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OSIRIS-Rex pronta ad incontrare l’asteroide Bennu [VIDEO]

Dopo la storica missione Rosetta che ci ha portato a tu per tu con una cometa, siamo pronti a rivivere le stesse emozioni con OSIRIS-Rex (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) che arriverà nei pressi di un asteroide. 101955 Bennu è un asteroide Apollo del Sistema solare. È stato scoperto l’11 settembre 1999, […]

3 Dicembre 2018

Dopo la storica missione Rosetta che ci ha portato a tu per tu con una cometa, siamo pronti a rivivere le stesse emozioni con OSIRIS-Rex (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) che arriverà nei pressi di un asteroide.

101955 Bennu è un asteroide Apollo del Sistema solare. È stato scoperto l’11 settembre 1999, nell’ambito del programma LINEAR. Le sue caratteristiche ne permettono la classificazione tra gli asteroidi carbonacei di tipo B.

Inizialmente identificato con la designazione provvisoria 1999 RQ36, nell’aprile 2013, a seguito della scelta di porlo come obiettivo della missione OSIRIS, ha ricevuto la denominazione definitiva con riferimento all’omonima divinità minore egizia.

Bennu è un oggetto facilmente raggiungibile, su un’orbita non inclinata rispetto al nostro pianeta con un diametro di circa 500 metri. Queste caratteristiche hanno fatto di questo asteroide un bersaglio ingegneristicamente sicuro e scientificamente interessante.

La missione OSIRIX-Rex, della durata complessiva di sette anni, è nata in casa Nasa, seguita principalmente della University of Arizona e gestita dal Goddard Center, e a cui ha lavorato anche l’agenzia spaziale canadese. Nel progetto ci sono dei co-investigator di altri Paesi, tra cui tre italiani dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf), Elisabetta Dotto, John Robert Brucato e Maurizio Pajola.

OSIRIS-REx è partita a bordo di un vettore Atlas V, dalla base di Cape Canaveral in Florida, quando in Italia era l’1:05 dell’9 settembre 2016.
In comune con Rosetta, la missione Osiris Rex ha lo studio della superficie di un corpo celeste che ha visto nascere il Sistema Solare ed è sopravvissuto fino ad oggi. Questa volta, però, non ci sarà nessun atterraggio come fu per il lander Philae.

OSIRIS-Rex si avvicinerà a Bennu il 3 dicembre quando in Italia saranno le 18 circa, per poi seguirlo nella sua orbita per un periodo di due anni e quindi avvicinarsi alla superficie del corpo celeste per prelevarne attraverso un braccio robotico un campione incontaminato di regolite carbonacea di almeno 60 grammi.

Per capire dove è più opportuno cercare, la Nasa si è affidata all’italiano Pajola, già membro del collaudato team di Rosetta. Il progetto di Pajola, supportato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), quantificherà la distribuzione superficiale e la densità di massi e sassi su tutta la superficie dell’oggetto per poi aiutare la selezione di siti adatti al campionamento, che dovrebbe avere un’entità compresa tra i 60 grammi e due chili di materiale da far tornare poi sulla Terra entro il 2023.

E’ lo stesso Pajola a spiegarci come avverrà il prelievo dal suolo dell’asteroide.

Ci sarà un braccio robotico di tre metri e mezzo che viene esteso dallo spacecraft e allungato, come se fosse un braccio umano- chiarisce-. Sulla parte che entrerà in contatto con Bennu c’è una specie di aspirapolvere dal diametro di circa 30 centimetri. Sul braccio è presente del gas ad alta pressione, quindi una volta che questo cerchio viene a toccare la superficie stessa, viene sparato del gas in pochissimi secondi che fa sì che ci sia una turbolenza interna, la polvere viene alzata e poi si infila nella struttura interna del cerchio che viene appoggiato. In questa manovra di touch and go, poi, il braccio si allontanerà, lo spacecraft osserverà se c’è un quantitativo sufficiente di grani, di polvere, di sassetti e solo dopo averlo validato verrà inserito nella capsula, verrà chiuso e si allontanerà per ritornare sulla Terra”.



