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Terremoto di Amatrice un anno dopo: lo sciame sismico è finito?

Non possiamo prevedere quando e come la sequenza sismica andrà a scemare

terremoto di amatriceROMA – Un incessante via vai di ambulanze. Il rumore delle pale degli elicoterri di soccorso che portano i feriti gravi a Roma. E un centro storico letteralmente sbriciolato in polvere, edifici crollati, villette accartocciate.
Questa era Amatrice la mattina del 24 agosto 2016, dopo il terremoto di magnitudo 6.0 che alle 3.36 di notte ha devastato alcune zone del Lazio, delle Marche e dell’Umbria.
Epicentro della forte scossa la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli e Arquata del Tronto.

Come si è propagato il terremoto di Amatrice

La prima scossa di magnitudo 6,0 è avvenuta alle ore 3:36:32, con epicentro il comune di Accumoli alla profondità di 4 km. Durante la notte sono state registrate numerose scosse nella zona norcina e in quella reatina, tra queste, varie superiori ai 4 gradi.
Alle ore 4:33:29 un’altra scossa di 5,3 gradi è stata registrata presso Norcia in provincia di Perugia.

Il sisma e le scosse di replica sono state avvertite in gran parte dell’Italia centrale, incluse Roma, Napoli, Firenze e Bologna. La zona dell’evento sismico si trova in un’area sismologica molto attiva dell’Italia che comprende anche L’Aquila, dove nel 2009 si verificò un terremoto che provocò più di 300 morti e circa 65.000 sfollati, oltre all’Umbria stessa, che nel 1997 subì un altro terremoto particolarmente intenso.

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha rilasciato il video dell’animazione della propagazione sulla superficie terrestre delle onde sismiche.

Il contagio sismico

Terremoto di Norcia – 30 ottobre 2016

Dopo il terremoto di Amatrice del 24 agosto, lo sciame sismico non si è arretsato.
Sono seguite due forti scosse il 26 e 30 ottobre, rispettivamente di magnituto 5,9 con epicentro tra i comuni della Provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera e magnitudo 6,5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci.

3 mesi più tardi, il 18 gennaio 2017, una sequenza di quattro scosse in Italia centrale ha risvegliato la paura.

Secondo gli esperti, questi terremoti fanno parte di un’unica sequanza sismica, un “contagio sismico” tra faglie adiacenti, anche detto effetto ‘domino’ o ‘a cascata, partito il 24 agosto 2016 con il terremoto di Amatrice.

“Quando una faglia genera un terremoto, la faglia stessa si libera dello stress al quale era sottoposta immediatamente prima del terremoto e trasferisce parte di tale stress ai segmenti di faglia adiacenti, che in un lasso di tempo imprevedibile (ore, giorni, mesi, anni) possono a loro volta generare terremoti e di nuovo ‘contagiare’ le faglie adiacenti” spiega Andra Billi dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr).

È difficile per gli scienziati sapere se un gruppo di scosse di assestamento produrrà un evento potente o semplicemente si esaurirà.

Il tasso di terremoti può aumentare o diminuire. Cercare di prevedere l’attività futura di tale sciame è estremamente difficile.

Prevedere lo sciame sismico

Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite lo scorso anno.

Va però detto che se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della facomunicaglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0.

Geologicamente parlando, le faglie che alimentano i terremoti italiani sono giovani, hanno appena 1 milione di anni.
Corrono lungo la spina dorsale degli Appennini e sono relativamente piccole, quindi non possono generare enormi terremoti, come quelli creati da faglie più lunghi e più anziane, come quella di San Andreas in California.

Nelle faglie mature, quando si verifica un terremoto, può correre per lunghe distanze.
In questi casi si possono avere anche terremoti di magnitudo comprese tra 7 e 8.
In una faglia più giovane, la terra può generare un terremoto di magnitudo 5 o 6.

Livelli di stress

Ma nelle zone venate da faglie più brevi, come nel centro Italia, può verificarsi una catena di eventi.
Un terremoto può inviare una cascata di sollecitazioni nelle faglie limitrofe, spingendole più vicino al limite di stress, originando l’ennesimo terremoto.

Le scosse recenti, quindi, possono essere collegate ai terremoti che hanno devastato la regione nel mese di agosto.
Una reazione a catena, che potrebbe “contagiare” altre faglie italiane.

I sismologi stanno mappando le rotture della faglia, esaminando da vicino le posizioni dei nuovi terremoti.
I ricercatori stanno lavorando per determinare quali faglie si sono spostate e di quanto, e di come ciò possa aumentare il carico di stress in altre faglie, rendendole soggette a possibili terremoti.

2017-08-23T09:14:56+02:00