Pink Floyd o come Bruce Springsteen, che ha aperto il suo concerto al Barclays Center di Brooklyn suonando “Purple Rain” del defunto collega, capolavoro dell’84, omaggi che si sono uniti a quelli dei fan, sconvolti dalla perdita improvvisa: di Prince infatti non si avevano notizie da tempo, soprattutto relative alla sua salute, per cui molti, compresi i familiari, erano preoccupati.
Quando un’artista così importante se ne va, le notizie che ci arrivano sono avvolte nell’incertezza: ma perché, come avrebbe detto Pirandello, concentrarsi sul “Personaggio”, quando è possibile ricordare una “Persona”?
Perché era proprio questa l’essenza del cantante che ci ha abbandonato il 21 aprile scorso: Prince non era certo una “Maschera”, un qualcuno che recitava la parte che gli era stata assegnata nella società, ma una “Persona”, che con un pizzico di follia aveva realizzato pienamente se stesso nel panorama musicale. Le prime case discografiche che lo rifiutarono all’età di 17 anni, a causa della sua eccessiva presunzione, forse non avrebbero mai pensato che sarebbe arrivato alla vendita di ben 100 milioni di dischi ed alla vittoria di 7 Grammy.
Della vita privata del genio di Minneapolis non si è mai saputo molto, ma è davvero rilevante? I testi delle sue canzoni, che scriveva e componeva rigorosamente da solo, ci hanno sempre rilevato la sua personalità ribelle e misteriosa, malinconica e provocante.
Era capace di fondere stili e generi diversi, basta pensare allo stile funky di “Kiss” dell’86, o al capolavoro “Purple Rain”, in cui si combinano Pop, Rock e persino Gospel.
Un vero genio, che come tutti i geni non spesso viene compreso, ma di cui venivano apprezzati i numerosi crossover musicali, anche da artisti del calibro di Freddy Mercury, cantante dei Queen. Prince era un artista complesso e controverso, per alcuni tratti simile a James Brown, e allo stesso tempo a Stevie Wonder e a Jimi Hendrix. Nel corso dalla lunga sua carriera non sono mancati, oltre che ai successi, alcuni flop, come il film “Graffiti Bridge”, ed anche misteriosi cambiamenti del nome d’arte. Certamente, uno dei più grandi traguardi per l’artista, è stata la vittoria del premio Oscar per “Purple Rain” nell’85, a neppure 30 anni: quello che si può definire un grande inizio per un grande artista.
La sua morte, è tutt’ora un mistero, un vero giallo: ma non c’è dubbio sul fatto che il miglior modo per ricordarlo sia con una strofa della canzone che lo ha reso l’uomo che era diventato:
“If you know what I’m singing about up here,
c’mon raise your hand, purple rain, purple rain.”

Martina Lucaccini
Classe 5E – Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-05-26T11:35:31+02:00