Al termine della manovra, la sonda inizierà il suo viaggio di ritorno verso la Terra, che raggiungerà il 24 settembre del 2023.
Nella fase di avvicinamento al nostro pianeta la sonda rilascerà una capsula contenente il campione raccolto che atterrerà nel deserto dello Utah (Stati Uniti). Una volta a terra, il campione sarà trasportato al Nasa Johnson Space Center per essere preservato e per le future analisi dei suoi costituenti, della loro distribuzione e della sua storia.

Dopo la missione Rosetta prosegue quindi la ricerca sugli asteroidi. Con Osiris Rex si punta a mappare le proprietà globali, chimiche e mineralogiche di un asteroide carbonaceo primordiale per caratterizzare la sua storia geologica e dinamica. Ma anche a misurare l’effetto Yorp di un asteroide potenzialmente pericoloso e individuarne le proprietà che contribuiscono a tale effetto; Bennu, infatti, è considerato potenzialmente pericoloso perché secondo le stime, che aveva elaborato l’astronomo italiano Andrea Milani dell’università di Pisa, scomparso pochi giorni fa, ha una possibilità su 2.700 di colpire la Terra nei prossimi 200 anni.

La Nasa, come per la missione InSight della scorsa settimana, ha organizzato una diretta per seguire tutte le fasi di avvicinamento di OSIRIS-Rex a Bennu.



La manovra TAG-SAM di Osiris-Rex

La manovra TAG-SAM, ossia Touch-And-Go Sample Acquisition Mechanism, è il sistema ideato per la fase più sensibile della missione. Una volta raggiunto l’asteroide, infatti, verrà usato un meccanismo “mordi e fuggi”: evitando di avvicinarsi troppo alla superficie, Osiris calerà un lungo braccio dall’alto; questo sarà dotato alla sua estremità di un dispositivo che, toccata la superficie,  agiterà il suolo con un getto ad alta pressione di azoto, spingendo il materiale attraverso dei grandi filtri.

Sarà una sorta di rimbalzo che durerà in tutto 5 secondi. Un frammento di tempo microscopico per un salto incalcolabile nel progresso della scienza. Quando nell’ultima fase, prevista per il 2023, Osiris manderà una capsula a Terra con i preziosi 60 grammi di materia extraterrestre – il più grande campione prelevato dall’uomo dopo le missioni lunari – le analisi dureranno decenni. “Troveranno risposta- assicura Dante Lauretta- non solo le domande che ci poniamo oggi, ma quelle che ci porremo nel futuro”.

 

OSIRIS-REx è dotata dei seguenti strumenti scientifici:

OSIRIS-REx Camera Suite (OCAMS) indica il sistema di fotocamere della sonda. Si compone a sua volta di tre strumenti principali:

– PolyCam – fotocamera associata ad un telescopio di 8 pollici di diametro; sarà utilizzata per l’acquisizione delle immagini nella fase di avvicinamento all’asteroide e, successivamente, per quelle ad alta risoluzione della superficie;

– MapCam – sviluppata allo scopo di individuare eventuali satelliti presenti o fenomeni di sgasamento (outgasing) dalla superficie;

– SamCam – riprenderà in modo continuo il recupero del campione dalla superficie dell’asteroide.

OSIRIS-REx Laser Altimeter (OLA) è un altimetro laser e sarà utilizzato per ottenere una mappa topografica completa della superficie dell’asteroide

OSIRIS-REx Visible and IR Spectrometer (OVIRS) è uno spettrometro operante nelle lunghezze d’onda del visibile e dell’infrarosso.

OSIRIS-REx Thermal Emission Spectrometer (OTES) è un secondo spettrometro, operante nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso termico

Regolith X-ray Imaging Spectrometer (REXIS) è uno spettrometro operante nei raggi X

Touch-And-Go Sample Acquisition Mechanism (TAGSAM) è il sistema di raccolta del campione dalla superficie dell’asteroide.

2018-12-03T20:11:37+01:00