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Binge drinking, per 4 mln di italiani eccesso nel weekend

Intervista a Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol

ROMA – Degli 8,6 milioni di consumatori di alcol a rischio in Italia, giovani, donne e anziani risultano le categorie maggiormente esposte. I numeri parlano di “2.7 milioni di anziani, attribuibili alla fascia degli over 65, di circa 700mila minori tra gli 11 e i 17 anni, che divengono 1 milione e mezzo se allarghiamo la fascia d’età fino ai 24”. Così Emanuele Scafato, dell’Istituto Superiore di Sanità e direttore dell’Osservatorio nazionale alcol (Cnesps), intervistato dall’agenzia Dire durante l’Alcohol Prevention Day a Roma.

In Italia, un’unità alcolica equivale a 12 grammi e “il consumo giornaliero si dovrebbe generalmente attestare su due bicchieri per gli uomini e uno per le donne, se di sana e robusta costituzione”. Invece purtroppo, spesso non si e’ consapevoli che l’eccesso “non è solo quello quotidiano ma riguarda anche coloro che eccedono durante il fine settimana”. Il fenomeno si chiama ‘binge drinking’ e “caratterizza ormai 4 milioni di italiani, con un picco tra i 18 e i 24 anni”.

Questo, a detta di Scafato, ci rende “la misura dell’incapacità da parte delle generazioni dei baby boomers, che ora hanno dei figli, di trasmettere un modello di moderazione che loro stessi non hanno avuto. I quarantenni di oggi hanno avuto gli stessi problemi del ‘bere per ubriacarsi’ e del consumo a rischio, per cui- ha continuato Scafato- il trasferimento del sano modello di moderazione mediterraneo e’ diventato alquanto difficile”.

Complici soprattutto, secondo il direttore, “le pressioni mediatiche e gli investimenti pubblicitari, come anche la sponsorizzazione di eventi culturali e musicali che fanno dell’alcol un valore”. Elementi che hanno contribuito allo sviluppo di “modelli del bere, che non rientrano nel consumo moderato e nel controllo formale e informale della società. Oggi mancano gli anticorpi sociali che possono consentire di contrastare la mala movida”. Con riferimento alle donne, ha aggiunto che, “superato un bicchiere al giorno, aumenta di circa il 27% il rischio di cancro alla mammella”.

Per giovani e anziani si stima invece che, i primi, se minorenni, rappresentano almeno il 10% dei 39mila accessi al pronto soccorso per intossicazione alcolica e che, per quelli fino ai 29 anni, la prima causa di morte risulta essere l’alcol alla guida. “Bisogna intervenire nelle scuole, nei contesti sportivi, nei luoghi frequentati dai giovani che non vanno dal medico quanto gli adulti”. Per gli anziani, invece, il medico è la soluzione primaria ma questo “non può blandire l’anziano e dirgli ‘bevi un bicchiere perché fa bene al cuore’.

Gli over 65- ha spiegato il direttore- prendono farmaci, hanno diverse malattie e se anche un bicchiere facesse bene al cuore, e non fa bene, fa male ad oltre 220 patologie, tra le quali il cancro”. Inoltre, per questa categoria, il consumo a rischio, “aumenta l’incidentalitàdomestica, i problemi relativi alla capacita’ cognitiva e le possibili interferenze con i farmaci”. L’Organizzazione mondiale della sanità ha come motto in materia di alcol ‘less is better’ ma il direttore la considera una definizione ancora troppo generica, “bisogna dare risposte differenti rispetto alle differenti categorie”.

Intercettare precocemente il rischio è importante, e tra gli strumenti preventivi in materia, “i medici devono chiedere, bevi?, con quale frequenza?, ti capita spesso di intossicarti?”. Questo metodo, utilizzato in tutto il mondo prende il nome di ‘audit’ e “a seguito delle domande- ha spiegato Scafato- si elabora un punteggio che, se è superiore a 4 nelle donne e a 5 negli uomini, definisce che probabilmente la persona ha un problema di alcol che non deve essere trascurato”. Altro metodo è quello del ‘counseling breve’, un intervento di 5 minuti di sensibilizzazione che “permette di incrementare la consapevolezza dell’individuo sui rischi alcol-correlati, perché il concetto personale di moderazione differisce sempre dai minimi stabiliti da legge e sanità”.

Per fare prevenzione, ha concluso Scafato, “dobbiamo ricordare un unico elemento: l’alcol è un tossico, un antinutriente e un cancerogeno e se si eccedono i 5 bicchieri il consumo passa dall’essere ‘consumo a rischio’ a ‘consumo dannoso’. Non è un caso che il picco di mortalità legato alla cirrosi epatica riguardi per il 60% la patologia come conseguenza di un consumo eccessivo, quando invece oggi, la causa virale è stata spiazzata”. 

2019-05-15T14:28:33+02:00