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Diregiovani a Rio 2016, Giulia Molinaro “un onore e non un diritto andare alle Olimpiadi”

Intervista esclusiva all'astro nascente del golf italiano

rio 2016 giulia molinaro 2ROMA –  Continua il viaggio di diregiovani.it nel mondo del tricolore olimpico. In esclusiva, abbiamo raggiunto nel suo ritiro di allenamento, Giulia Molinaro, astro nascente del golf italiano, alla sua prima partecipazione olimpica. Giulia ha iniziato la carriera professionista nel 2013 accedendo al Symetra Tour, il secondo circuito femminile statunitense, e si è subito messa in evidenza con il successo nel Friend of Mission Charity Classic (2013), il secondo ottenuto da una giocatrice italiana nel tour americani dopo quello di Silvia Cavalleri nel Corona Championship (LPGA Tour, 2007). Un’infanzia divisa tra il Kenya e gli Stati Uniti, il golf che, piano piano, diventa non solo lo sport preferito, ma la propria professione. Ora i giochi di Rio che sanno di sfida e consacrazione: ecco cosa ci ha risposto.

Giulia, il golf ritorna all’Olimpiade dopo ben centododici anni di assenza. Cade un muro di pregiudizi che testimonia la forza e la diffusione odierne di questo vostro sport. Pensi si sia fatta giustizia?

“Si e no, secondo me è un onore e non un diritto andare alle olimpiadi. Prima di ogni considerazione, mi reputo estremamente fortunata per questa opportunità. Resta innegabile che in Italia, questo muro non sia stato del tutto abbattuto. Ma abbiamo iniziato un percorso, partendo da Olimpiadi e dalla Ryder Cup (il più prestigioso torneo golfistico disputato da una selezione di giocatori statunitensi opposti ad una di giocatori europei, ndr) che si terrà a Roma nel 2022. Siamo in un momento chiave e per approfittare di queste opportunità, dobbiamo avere una visione per rendere effettivamente accessibile a tutti il golf. Per ampliare il nostro numero di giocatori”.

Venendo alla tua prossima Olimpiade: che obiettivo ti poni e quale risultato potrà farti dire soddisfatta?

“L’ obiettivo primario è quello di onorare il tricolore sul campo. Cioè riversare sul green tutta la mia passione e la dedizione verso quello che è il mio lavoro. Sono alla prima partecipazione e non mi pongo un obiettivo numerico preciso. Mi piacerebbe contribuire alla crescita del movimento golfistico, in termini di immagine e di giocatori. Cosi ho deciso di raccontare l’esperienza di Rio 2016 attraverso i miei social”.

A difendere i colori azzurri con te in Brasile ci saranno saranno Nino Bertasio, Matteo Manassero e Giulia Sergas, il meglio del golf tricolore. Mi daresti un aggettivo per giulia molinaroognuno di loro?

“Giulia Sergas la definirei materna (mi aiuta sempre molto per tutto sul tour in America). Purtroppo i ragazzi non ho ancora avuto l’opportunità di conoscerli bene, giocando lontano dall’Italia ho solo avuto pochi contatti quando ero dilettante. Certo, ho grande stima per entrambi e sono fermamente convinta che Matteo Manassero sia una delle figure chiave per lo sviluppo di questo sport”.

Conoscerai l’opinione, in realtà infondata, che la parola “golf” sia l’acronimo dell’espressione anglosassone “Gentlemen Only Ladies Forbidden”. Qual è lo stato di salute del golf femminile in Italia?

“Torniamo ad un discorso numerico imprescindibile. Siamo ancora pochi a giocare, sia donne che uomini. Questo è il primo ostacolo in un percorso di sviluppo. Non possiamo paragonarci agli altri paesi europei. Detto questo non siamo in una strada senza sfondo, anzi, abbiamo davanti a noi, ad esempio, la Ryder Cup a Roma nel 2022. Forse i non addetti ai lavori non si rendono conto di cosa può rappresentare. E’ il terzo evento sportivo più seguito al mondo”.

Dove ti vedi tra dieci anni?

“Spero di essere una giocatrice competitiva sul tour LPGA. Una donna felice e realizzata, che si gode il suo sogno e la sua passione più grande”.

2016-07-20T16:25:21+02:00