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Ripetizioni? Un giochino costoso!

Eleonora Metti Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

 

Quanta paura fa giugno! Per gli studenti giugno è una benedizione e una maledizione allo stesso tempo. Infatti, iniziato maggio, tutti gli anni parte la corsa al recupero e, di conseguenza, il ricorso agli insegnanti privati i quali, secondo le statistiche della fondazione Einaudi, hanno dato vita ad un vero e proprio mercato nero dello studio. I dati riportano cifre esorbitanti: il 90% delle famiglie non ricevono fatture al momento del saldo ed è risultato anche che molte delle famiglie “reclutano” l’insegnante privato nello istituto in cui il proprio figlio studia, ma altrettante sono quelle che si affidano a professori che o sono in pensione o insegnano in altri isituti. Non è una grande scoperta che quello delle ripetizioni sia un gioco costoso: infatti, soprattutto per ripetizioni di greco, latino e matematica vengono mediamente richieste cifre intorno ai 27/30 euro a lezione. Non è raro che alla fine dell’anno scolastico il prezzo superi largamente il migliaio di euro.
Le statitistiche riportano che, tra scuole medie e superiori, ci si aggira intorno agli 890 milioni di euro all’anno. Eppure il costante aumento di richiesta di corsi di recupero esterni alla scuola deve far necessariamente riflettere: con tutti i tagli che sono stati fatti ai fondi statali riservati alle scuole si è impedito, tra le tante cose, la possibilità di organizzare corsi di recupero e quindi gli studenti che fanno fatica a mantenere il passo e hanno bisogno di qualcuno che li segua da vicino sono costretti a rivolgersi ad altri docenti.
Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, ha commentato così: “Le cifre mi colpiscono per la loro entità. Non mi sembra sia cambiato molto, perché la scuola italiana si pasce di novità che restano sulla carta per mancanza di risorse”. Rembado si riferisce a quei 240 milioni di euro che erano stati destinati alle scuole nel 1995 per sostituire gli esami di riparazione con i corsi di recupero, con lo scopo di eliminare il divario sociale nelle scuole: quei soldi però con il passare degli anni sono andati diminuendo a causa dei tagli fino a non essere abbastanza per organizzare corsi di recupero. Sempre secondo Rembado i professori che danno ripetizioni dovrebbero chiedere il permesso delle scuole, ma è facimente deducibile che se facessero così noi italiani faremmo ciò che ci riesce fare meglio: polemica. Adesso che la scuola italiana è diventata un ufficio statale e i docenti degli impiegati che non fanno altro che firmare circolari e amministrare la burocrazia delle proprie classi, se i docenti che lavorano privatamente con alcuni studenti dovessero passare per le lunghe file dell’amministrazione scolastica, tutti coloro che si rivolgono ad un insegnante esterno per non farsi rimandare potrebbero dire addio alle vacanze estive.
Bisogna tenere conto che, benché le cifre siano altissime, non sono dei docenti che danno ripetizioni che faranno crollare l’economia italiana, economia che non ha certo bisogno di aiuti per crollare, visto che è gia a terra. Questo è un argomento da trattare con le pinze e non da attaccare armati di tutto il buonismo possibile: migliaia di studenti in italia si servono delle ripetizioni per passare l’anno bene e soprattutto non essere rimandati. Con il programma annuale che il ministero impone ai professori è più che logico che motli studenti facciano fatica a tenere il passo con professori che interrogano, fanno verifiche, spiegano e interrogano di nuovo. Gli studenti italiani, che sono i più stressati d’Europa, vivono nove lunghi mesi in preda dell’ansia e della paura di giugno e l’unico modo che hanno per avere la certezza di passare l’anno è quello di rivolgersi ad un insegnante privato che li segue passo passo e affronta gli alrgomenti in un modo che nelle scuole è impossibile a causa della perenne mancanza di tempo, della mole di programma da studiare in un anno e della quantità di voti richiesti. A mio parere il problema del mercato nero delle ripetizioni resterà irrisolto fino a quando la scuola, e quindi lo stato, non capirà che è arrivato il momento di smettere di interrogare continuamente gli studenti e lasciarli studiare a ritmi più sostenibili.

Eleonora Metti
Classe 4E – Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

2016-07-22T17:54:30+02:00