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Genova, un passo alla volta

GENOVA – La scuola media A. Volta si trova nella periferia occidentale della città di Genova, che qui chiamano Ponente ligure, e fa parte dell’Istituto Comprensivo Cornigliano. Per raggiungerla bisogna attraversare un ponte molto trafficato, specie in questo periodo, da cui si vede in lontananza il Ponte Morandi crollato lo scorso 14 agosto. La Volta […]

GENOVA – La scuola media A. Volta si trova nella periferia occidentale della città di Genova, che qui chiamano Ponente ligure, e fa parte dell’Istituto Comprensivo Cornigliano. Per raggiungerla bisogna attraversare un ponte molto trafficato, specie in questo periodo, da cui si vede in lontananza il Ponte Morandi crollato lo scorso 14 agosto. La Volta è una “scuola di frontiera”, come lo sono molte scuole di periferia, è multietnica, è spartana ma bella, e ogni giorno apre le porte al quartiere accogliendo centinaia di studenti, docenti, operatori e genitori in coda per i colloqui.

Quotidianamente questo istituto affronta tutte le sue sfide “un passo alla volta”. Così recita il primo murales che accoglie il visitatore, realizzato nel 2012 dagli studenti della scuola media A. Volta. E l’ultima di queste sfide è rappresentata proprio dal crollo del ponte che ha spaccato in due la città e aperto molte ferite anche in questa scuola. Per questa ragione, col sostegno della predide del Comprensivo Cinzia Baldacci e dei suoi colleghi, il prof di storia e geografia Pietro Bertino – che già da tempo anima progetti di scrittura creativa, di cittadinanza e legalità con Libera, di antirazzismo e inclusione, insieme ai suoi studenti – ha deciso di avviare il percorso di giornalismo studentesco promosso da Diregiovani “La scuola fa notizia. Se i giovani la scrivono i giovani la leggono”. Diregiovani, in collaborazione con IdO e Radio Jeans, su incarico del MIUR, accompagnerà tutte le scuole genovesi degli ambiti 1 e 2 aderenti al progetto “Genova. Un ponte per il futuro” nel percorso di giornalismo studentesco che ha lo scopo primario di aiutare i ragazzi e i docenti a rielaborare quanto accaduto, trovando le parole o le forme espressive più adeguate per fare sì che il trauma possa non lasciare segni indelebili. La narrazione come terapia, come balsamo che sana il dolore; il giornalismo come pratica di riappropriazione di luoghi un tempo cari ora feriti.

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2018-09-24T12:38:35+02:00