ROMA – Se è vero, come è vero, che il calcio è la patria dei luoghi comuni, lasciatecene usare uno più che appropriato per raccontare della vittoria giallorossa: i derby non si giocano, ma si vincono. A Roma, lo sanno anche le colonne di San Pietro, un derby vinto vale mezza stagione; se è un pregio o un difetto della città, fate voi.
Tant’è che la massima è stata rispettata anche stavolta: gioco in campo se n’è visto poco, la squadra di Spalletti s’è però fatta preferire, resistendo all’arrembante inizio laziale (durato, però, solo il primo quarto d’ora di partita) prima, prendendo in mano le redini del gioco poi, nella seconda parte, quando, con l’uno-due dei suoi mediani, s’è portata a casa la vittoria senza neanche troppo faticare.
Di contro la Lazio che fa harakiri da sola, regalando le due marcature, la prima con uno sciagurato controllo da parte di Wallace, la seconda con un errore di valutazione di Marchetti. Festeggia la Roma, si dispera la Lazio: questo è il derby della Capitale.
DERBY DELLA CAPITALE. CURVE E RETTILINEI
Curva Sud vuota, curva Nord piena: colpo d’occhio insolito prima dell’inizio della gara. Sullo sfondo la (stantia) questione di come reagire ai provvedimenti che confermano l’introduzione delle barriere di divisione nei due settori più caldi dell’Olimpico: se i tifosi romanisti hanno confermato la linea dura (!) e la loro conseguente assenza, i biancocelesti, convinti di dover stare accanto alla squadra come non mai, riempiono il settore. Sui social è tutto un fiorire di accuse su “scarsa coerenza” e presunti “tradimenti”. Nel mondo ci sarebbero cose un tantino più serie, ma fa niente. Tornando al campo, è un derby che sa d’alta classifica, come da tempo non succedeva.
Gara preparata dai due allenatori come si prepara un derby: Inzaghi, in settimana, ha confessato di pensare alla stracittadina da otto mesi, Spalletti che addirittura la mamma gli si raccomanda in vista della Lazio. Sul campo i due si affidano alle solide e solite certezze: stesso atteggiamento, stessa abile gestione del gruppo ma, come due rettilinei, destinati a non incontrarsi mai.
DERBY DELLA CAPITALE. ZERO EMOZIONI, CI PENSA BANTI
Parte bene la Lazio, la Roma ci mette un po’ a calarsi nella contesa. Tutti subito a cercare gli elementi che possano far capire chi, delle due squadre, sia più in palla e pronta a “prendersi” il campo. Molti, però, i delusi: le due “armi” consuete paiono caricate a salve; il tridente laziale sbaglia nelle veloci e il suo terminale, Immobile, sparacchia alto quanto in suo possesso; bomber Dzeko fallisce appoggi e stop a ripetizione. Il pubblico rumoreggia, è più gara a scacchi che affondo di spada. Al 28’ l’arbitro Banti e l’addizionale di porta Calvarese, vista la moria di emozioni, decidono di gettare pepe sulla contesa, rischiando, però, la figuraccia: Bruno Peres, indiavolato verso la porta laziale viene toccato (?) da Biglia chiaramente fuori area; per il livornese è calcio di rigore, poi no, poi si , poi no…l’arbitro di porta chiarisce che il brasiliano è caduto (da solo, come pare dalle immagini, ndr) fuori area. Nulla di fatto, e il primo tempo finisce qui.
DERBY DELLA CAPITALE. PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI
Come spesso accade nei derby romani, ecco l’episodio che non ti aspetti e che cambia volto alla partita. Minuto 19’: Wallace, rivelazione fin qui della stagione biancazzurra, è lento in uscita e, affrontato da Strootman, si fa rubare il pallone. Non sarebbe un problema se il brasiliano non fosse l’ ultimo uomo della linea difensiva laziale: per l’olandese della Roma è un gioco da ragazzi battere Marchetti, uscito a valanga tentando di parare. Tripudio della parte giallorossa dello stadio, schiuma rabbia la Nord. C’è anche spazio per una rissa, tutti contro tutti: Strootman tornando dai festeggiamenti, passa davanti la panchina della Lazio e, da una bottiglietta, spruzza acqua verso le riserve biancazzurre; Cataldi pensa di farsi giustizia da sé, cercando di afferrarlo per il collo. Parapiglia, rissa sfiorata, il laziale espulso, il romanista solo ammonito. La Roma è su di giri, la Lazio accusa il colpo. Assenti ingiustificati i tre attaccanti della Lazio, in cattedra nella Roma sale Nainggolan, tutto cuore e corsa. È dai piedi del belga che arriva il colpo del k.o.: al 32’, un suo destro da oltre venti metri batte Marchetti, colpevole di evidente ritardo nella valutazione del tiro.
La Roma tiene il campo, Inzaghi tenta la via dei cambi, troppo accademici e infruttuosi. Finisce così, con la vittoria corsara dei giallorossi. La Roma ora pensa al Milan, la Lazio si lecca le ferite: a Spalletti il compito di trarre il massimo beneficio da questa vittoria, ad Inzaghi quello di tenere i nervi del gruppo a posto (infuriano già le polemiche per l’irricevibile frase di Lulic nei confronti di Rudiger:“A Stoccarda vendeva calzini”, colpevole di sciocche dichiarazioni pre-derby, ndr) e di ripartire già da Genova, sabato prossimo.
Le foto sono di Antonio Fraioli