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La vera causa della scomparsa della civiltà dell’isola di Pasqua

Lorenzo Paciotti Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

 

Se aprissimo un qualsiasi volume di storia che faccia menzione dell’ormai scomparsa civiltà dell’isola di Pasqua, di cui non resta altro ricordo se non i giganteschi moai, troveremmo scritto che è stata distrutta da guerre intestine, probabilmente causate da ripetute carestie o comunque scarsità dei mezzi di sostentamento. In seguito ad accurate ricerche sull’argomento, un team della Binghamton University di New York ha elaborato una teoria alternativa. Secondo loro, le migliaia di punte di ossidiana ritrovate sull’isola (oggetti che le teorie precedenti interpretavano come punte di lancia impiegate in quell’ipotetico conflitto) non sarebbero affatto armi, bensì semplici utensili per la vita di ogni giorno: la civiltà di Rapa Nui (che in lingua nativa indica l’isola di Pasqua), di conseguenza, sarebbe sopravvissuta ottimamente (più o meno) fino all’arrivo degli europei sulla terraferma. Carl Lipo, a capo del team di ricerca, lo spiega in uno studio pubblicato sulla rivista “Antiquity”.
Fino ad oggi, era stato dato per certo che gli isolani fossero rimasti privi di risorse ben prima della colonizzazione europea del Sud America, e sarebbero perciò scomparsi prima che i conquistadores potessero farne la conoscenza; erano state utilizzate come prove a sostegno di quest’ipotesi le migliaia di punte triangolari di ossidiana chiamate “matà’a”, rinvenute su tutta l’isola, con cui sarebbe stata combattuta la guerra incriminata per l’annientamento della civiltà di Rapa Nui. “Se si guarda la loro forma”, dice Lipo, “non sembrano affatto armi. Confrontandole con le armi europee e quelle trovate nel resto del mondo, si vede che queste ultime hanno una forma regolare e sistematica, che consente loro di adempiere bene alla loro funzione”. In altre parole, se fossero state davvero utilizzate in una guerra, le matà’a sarebbero state delle pessime armi. La teoria conseguente, per spiegare la presenza così diffusa degli utensili sull’isola, consiste nel reputare le matà’a semplicemente strumenti usati per azioni rituali e coltivazioni, ovvero ogni comune azione di tutti i giorni che richiedeva l’utilizzo di arnesi di una forma pressappoco triangolare.

Lorenzo Paciotti
Classe 3E – Liceo Classico Statale “Galileo” di Firenze

2016-07-25T14:31:03+02:00