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Scrivere per amore, scrivere d’amore: intervista esclusiva a Cetty Costa

Prendete un romanzo d’amore o sull’amore (questo lo deciderà il lettore), aggiungeteci una scrittrice emergente

Roma – Prendete un romanzo d’amore o sull’amore (questo lo deciderà il lettore), aggiungeteci una scrittrice emergente. Mescolate con cura ed attendete pazientemente la posa; non parrà strano se il risultato sarà quello di incrociare la prima, ma sicuramente non l’ultima, fatica di Cetty Costa, piacevole rivelazione letteraria di una Calabria che sempre più prova a farsi culla per nuovi talenti e innovative energie.

Cetty ha i colori della sua terra e la grinta di chi il sogno della propria vita, in questo caso scrivere, lo cura e lo alimenta ogni giorno che passa. Con il suo romanzo d’esordio, “Il mio sesso viola” (Ediz. Scatole Parlanti, 2017), Cetty Costa ha provato, secondo noi riuscendoci, a parlare d’amore con quell’impersonalità che non ha un’accezione negativa, tutt’altro.

La voce narrante che conduce nelle pieghe del libro non svela una sua definita identità: è semplicemente Amore con la maiuscola, non ha bisogno di stabilire se si parli di uomo che ama una donna. E nemmeno se si tratti di una donna che ami un’altra donna.

Josè Arcadio Buendia e Violet Trefusis, illustri personaggi del mondo della letteratura “presi a prestito” dalla Costa (lui è il capostipite dei Buendia, famiglia chiave del capolavoro “Cent’anni di solitudine” di Marquez; lei è tra le più importanti scrittrici omosessuali britanniche dello scorso secolo, ndr), con l’amore per le loro muse (la moglie cugina Ursula Iguaran per l’uno e la scrittrice Vita Sackville-West per l’altra) danno alla scrittrice lo spunto per raccontare una “passione profonda, perché quando i sentimenti sono così intensi, gli amanti non hanno bisogno di nomi, così come non è importante conoscerne il sesso o l’età”, come si legge nella quarta di copertina. Chi dei due racconta, chi dei due si strugge d’amore? Costa non ce lo svela, perché l’amore resta tale anche se misterioso. Amore, dunque, ma anche diversità e quindi tolleranza: di questo abbiamo parlato con la scrittrice, durante la sua tappa romana per la presentazione del libro.

Cetty, come nasce “Il mio sesso viola”?

“In realtà per caso. Mentre scrivevo non avevo chiaro che la raccolta quotidiana di emozioni e sentimenti che mettevo su carta, sarebbe poi divenuto un libro, il mio primo libro. Quando poi mi è stato proposto di dare forma al tutto, di farlo diventare un bene prezioso che può entrare nella vita delle persone, partendo da me, ho compreso la “serietà” di quanto fatto. E mi sono emozionata moltissimo”.

“L’amore, gli amanti, non hanno bisogno di nomi o di specificare il proprio sesso, per vivere sentimenti così intensi”, si legge nel tuo libro. In quest’epoca così difficile, il tuo è un invito alla tolleranza ed al rispetto della propria identità sessuale?

“Certamente. Io vengo da una realtà che per certi aspetti è ancora molto arretrata, ed alcune tematiche, come ad esempio l’omosessualità maschile ma anche, e soprattutto, quella femminile, risultano essere tabù da evitare. Il mio libro ha voluto invece dare una connotazione “sociale” al fenomeno, alle scelte che le persone compiono, inserendole e non escludendole dal contesto nel quale le stesse avvengono”.

Colgo la palla al balzo: come ha reagito la tua terra, la tua comunità alla diffusione del tuo libro?

“Sono rimasta piacevolmente colpita dallo scalpore, positivo, che è seguito alla pubblicazione del libro. Mi sono sentita molto “coccolata”, ho ricevuto tantissime mail e sms da uomini ma anche, e soprattutto, da donne, che si sono riconosciute nelle difficoltà di poter liberamente esprimere la propria scelta sessuale. Ho percepito lo spessore della questione, e l’aver contribuito quantomeno alla discussione mi rende molto orgogliosa”.

Quindi scrivere per te ha molti significati…

“Scrivere per me è assolutamente terapeutico. Ho avuto dei momenti molto complicati nella mia vita; grazie alla scrittura sono riuscita a “passarci” dentro, ad attraversarli, rimanendo comunque me stessa. Quanto fatto con questo libro è come con un figlio: ora che è “nato”, lo nutri, lo allevi, lo sostieni ben sapendo che non sarà più solo “tuo”, ma che potrà entrare nelle vite degli altri e magari rimanerci. E tuttociò è meraviglioso”.

Tornando al volume, e concludendo: a quale dei personaggi ti senti più vicina, più legata?

“Sono legata a tutti i personaggi, a Violet come a Vita, a Josè come ad Ursula. È difficile per me scegliere, anzi non sceglierò affatto. Resterò legata alla poesia che tutti loro hanno manifestato, a quanto hanno saputo darmi e che non può rimanere imbrigliato nelle pagine di un libro”.

2017-06-30T09:45:21+02:00