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Emanuele Belloni canta le “Cose più buone” del carcere di Rebibbia

Il videoclip del graphic designer di Manchester Matthew Watkins anticipa l'uscita di "Tutto Sbagliato", l'album dell'artista fuori il 23 novembre

Emanuele Belloni canta le “Cose più buone” del carcere di Rebibbia

Il videoclip del graphic designer di Manchester Matthew Watkins anticipa l’uscita di “Tutto Sbagliato”, l’album dell’artista fuori il 23 novembre

Roma – Quante cose succedono dentro a un carcere, quante cose fanno, dicono e pensano i detenuti nel loro microcosmo parecchio lontano dai nostri occhi? Emanuele Belloni, a modo suo, prova a raccontarci – in musica – la visione di un vissuto condiviso e partecipato con un gruppo di detenuti. Ascoltatevi “Solo cose più buone”, il singolo che anticipa “Tutto Sbagliato”, il nuovo disco dell’artista in uscita il 23 novembre per Squilibri Editore. Un album con un’attenzione particolare al mondo della detenzione, un viaggio in musica e un viaggio che la musica ha guidato dentro il carcere romano di Rebibbia.

«L’odore della minestra è disgustoso. Lo porto tutti i giorni tra i reparti e tutti i giorni i reparti lo rifiutano. Preferiscono cucinare con quello che comprano. E allora li rivedo tutti: Socrate, Galileo, Silvio Pellico, Enzo Tortora e sì, vedo solo cose più buone», racconta il cantautore di questo brano.

Una ballata romantica quella di Emanuele Belloni spezzata all’improvviso dalla voce rappata di Mauro Armuzzi, detenuto presso il carcere di Rebibbia, che racconta le sue cose più buone:

«Senza troppe storie vedo solo cose buone di chi non vive e non sa tremare, di chi è curioso e prova a lottare, di chi non ha paura di sbagliare e vola alto con un soffio d’amore».

La detenzione non è la colpa, neppure la pena ma una fase di riflessione che ciascun carcerato affronta come un ‘romantico eroe’.

Ad animare i personaggi e le loro paure ci pensa la matita di Matthew Watkins, graphic designer di Manchester trapiantato in Canada: il videoclip verticale (ideale per una visione su cellulare) taglia come in una fessura il punto di vista rubato di quello che accade in una cella, tra complicità e sfottò, tra momenti di solitudine e di paura.

2018-11-07T15:52:48+01:00