ROMA – Bisognerà aspettare il 2019 per vedere una nuova Luna Blu.
Quella di domani, infatti, non sarà solo l’ultima del 2018, ma anche l’unica dell’anno.
Quando in un mese si verificano due pleniluni, il secondo viene popolarmente chiamato Blue Moon.
La luna piena del 31 marzo sarà appunto una Luna Blu, di nome ma non di fatto. Il nostro satellite splenderà del suo solito colore.
Una luna blu si verifica circa una volta ogni 2,7 anni, più o meno 7 volte ogni 19 anni.
Eccezione è stata per il 2018 che ci ha regalato un doppio plenilunio sia a gennaio che a marzo.
Ma la Luna può davvero diventare blu?
Ebbene sì, dicono gli scienziati.
O meglio, si tratta di un effetto ottico.
Se c’è stato un recente incendio boschivo o un’eruzione vulcanica che espelle una quantità di fumo significativa o cenere nell’alta atmosfera, è possibile che la luna assuma una tonalità bluastra.
Proprio un tale evento si verificò a fine settembre del 1950, quando il fumo di un incendio boschivo in Canada causò l’effetto “blu” nella parte orientale del Nord America.
L’eruzione del Monte Pinatubo nel giugno del 1991 ha creato lune blu da varie prospettive di tutto il pianeta.
Quando si verifica? E perché?
Una luna blu si verifica regolarmente circa una volta ogni 2,7 anni, circa 7 volte ogni 19 anni.
La prossima Blue Moon è prevista per il 31 ottobre 2020.
Un ciclo lunare è lungo 29,53 giorni, l’anno è dato da 365,25 giorni.
Ciò significa che in un anno vi sono 12,37 cicli lunari.
Essendo 12 i mesi in un anno, vi sono di norma 12 lune piene.
Ma quello 0,37 di avanzo si somma di volta in volta, cosicché ogni 2,7 anni si ha una Luna piena in più.
Sebbene non così rara, nei paesi anglosassoni si utilizza la frase “once in a blue moon”, analogo al nostro “una volta ogni morto di Papa”.
Perché viene chiamata Luna Blu se non è blu?
L’origine del nome Blue Moon non è chiara: pare che il termine derivi dall’antico nome “belewe moon” luna traditrice (belewe è un termine anglosassone arcaico per betrayer).
La sua accezione moderna si pensa risalga ad un errore d’interpretazione.
Inizialmente, gli antichi si basavano sul calendario lunare diviso in 4 stagioni da tre mesi ognuna.
Quando in una stagione si verificavano quattro pleniluni anziché 3, allora veniva chiamata “Blue Moon”.
Tuttavia nel 1946, a causa un qui pro quo, James Hugh Pruett (1886-1955), un astronomo dilettante che scriveva per la rivista Sky & Telescope, interpretò la definizione “Luna Blu” come la seconda Luna piena di un mese.
L’errore fu ripetuto in un programma radiofonico nel 1980, e da allora la definizione Luna Blu venne diffusa popolarmente e assunse il significato che conosciamo oggi.