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Galimberti: “Intelligenza emotiva chiave per comprendere l’altro”

FIRENZE – L’intelligenza emotiva e’ una componente fondamentale nello sviluppo della psiche umana, ma il suo apprendimento e’ gravemente trascurato dal sistema scolastico italiano. Questa la tesi di fondo dell’incontro “Educazione Emozionale a scuola: il Metodo RULER”, che si e’ tenuto stamattina alla fiera Didacta a Firenze, con gli interventi della dottoressa Laura Artusio e […]

FIRENZE – L’intelligenza emotiva e’ una componente fondamentale nello sviluppo della psiche umana, ma il suo apprendimento e’ gravemente trascurato dal sistema scolastico italiano. Questa la tesi di fondo dell’incontro “Educazione Emozionale a scuola: il Metodo RULER”, che si e’ tenuto stamattina alla fiera Didacta a Firenze, con gli interventi della dottoressa Laura Artusio e del professor Umberto Galimberti. La dottoressa Artusio ha presentato il metodo RULER di educazione socio-emozionale (SEL), nato dal team della Yale University e adattato al contesto italiano dal 2013 da “PER Lab”.

Si tratta di un’innovazione metodologica destinata a tutto il personale docente, volta a sviluppare delle modalita’ didattiche alternative che possano stimolare l’intelligenza emotiva degli alunni. In particolare, il metodo punta sulle cinque abilita’ chiave dell’intelligenza emotiva: il riconoscimento, la comprensione, il vocabolario emozionale, l’espressione e le strategie di gestione delle proprie emozioni. Il tutto attraverso degli strumenti ludici e delle tecniche di comunicazione di gruppo.

L’intervento del professor Umberto Galimberti ha sottolineato l’importanza di questo tipo di apprendimento nella societa’ attuale, in cui i bambini sono spesso trascurati da genitori troppo oberati dal lavoro o altre occupazioni. “Oggi troppo spesso l’apporto genitoriale e’ fallimentare, i genitori non hanno piu’ tempo di rispondere alle domande filosofiche dei bambini, ai loro mille perche’, e spesso le parole mancate vengono sostituite da montagne di giocattoli”. Tale deficit educativo produce, secondo il filosofo, una serie di effetti negativi: da una parte un analfabetismo affettivo diffuso, dall’altra “il rapido appagamento offerto dal giocattolo impedisce ai bambini di annoiarsi, quando invece dovrebbero trovarsi in situazioni noiose per elaborare poi, in modo creativo, degli stratagemmi per divertirsi”.

Galimberti ha poi spiegato la differenza fra istruzione ed educazione: la prima e’ una mera trasmissione di saperi, mentre la seconda e’ cio’ che permette ai bambini di sviluppare una personalita’ coerente, passando dallo stato pulsionale a quello emotivo e infine sentimentale. “L’educazione emotiva e’ cio’ che piu’ scarseggia nel sistema scolastico italiano, quando un ragazzo rimane impantanato nello stadio pulsionale il rischio e’ che sviluppi forme di violenza e bullismo, perche’ la pulsione non si esprime in parole, ma solo in gesti e azioni”.

Come si potrebbe intervenire per migliorare questa situazione? “Innanzitutto limitando il numero di alunni per classe, fino a un massimo di quindici studenti; ma soprattutto ci vorrebbe una formazione specifica per i professori, che dovrebbero essere scelti anche in base a criteri emotivi e non solo conoscitivi. Se una persona non e’ empatica e coinvolgente non puo’ fare il professore, e’ qualcosa che non si puo’ imparare”. Infine, secondo Galimberti, la scuola oggi pensa troppo a dotarsi di lavagne elettroniche e altre strumentazioni tecnologiche, quando invece “dovrebbe essere strapiena di letteratura, soprattutto di romanzi, che permettono di definire le proprie emozioni immedesimandosi nella vita degli altri; il razzismo nasce proprio dall’incapacita’ di riconoscersi nell’altro, e su questo dobbiamo intervenire oggi piu’ che mai”.

2018-10-19T17:41:29+02:00