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Nino D’Angelo e Livio Cori

Gaetano D’Angelo – in arte Nino D’Angelo – cantautore, attore, produttore discografico e regista, nato a San Pietro a Patierno (un quartiere periferico di Napoli), ne ha fatta di strada… Una carriera che è stata sempre in crescendo, dal debutto del 1976 con il disco “’A storia mia (‘o scippo)” al più recente grande evento, […]

Gaetano D’Angelo – in arte Nino D’Angelo – cantautore, attore, produttore discografico e regista, nato a San Pietro a Patierno (un quartiere periferico di Napoli), ne ha fatta di strada…
Una carriera che è stata sempre in crescendo, dal debutto del 1976 con il disco “’A storia mia (‘o scippo)” al più recente grande evento, lo spettacolo “Memento/Momento per Sergio Bruni”, che lo ha visto protagonista al Teatro San Carlo di Napoli la sera del 21 ottobre 2013, e a cui hanno collaborato i Maestri Roberto De Simone e Mimmo Paladino: un’avventura che ha conquistato critica e pubblico, coniugando l’anima più popolare con quella nobile della cultura partenopea.
Ma torniamo agli esordi, a quel giovane ragazzo con il caschetto biondo (che lo caratterizzerà per tutti gli anni ’80) che, prima di ‘sfondare’ a Napoli, riscuote il suo primo grande successo a Palermo. Il 45 giri di esordio, “’A storia mia (‘o scippo)”, pubblicato grazie all’aiuto della famiglia e venduto dallo stesso Nino con il metodo del ‘porta a porta’, riscuote un tale successo che, ben presto, diventa una sceneggiata (ne seguiranno tante altre): anche Mario Merola lo nota e lo designa quale erede. Il fenomeno D’Angelo comincia ad allargarsi in tutto il Meridione. I film che lo vedono protagonista, e che prendono spunto dai suoi brani, diventano “cult” per gli amanti del genere: “Lo studente”, “L’Ave Maria”, “Tradimento e giuramento”, lo fanno balzare agli onori della cronaca e le grandi distribuzioni cominciano a corteggiarlo.
Il grande successo popolare arriva nel 1981 con “Nu jeans e ‘na maglietta”: la canzone lo consacra come il nuovo esponente della musica napoletana; l’album vende più di un milione di copie, e il successivo film, diretto da Mariano Laurenti, contende il primato italiano d’incasso al celeberrimo “Flashdance”. Nino D’Angelo è oramai nel cuore di migliaia e migliaia di ragazzi del Sud che si riconoscono in lui, nel suo modo spontaneo di porsi, senza “giacca e cravatta” (come poi scriverà qualche anno dopo). Nel 1986 Gianni Ravera lo invita al Festival di Sanremo, il brano “Vai” è ancora oggi uno dei testi più amati dal pubblico, quel pubblico che è il punto di forza di Nino. Agli inizi degli Anni 90 Nino va in depressione anche per la morte dei genitori. Opta per un cambio di look repentino (via il caschetto) e per una scrittura che non lo porta più a comporre canzoni prettamente d’amore, ma soprattutto storie di vita quotidiana. Cosi pubblica gli album “E la vita continua” (1991) e “Bravo ragazzo” (1992). La svolta definitiva è del 1993 con il progetto “Tiempo”, in cui Nino indaga su storie ricche di contenuti sociali. A ‘promuovere’ il nuovo percorso artistico è anche il saggista e critico letterario Goffredo Fofi, fino ad allora sempre ‘avaro’ di complimenti verso Nino, e che presenta l’ex scugnizzo alla regista Roberta Torre, dando inizio ad un prezioso sodalizio, diviso artisticamente in due fasi: nella prima, la drammaturga lombarda presenta al Festival di Venezia “La vita a volo d’angelo”, trasposizione cinematografica della storia di Nino. Nella seconda, l’eclettico duo riesce a far centro con un’opera cinematografica che, oggi, è parte della storia del grande schermo: il film “Tano da morire” (1997), di cui Nino realizza la colonna sonora, aggiudicandosi premi su premi, “David di Donatello” (miglior musicista), “Globo d’Oro”, “Ciak d’Oro” e “Nastro d’Argento” (miglior musica), nell’anno de “La vita è bella”, che si aggiudica ‛solo’  l’Oscar. A quasi 40 anni, Nino D’Angelo resta letteralmente ‛folgorato’ dalle sonorità care a Peter Gabriel. Siamo di fronte ad una nuova svolta artistica, che gli permette di coniugare la melodia popolare con le sonorità ai confini del jazz e della musica etnica, la canzone napoletana con un certo tipo di ‛world music’. Pubblica così album che sono il manifesto del nuovo percorso, da “’A nu pass’ d’a città” (1997) a “Terranera” (2001) con brani che diventano capisaldi della sua discografia (“Senza giacca e cravatta” e “Jesce sole”, per citarne un paio), e porta il tour “Terranera” in alcuni dei centri periferici della Campania, con l’obiettivo di cantare nei luoghi dove la musica non arriva mai. Altri capitoli importanti saranno “‘O schiavo e ‘o rre” (2003), “Il ragù con la guerra” (2005) e “Gioia nova” (2007). Il 2002 è un altro anno importante per Nino: è nel cast del film “Il cuore altrove” di Pupi Avati. L’interpretazione magistrale gli fa conquistare il “Premio Flaiano”. Nel 2006 viene nominato direttore artistico del Teatro Trianon Viviani di Napoli che, grazie al suo lavoro, in poco tempo mette in piedi stagioni esaltanti e diventa il punto importante di aggregazione culturale non solo per il quartiere di Forcella, ma per tutta la città.

Livio Cori, classe 1990, è una delle voci più intense e sorprendenti della nuova scena partenopea. Originario dei Quartieri Spagnoli, fin da subito scopre la cultura hip hop americana grazie alla sua passione per il basket e si avvicina alla scena musicale napoletana. Appena quattordicenne inizia a scrivere le prime rime e studia canto e armonia, nel 2015 esce il singolo “Tutta la notte” che conquista il premio MEI come miglior nuovo artista Hip Hop. Nel 2017 esordisce come attore nella terza stagione di Gomorra. Il brano “Surdat”, scritto dallo stesso Livio Cori durante le riprese della fiction, viene inserito nella colonna sonora della serie e racconta la paranza dei bambini e la camorra con un verismo che colpisce per intensità e linguaggio. Nel brano confluiscono tutte le influenze musicali dell’artista dalla storica scena hip hop napoletana (La famglia, Co’sang, 99 Posse) alle nuove tendenze internazionali trap e r’n’b. Nel 2019 esce per Sugar il suo album d’esordio.

2019-01-30T16:15:05+01:00