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A Milano la commemorazione del generale dalla Chiesa: “La speranza diventi storia”

MILANO – “L’impegno nelle scuole è la più grande eredità che ci ha lasciato Carlo Alberto dalla Chiesa”, così il procuratore capo della Repubblica di Torino Armando Spataro durante la commemorazione tenutasi a Milano in occasione del 36esimo anniversario dell’uccisione di Carlo Alberto dalla Chiesa, prefetto di Palermo, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente […]

4 Settembre 2018

MILANO – “L’impegno nelle scuole è la più grande eredità che ci ha lasciato Carlo Alberto dalla Chiesa”, così il procuratore capo della Repubblica di Torino Armando Spataro durante la commemorazione tenutasi a Milano in occasione del 36esimo anniversario dell’uccisione di Carlo Alberto dalla Chiesa, prefetto di Palermo, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo.

Parole di ricordo e memoria viva pronunciate di fronte al folto pubblico che si è riunito ieri, 3 settembre, ai piedi del Monumento al Carabiniere eretto nella centralissima piazza Diaz.

“Era persona di estrema correttezza, capace di rispettare le competenze di tutte le istituzioni che operavano nel contrasto alle criminalità organizzate. Un uomo al quale dobbiamo tanto. Il primo uomo con responsabilità istituzionale a recarsi nelle scuole a spiegare cos’è la mafia. E nessuno lo può ricordare con atteggiamento retorico”.

La retorica della memoria e nell’impegno è proprio il pericolo da cui il procuratore vuole mettere idealmente in guardia il mondo dell’antimafia, dai magistrati ai giornalisti ai politici ai membri delle associazioni, rimarcando invece come la direzione da seguire sia quella della conoscenza: “Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino sono persone che hanno voluto conoscere e capire con ostinazione. I ragazzi sappiano che la strada può essere più lunga, purché si rispetti la dignità altrui. Compresa quella dei migranti. E basta con le bugie come quelle che vogliono la mafia gestire il traffico di immigrati clandestini che sono terroristi”.

Dalla Chiesa uomo delle istituzioni, dalla Chiesa padre, come ricordato nelle letture proposte dai ragazzi del presidio universitario di Libera a Milano, ma c’è anche il dalla Chiesa “grande investigatore”, come ha sottolineato il Tenente Colonnello dei Carabinieri di Milano Paolo Abrate: “Le sue tecniche investigative vengono ancora da noi studiate e analizzate. Oggi l’Arma si avvale ancora della sua lettura della realtà”.

L’iniziativa non può che essere, nello stile di Libera, un abbraccio ideale ai famigliari delle vittime innocenti.

In piazza infatti sono presenti Emilia e Carlo dalla Chiesa, moglie e figlio di Nando dalla Chiesa, nel mentre impegnato a Palermo nelle commemorazioni del padre; Luca, Laura e Alice, figli di Paolo Setti Carraro, fratello di Emanuela, i quali leggono una lunga e commovente lettera scritta proprio in ricordo della zia mai conosciuta.

La speranza in un futuro diverso è il tema che accomuna le tre storie di vita e sul quale sono incentrati gli interventi coordinati da Lorenzo Frigerio di Libera Informazione.

In particolare quello del Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano: “La speranza è un modo di guardare la vita e può diventare storia solo se condivisa. Noi dobbiamo incontrarci nella speranza. Nello Stato, nella fiducia nelle istituzioni. Nella parola, per imparare a intenderci. Quando le parole diventano disprezzo la società si frantuma, invece la speranza richiede capacità di ragionamento e lucidità. La speranza richiede responsabilità. Ciascuno si senta protagonista nella costruzione della speranza. Il generale ci aiuti a non perder mai la speranza”.

2018-09-04T10:12:08+02:00