ROMA – Italia in prima fila per la missione PLATO, il satellite spaziale europeo pronto al lancio nel 2026.
Il cacciatore di pianeti sarà calibrato per individuare quei mondi rocciosi che orbitano nella cosiddetta zona abitabile, tutta quella regione intorno a una stella dove è possibile che l’acqua si presenti allo stato liquido.
Con i suoi 26 piccoli telescopi, PLATO setaccerà un milione di stelle per più di 4 anni, alla ricerca di sistemi planetari adatti alla vita come noi la conosciamo.
La missione ha ricevuto il via libera dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), come parte del programma Cosmic Vision per i progetti di esplorazione spaziale tra il 2015 e il 2025.
La missione PLATO
PLATO (PLAnetary Transit and Oscillations of stars) è un satellite tecnologicamente molto sofisticato, composto da una batteria di 26 piccoli telescopi che insieme coprono un enorme campo di vista, in grado di osservare per la prima volta contemporaneamente immense zone di cielo.
La missione sarà lanciata nel 2026 con un razzo Soyuz-Fregat dalla Guyana Francese e andrà a inserirsi in orbita attorno al punto Lagrangiano L2, uno dei punti di equilibrio del sistema Sole-Terra, a 1,5 milioni di chilometri da noi.
Da lì comincerà la ricerca di pianeti che orbitano attorno alle stelle più vicine, scandagliano oltre metà del cielo.
Lo scopo della missione è fare un censimento dei pianeti simili alla Terra, misurandone la dimensione, la massa e l’età con precisione mai raggiunta prima.
PLATO permetterà di vedere per la prima volta i sistemi solari simili al nostro, di capire quanto questi siano frequenti e di comprendere quanto frequentemente si realizzano nel cosmo le condizioni per lo sviluppo della vita.
Osserverà ogni piccolo cambiamento di luminosità delle stelle, causato dal passaggio davanti a loro degli esopianeti, e combinerà quei dati con le osservazioni da Terra, in modo da individuare grandezza e densità di quei mondi che potrebbero ospitare la vita.
Una volta lanciato, PLATO sorveglierà un milione di stelle per più di 4 anni.
Il catalogo di sistemi planetari che sarà prodotto alla fine della missione costituirà la mappa di riferimento per orientare i grandi telescopi spaziali e a terra nei prossimi decenni alla ricerca di vita fuori dal sistema solare.
L’Italia vola nello Spazio
L’Italia è ancora protagonista di una missione spaziale: PLATO porterà a bordo diversi strumenti Made in Italy.
I 26 telescopi, in particolare, sono nati in Italia, grazie al disegno del team coordinato da un astronomo dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), Roberto Ragazzoni.
Caratterizzati da un campo di vista simile a quello dell’occhio umano, questi “occhi” estremamente innovativi saranno costruiti nei laboratori della Leonardo di Firenze con la collaborazione dell’Università di Berna, della TAS Italia e di Medialario.
Anche il computer che controlla gli strumenti a bordo sarà fornito dall’Italia, progettato sotto responsabilità di ricercatori Inaf delle sedi di La Palma, Firenze e Roma, sarà costruito dalla Kayser Italia.
Inoltre, l’Asi Asdc costruirà una parte decisiva del segmento di terra della missione, mentre il catalogo di stelle che saranno scrutinate da PLATO sarà fornito dall’Università di Padova.
“La missione PLATO è stata fortemente sostenuta dall’ASI, non solo per la valenza scientifica della ricerca di esopianeti, ma anche per valorizzare la capacità di realizzare in Italia i telescopi e l’elettronica associata, per i quali la comunità scientifica e l’industria italiana possiedono una leadership indiscussa in Europa” dice Barbara Negri, responsabile dell’Unità esplorazione e osservazione dell’universo dell’ASI. “PLATO, che seguirà di qualche anno la missione CHEOPS, sposterà la frontiera della ricerca di possibili pianeti abitabili dal nostro sistema solare ai sistemi planetari di altre stelle vicine”.
“La notizia ci coglie mentre siamo riuniti a Stoccolma proprio per fare il punto sullo stato del progetto” commenta Isabella Pagano, ricercatrice dell’INAF e responsabile scientifico per l’Italia della missione PLATO. “Non poteva esserci momento migliore per segnare una data che cambierà la storia sulla ricerca degli esopianeti nei prossimi decenni. La strada per trovare pianeti abitabili attorno a stelle vicine a noi è stata definitivamente tracciata”.