Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), si è aggiudicato l’edizione 2017 del Premio Space Economy dell’Asas, Associazione per i servizi, le applicazioni e le tecnologie Ict per lo spazio, organizzato in collaborazione con le testate Airpress e CorCom, per aver contribuito allo sviluppo delle potenzialità della space economy nazionale.
Ma quali sono i numeri della space economy made in Italy? L’Asi quota 1,4 miliardi di euro il giro di denaro legato allo spazio in Italia, 6mila i lavoratori specializzati nel settore e un ritorno di 4 euro per ogni euro investito. Gli ultimi due governi, riconoscendo il buon lavoro svolto, hanno aumentato in 5 anni il budget a disposizione dai 350 milioni di euro del 2015 ai 900 milioni previsti per il 2019.
L’anno appena trascorso verrà ricordato anche per l’approvazione in sede legislativa, da parte della Commissione attività produttive della Camera dei Deputati, del DDL Spazio. La nuova legge prevede, principalmente, che la direzione e il coordinamento delle politiche spaziali e aerospaziali vengono attribuiti alla Presidenza del Consiglio. Viene poi istituito un Comitato interministeriale che avrà il compito di definire gli indirizzi del governo in materia.
Con questa approvazione si conferma e si rende sistema un’impostazione che è stata determinante nell’affrontare con successo la messa a punto del piano stralcio Space Economy e numerosi altri importanti interventi di settore. Un passo importante per dare maggiori servizi all’utenza, per garantire le infrastrutture spaziali necessarie per la crescita del settore spaziale, per renderlo sempre più competitivo in sede internazionale.
Il presidente dell’Asi Roberto Battiston ha ricordato che “La cabina di regia, che ha visto il coinvolgimento dell’ASI, degli attori istituzionali e della Presidenza del Consiglio ha permesso risultati visibili , come il significativo incremento degli addetti dell’industria spaziale, un ritorno industriale del 30% rispetto agli investimenti fatti dall’Italia in Commissione Europea, il successo dell’ingresso in borsa di Avio con il progetto Vega, la sottoscrizione di programmi ESA ambiziosi come Space Rider, il prossimo lanciatore europeo Vega-C il completamento della missione ExoMars 2020, le attività del programma Stazione Spaziale Internazionale ed i progetti tecnologici sviluppati in ambito ESA”.
Grandi risultati sono stati raggiunti anche dalla Thales Alenia Space Italia che ha raddoppiato il volume dei propri investimenti dai 50 milioni di euro del 2011 ai 100 attuali, riuscendo ad intercettare 2,5 miliardi di euro degli oltre 140 miliardi di euro del volume di affari generato dal settore spaziale mondiale.
Un anno in cui la Thales ha saputo stringere accordi strategici con l’Esa per lo sviluppo preliminare nello stabilimento di Torino dello Space Rider, il sistema di trasporto riutilizzabile a bassa orbita terrestre europeo di nuova generazione. Sigla inoltre tre contratti nell’ambito delle attività Next Space Technologies for Exploration Partnership con le società statunitensi Boeing, Lockheed Martin e Orbital ATK, per sviluppare le competenze necessarie per far fronte agli obiettivi di esplorazione umana nello spazio della Nasa e per riportare l’uomo sulla Luna.
I 10 anni di Cosmo SkyMed
Il 2017 è stato anche l’anno del decimo compleanno di Cosmo SkyMed, il più ambizioso programma di osservazione satellitare terrestre mai realizzato dall’Italia per la prevenzione dei disastri ambientali, per lo studio della superficie terrestre e per la sicurezza.
Il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari, con i suoi quattro satelliti, “occhi” in grado di scrutare la Terra dallo spazio, metro per metro, di giorno e di notte, con ogni condizione meteo. Per aiutare a prevedere frane e alluvioni, a coordinare i soccorsi in caso di terremoti o incendi, a controllare dall’alto le aree di crisi.
La realizzazione di COSMO-SkyMed ha già consentito all’Italia importanti accordi internazionali nel campo dell’osservazione della Terra nell’ambito militare e civile, in particolare con la Francia e con l’Argentina. Con quest’ultimo paese l’Agenzia Spaziale Italiana ha in corso una collaborazione nel settore civile per la realizzazione del sistema SIASGE, Sistema Italo-Argentino di Satelliti per la Gestione delle Emergenze, nato nel 2005 da un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la sua omologa argentina (CONAE).
Galileo: il Gps europeo
Fino ad oggi il sistema Gps che guida i nostri navigatori dipende dalla costellazione americana Global Positioning System, ma dal 2016 anche l’Europa ha un proprio sistema di satelliti ancora più accurato. Il programma Galileo fu avviato ufficialmente il 26 maggio 2003 con l’accordo tra l’Unione europea e l’Agenzia Spaziale Europea, al quale l’Italia partecipa con le aziende Leonardo, Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) e Telespazio (Leonardo-Thales). I 30 satelliti hanno iniziato ad essere messi in orbita a partire dal 2011 con un costo stimato in 3 miliardi di euro, comprese le infrastrutture di terra, da realizzarsi tra il 2007 e il 2008. Il 12 dicembre 2017, dalla base di Kourou, in Guyana francese, sono stati lanciati altri 4 satelliti con il razzo europeo Ariane 5. Il lancio degli ultimi 4 satelliti, nel 2018, renderà i servizi ancora più accurati segnando un avvicinamento sostanziale alla fase pienamente operativa del sistema.
I piani per il 2018
L’agenda spaziale per il 2018 è fitta di appuntamenti. Si parte a marzo quando la Nasa rinforzerà il suo impegno per cercare di comprendere i segreti di Marte, lanciando InSight un lander che avrà il preciso scopo di fare delle trivellazioni sulla superficie del pianeta rosso.
Per quanto riguarda l’Italia sarà l’anno di BepiColombo, la prima missione europea diretta verso Mercurio, il pianeta più piccolo del Sistema solare e il più vicino al Sole. La missione è il frutto della collaborazione tra l’agenzia spaziale europea e l’agenzia spaziale giapponese Jaxa, con il compito di far luce sulle caratteristiche del pianeta per studiare, tra le altre cose, il suo campo magnetico e la sua tenue atmosfera, sopportando temperature di circa 350°.
Continua anche la caccia agli esopianeti grazie a Cheops, la missione dell’Esa, per caratterizzare in dettaglio gli esopianeti in orbita intorno a stelle luminose, indirizzando lo sguardo verso stelle intorno cui sappiamo già che si trovano esopianeti.
L’Esa manderà in orbita anche il Solar Orbiter, la sonda che si spingerà fino a raggiungere circa un quarto della distanza che ci separa dal Sole. A lei sarà affidato il compito di studiare da vicino la nostra stella cercando di far luce su fenomeni come il vento, le eruzioni solari e l’atmosfera solare magnetizzata.