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ESA collabora con il Vaticano per digitalizzare i manoscritti della Biblioteca Vaticana

Sono 8 anni che gli 80mila manoscritti sono sottoposti al processo di archiviazione digitale, ma il lavoro è stato completato solo per il 15%

ROMA – L’ESA al fianco del Vaticano.
L’Agenzia spaziale europea è impegnata, dal 2010, nella digitalizzazione dei manoscritti della Biblioteca Vaticana, utilizzando il formato Fits, flexible image transport system, il sistema flessibile di trasporto dell’immagine sviluppato dalla NASA negli anni Settanta.
Un incontro fra due realtà molto simili per quanto riguarda la conservazione del patrimonio dati e il loro utilizzo.

Sono 8 anni che gli 80mila manoscritti sono sottoposti al processo di archiviazione digitale, ma il lavoro è stato completato solo per il 15%.

La Biblioteca Vaticana

La Biblioteca Vaticana fu fondata il 15 giugno del 1475 da Papa Sisto IV.
Quest’ultimo raccolse i manoscritti, i codici, i fondi, le raccolte del Papa e dei suoi predecessori: 2.500 opere, oggi se ne contano più di un milione, distribuite in quattro sale: la Bibliotheca Latina e la Bibliotheca Graeca per i testi nelle rispettive lingue, la Bibliotheca Secreta per quelli esclusi dalla consultazione e dal prestito esterno, la Bibliotheca Pontificia che fungeva da archivio.

Durante il V centenario dalla sua fondazione Papa Paolo VI, nel suo discorso celebrativo, ricordò la finalità della Biblioteca: “veniva dotata di un abbondante e prezioso, inestimabile, patrimonio librario, per metterlo a disposizione degli studiosi, nelle diverse fasi della consultazione, della lettura, del riscontro e della sintesi conclusiva”.
Proprio per far fede a quella finalità si è deciso di digitalizzare tutti i manoscritti in modo che possano proseguire il loro lungo cammino e continuare ad essere letti e conosciuti da migliaia di studiosi in tutto il mondo.

Fits

La digitalizzazione Fits ha contribuito a preservare i documenti, ma anche a renderli più accessibili grazie alla tecnologia ESA che permette alle vecchie pagine di non essere distorte quando vengono schiacciate sotto la lastra di vetro per essere scansionate.

Fits permette anche di essere letto senza dover essere convertito in un altro formato, evitando di perdere informazioni o essere incompatibile con futuri sistemi.
Il tempo è una delle variabili più pericolose, non solo per il deterioramento dei volumi conservati nella biblioteca, ma anche per l’eventuale accessibilità del formato Fits in futuro.

Per questo le istruzioni del formato per la lettura e per l’elaborazione dei dati sono contenute in una intestazione fissata al di sopra dei dati così che tra un secolo, quando i computer saranno diversi, tutta l’informazione necessaria a decodificare il dato potrà essere trovata dentro il medesimo archivio.

La digitalizzazione va avanti, ma nel frattempo Josef Aschbacher, direttore Esa dei programmi di osservazione della Terra, guarda al domani con una nuova proposta:

“Vogliamo iniziare nuovi progetti, vorremmo combinare meglio le scritture vecchie con i dati nuovi. Per esempio nella Bibbia è pieno di immagini di storie e deve essere interessante vedere quei luoghi col satellite, per osservare come sono oggi. E’ ancora solo un’idea, ma ci stiamo lavorando”.

2018-04-20T12:17:31+02:00