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Nome di donna, un film contro gli abusi di potere

La recensione di diregiovani.it della pellicola al cinema l'8 marzo con protagonista Cristiana Capotondi

nome di donna recensioneROMA – Non bisogna essere supereroi per combattere i mostri più spaventosi. A volte basta trovare la giusta dose di coraggio per abbatterli. E se si aggiunge anche un po’ di astuzia il gioco è fatto. È il caso di Nina. Non una Wonder Woman qualsiasi ma la protagonista di Nome di donna, il film di Marco Tullio Giordana, al cinema dall’8 marzo distribuito da Videa. Protagonista – ormai certezza di qualità – Cristiana Capotondi

Diregiovani ha visto il film in anteprima al cinema Barberini di Roma.

Sinossi

Non a caso, il film sarà nelle sale a partire dalla festa delle donne. La pellicola racconta di Nina (Cristiana Capotondi), una ragazza che si trasferisce da Milano in un piccolo paese della Lombardia, dove trova lavoro in una residenza per anziani facoltosi. Un mondo elegante, quasi fiabesco. Che cela però un segreto scomodo e torbido. Quando Nina lo scoprirà, sarà costretta a misurarsi con le sue colleghe, italiane e straniere, per affrontare il dirigente della struttura, Marco Maria Torri (Valerio Binasco) in un’appassionata battaglia per far valere i suoi diritti e la sua dignità.

Per la prima volta, il cinema affronta il tema delle molestie, degli abusi sul luogo di lavoro. E, grazie alla sceneggiatura di Cristiana Mainardi e al lavoro del regista de I cento passi e La meglio gioventù, non lo fa in maniera retorica. Anche perché il soggetto è di tre anni fa, molto tempo prima che scoppiasse lo scandalo molestie a livello internazionale.

Il no della protagonista agli abusi di potere

La pellicola, 90 minuti, certo è un po’ lentina. Ha quasi un andamento da fiction ma – con il senno di poi – si percepisce che, forse, è proprio quella la sua forza. Lo spettatore ha il tempo per percepire le emozioni della protagonista, le paure, i tentennamenti e poi la gioia nel poter portare avanti la sua battaglia alla luce del sole.

Al contrario di quanto si possa pensare, però, Nome di donna non è un film sulle molestie, sulle donne in senso circoscritto. È più un film sul potere, sulla presunzione – da parte di chi lo possiede o crede di possederlo – di poterlo usare a proprio piacimento. E anche se su questo fronte c’è ancora una battaglia aperta, il film spinge a dare il via a una piccola rivoluzione. A volte, è preferibile dire no anche se si può incappare in qualche rischio. 

VOTO: 4/5

 

2018-03-03T17:06:47+01:00