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Mafie, studenti del ‘Volta’ di Milano: “Sappiamo riconoscerle e vogliamo impegnarci”

Il risultato di un sondaggio promosso dai ragazzi

MILANO – Si aspettavano risultati scoraggianti e si sono dovute ricredere. Mercedes Vitali e Elena Tagliabue, in rappresentanza della redazione del ‘Giornalotto’- il giornale del liceo ‘Volta’ di Milano fondato nel 2002- hanno raccontato a diregiovani.it gli esiti di un sondaggio creato da loro e somministrato ai compagni di scuola su conoscenza e percezione di mafie ed ecomafie. Sorprese, dunque, a partire dal numero dei rispondenti: “Abbiamo semplicemente fatto circolare il sondaggio nei gruppi whatsapp della scuola e ci siamo ritrovate un campione di 240 risposte, quasi 1 studente su 6. E soprattutto del primo anno”.

Ma sorprese anche dalla qualità di certe risposte: “La cosa che ci ha stupite di più è stata vedere la lunghezza delle risposte alle domande aperte della parte conclusiva del sondaggio. Chiedevamo cosa si potesse fare per debellare la mafia, una domanda un po’ vaga se vogliamo, abbiamo ricevuto risposte molto puntuali e molto profonde. Vuol dire che possiamo veramente impegnarci, magari come hanno fatto i nostri compagni del liceo ‘Beccaria’ che hanno fondato un presidio scolastico”.

Sebbene la domanda ‘è possibile debellare la mafia?’ abbia effettivamente polarizzato il campione dei rispondenti- 50,2% no e 49,8% sì- gli studenti hanno poi scritto riflessioni di questo genere: “Bisogna abbattere ad ogni costo la corruzione negli ambiti politici e amministrativi dello stato, che straripano di favoritismi e mazzette, per portare tutto alla luce del sole. Educare i bimbi italiani alla consapevolezza di un cancro persistente per il paese che va debellato. Massimizzare la trasparenza in tutti i fenomeni burocratici ed economici (elidendo le circonlocuzioni inutili) onde evitare gli inciuci e gli accordi sottobanco, in pratica serve la volontà comune di cambiare le cose, promuovendo un’ottica di progresso basata sul bene comune e del futuro. Tuttavia ho il sospetto che sia un’utopia”.

“Mi piace pensare di si’, mi piace pensare che con un processo lungo e impegnativo tutti abbiano la forza e la voglia di mettersi in gioco- è un’altra delle risposte- per promuovere ed accettare una cultura antimafiosa, che è l’unico modo in cui si può davvero debellare e non solo arginare il fenomeno”. La risposta per un altro studente è “l’istruzione. Senza l’istruzione è, a mio parere, impossibile debellare il problema. Serve una campagna di sensibilizzazione sia nelle scuole sia in televisione. Inoltre dare più aiuto ai pentiti potrebbe favorire le confessioni”.

Una sorpresa, poi, il livello di conoscenza dei fenomeni indagati, mafie ed ecomafie. La quasi totalità dei rispondenti distingue correttamente boss mafiosi e vittime di mafia, un risultato non scontato perché non sempre raggiunto in altri questionari somministrati in passato agli studenti nell’ambito di studi promossi da note associazioni antimafia. Droga e appalti sono le prime due voci di guadagno delle mafie, il maxiprocesso è stato il piùimportante processo di mafia e la legge sugli ecoreati è del 2015. E’ residuale la quota di rispondenti che ritiene nulla o poco influente l’ingerenza delle organizzazioni mafiose nella vita politico-economica del paese e nessuno è più convinto che la mafia sia solo al Sud.

Tuttavia c’è un dato su cui Elena e Mercedes riflettono criticamente: “anche se si tratta di pochi studenti, ci ha colpito vedere come per alcuni i pentiti siano considerati codardi o traditori. Ci sembra un segnale preoccupante, vuol dire che la cultura mafiosa è riuscita in qualche modo a penetrare”. L’ultima parte del sondaggio indaga in modo particolare la percezione nel quotidiano. E anche qui le risposte “ci lasciano ben sperare”, dicono le ragazze. Quasi il 90% dei rispondenti dice di avere avuto a che fare con la mafia da vicino e di averla saputa riconoscere, come chi per esempio cita il caso della pizzeria vicina al ‘Volta’ che recentemente è stata sequestrata per sospetta attività di riciclaggio.

Merito di questa consapevolezza, stando al sondaggio, va alle scuole medie (la maggioranza dei rispondenti e’ infatti del primo anno di liceo) ma anche dello stesso liceo ‘Volta’, dove il 65% degli studenti dice di avere ricevuto proposte di attività sulla mafia; non meno, alla frequentazione di gruppi scout o a curiosità personale. Bene, dunque. Però, se quasi 200 studenti milanesi dicono di avere fatto esperienza da vicino della mafia o di fenomeni similari, forse qualcosa non va. E chi di dovere dovrebbe capire cosa. 

2019-05-24T15:01:38+02:00