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La femminilità 2.0

Troppo spesso, invece, è stata definita all’interno di stereotipi legati alla seduzione e a un modello estetico, riducendo la sua complessità....

La femminilità si può qualificare come un insieme di caratteristiche psichiche, fisiche e comportamentali, tipiche della donna. Troppo spesso, invece, è stata definita all’interno di stereotipi legati alla seduzione e a un modello estetico, riducendo la sua complessità. La femminilità, dunque, rappresenta quell’energia della vita, che fa parte della personalità, per questo esprimerla vuol dire anche saperla comunicare, affermando la propria identità nei rapporti con il mondo esterno.

Di solito, la capacità di comunicare chiaramente i propri pensieri e le proprie opinioni è direttamente collegata alla consapevolezza e alla fiducia in noi stessi. Per farlo bisogna lavorare sull’autostima e sull’immagine che è stata costruita nel tempo attraverso le prime relazioni affettive importanti come la famiglia, gli amici, alcuni adulti di riferimento, gli insegnanti. Sarebbe importante imparare delle modalità per accogliere in modo incondizionato le molteplici parti di sè sapendo accettare i complimenti e non vivendo le critiche come un rifiuto o un attacco personale. In tal modo ci si può mettere davvero in gioco nella relazione con l’altro, senza maschere, mostrando senza dubbio quei lati più affascinanti.
Per esprimere la femminilità si può, ad esempio, individuare qualche parte o dettaglio fisico ed emotivo che piace veramente e il cui solo pensiero trasmette benessere, facendoci sentire con una marcia in più. Si può iniziare valorizzando un lato del carattere, un atteggiamento, un modo di muoversi o di comportarsi; una volta trovata questa risorsa, assolutamente personale e intima, non sembrerà più necessario esibire la femminilità, perché questa emergerà naturalmente, attraverso un sorriso o un luccichio vitale negli occhi, un qualcosa di misterioso che renderà speciali ed estremamente attraenti.

Nella società odierna approdare a questo modello di femminilità non è una cosa semplice, perché l’immagine di sé è connessa al piano ambiguo della seduttività, attraverso l’avvenenza di un corpo-oggetto giovane, levigato, plastificato e riconosciuto come una possibile affermazione di sé. Le giovani adolescenti, per trovare una conferma narcisistica identitaria, hanno bisogno che il loro valore venga sostenuto e rispecchiato dalla figura materna, ma sono ancora molte le donne-madri a disagio con la propria femminilità.
L’attuale fenomeno del “giovanilismo”, ossia quando la madre non dimostra i suoi anni nel modo di apparire, di atteggiarsi, di vestire, di parlare e di pensare, può complicare questo processo: da un lato, impedisce l’introiezione di quella funzione materna di “base sicura” necessaria nei momenti più significativi e critici per affrontare questa nuova fase femminile, dall’altro, genera un rapporto sempre più competitivo e conflittuale.
Inoltre, queste madri sembrano non riuscire a trasmettere quei modelli positivi e non trovare la chiave per aprire la porta alla fioritura delle proprie figlie, autorizzandole ad avere altri modelli, non necessariamente omologati a quelli vantati nella nostra epoca.

La psicoanalista France Schott-Billmann, autrice di un’opera consacrata all’essere femminile, fornisce alcune considerazioni: “se la società ci propone l’esibizionismo, torniamo invece all’intimità, interiorizzarci potrebbe farci riavvicinare all’essenza del femminile”. In pratica, una volta adulte, occorre sviluppare una sintonia con le molteplici parti di sé, allontanare l’utilitarismo per tornare a commuoversi, a poetizzare il mondo e sentirsi così collegate ai cicli naturali.
Anche la psicoanalista Malvine Zalcberg asserisce che: “per aiutare la propria figlia, la madre deve essere pronta a vivere il lutto della perdita del corpo infantile della sua bambina, quando quest’ultima diventerà una donna”. È soprattutto durante l’adolescenza che la ragazza avverte il desiderio di non essere più la “figlioletta di mamma”, in modo da poter divenire lei stessa una donna. Ma le trasformazioni sono inevitabili. Più tardi la ragazza cercherà di distinguere il proprio corpo da quello della madre; il suo nuovo obiettivo sarà appropriarsi della propria femminilità e accedere al suo corpo. Occorrerà inoltre, che l’adolescente superi ciò che Freud chiama “la catastrofe” della separazione dalla madre: una ragazza può infatti trovare difficoltà a staccarsi dalla sicurezza materna, che cercherà allora inconsciamente nelle sue future relazioni.

In conclusione, affinché la giovane ragazza possa accedere alla fase evolutiva della scoperta della propria femminilità, diventa auspicabile e fondamentale che la madre sia in grado di dare una base di profondo sostegno, confronto e ammirazione, e che in questo passaggio, la figura materna possa avere quella funzione di ponte per la figlia utile al raggiungimento del processo di differenziazione e individuazione.

Lo sapevi che:

Nella floriterapia californiana le liliacee sono legate alle tematiche che riguardano il lato femminile dell’essere umano. Ad esempio Mariposa lily aiuta a ritrovare un equilibrio con la madre, nei casi di conflittualità con essa e nelle situazioni in cui non ci si sente abbastanza amati; serve inoltre ad aumentare il senso materno.

L’Easter lily serve a chi è in conflitto con la sessualità, a chi la considera sporca, peccaminosa e impura e non ne vede la naturalità. Le donne che subiscono tale conflitto spesso hanno problemi ginecologici. Il fiore viene prescritto dagli esperti in floriterapia californiana per trovare un equilibrio tra sessualità e spiritualità e per guarire traumi legati ad esperienze che intaccano la dignità e l’integrità dell’anima.

Le forme geometriche hanno dei risvolti psicologici? Partiamo dal presupposto che esistono forme maschili e forme femminili, forme positive e forme negative. Ad esempio le forme curve inducono sensualità, conforto, femminilità, invece le forme con angolo a 90°, come quadrati e rettangoli, inducono solidità, potere, logica, ordine e sono più legate alla sfera maschile. In conclusione una grafica ben studiata, molto spesso fonde le varie forme per suscitare un insieme di emozioni e suggerimenti subliminali in chi li guarda.

Le perle sono sinonimo di femminilità ed eleganza, raccontano storie affascinanti di culture e tradizioni lontane. Amate dalla borghesia e da donne famose quali Grace Kelly, Jacqueline Kennedy, Marilyn Monroe e la stessa Coco Chanel, solo per citarne alcune, le perle possono essere considerate un ever green dello stile. Adatte, al di sopra di ogni moda, al tubino nero come ai jeans, al twin-set come alle sneaker, si addicono a chiunque, addolciscono il viso di ogni donna illuminando con discrezione ed eleganza, sottolineando uno stile unico e senza tempo. Ogni tappa fondamentale della vita di una donna si presta ad essere celebrata con un dono che abbia per protagonista la perla: la maggiore età, la laurea , il matrimonio, la maternità o una conquista professionale.

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2019-03-19T12:42:06+01:00