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Terremoto in California: la faglia di Sant’Andrea e le conseguenze del Big One

Che cos'è la faglia di Sant'Andrea? E a quando il prossimo Big One?

La faglia di Sant’Andrea si sveglierà da un momento all’altro?
Con una magnitudo di 6.4, il sisma che ha colpito la California meridionale il 4 luglio è il più forte terremoto degli ultimi 20 anni in quell’area.
Il fenomeno ha risvegliato la paura di una imminente scossa ancora più grande, nota come “Big One“.

Il Big One

Il famigerato “Big One” è un terremoto di magnitudo 8.0 o oltre, che i sismologi si aspettano da un momento all’altro.
Un timer incerto per la “bomba” sismica più temuta d’America.

Cos’è la faglia di Sant’Andrea?

Vista dallo spazio, la faglia di Sant’Andrea si presenta come una lunga, stretta valle che marca l’incontro della placca nordamericana con quella pacifica.
Questa stretta frattura tra le due placche è quella che viene chiamata in geologia faglia.

Ma vista da vicino, in realtà, vi sono molte fratture che segnano la zona in cui le due piastre scivolano l’una verso l’altra.
Talvolta il confine è una zona di diverse faglie più piccole, che possono rompersi durante un terremoto.

Sul lato ovest della faglia (la placca pacifica) risiede la maggior parte della popolazione della California.
La placca del Pacifico si sta muovendo a nord-ovest di 8 centimetri ogni anno, e la placca nordamericana si sta spostando a sud di circa 2,3 cm all’anno.

La faglia di Sant’Andrea è nata circa 30 milioni di anni fa in California, quando la placca pacifica e la placca nordamericana si sono incontrate.

Invece di sbattere tra loro, le due placche iniziarono a scivolare una accanto all’altra ma in direzioni opposte, formando un tipo di faglia definito trascorrente.

Il loro lento scivolare ha prodotto uno spostamento lungo la faglia di almeno 563 km da quando si è formata.

La faglia di Sant’Andrea (o San Andreas) è profonda 32 km e lunga circa 1.287 chilometri e si estende dalla costa di Mendocino a sud alle montagne di San Bernardino e il Salton Sea verso nord.
I geologi dividono la faglia in tre segmenti: settentrionale, meridionale e una sezione centrale.

Il risveglio del Big One

I più grandi terremoti in California colpirono nel 1857 e nel 1906 lungo la faglia di Sant’Andrea.
Con il termine The Big One (“quello grosso”), gli americani si riferiscono a ogni grande terremoto in corrispondenza della faglia.
Il 9 gennaio 1857 si verificò il terremoto di Fort Tejon nel sud della California, con una magnitudo stimata di 8. Gli scienziati pensano che oggi, un sisma di tale grandezza nella stessa posizione danneggerebbe metà degli edifici di Los Angeles, distruggerebbe l’approvvigionamento idrico della città e ferirebbe più di 50.000 persone.

Dopo il terremoto di Fort Tejon, il 18 aprile 1906 si verificò quello di San Francisco, che ha innescato un incendio mortale nella città uccidendo circa 700 persone.
Il terremoto aveva una magnitudo stimata di 8.6 e ruppe la superficie terrestre per una lunghezza di 402 km, da San Juan Bautista a Capo Mendocino.

Da quel momento la faglia di Sant’Andrea è stata insolitamente tranquilla.

I sismologi hanno calcolato che è questione di pochi decenni prima di un nuovo Big One.
A rischio il segmento meridionale, dove non si verificano terremoti di intensità maggiore del 7° della scala Richter da quasi 300 anni.
Ed è proprio in questa zona, sede di metropoli come Palm Springs e San Bernardino, che è previsto l’arrivo del Big One.

Il nuovo Big One potrebbe avere un’energia tale da avere conseguenze peggiori rispetto al passato, quando il grande terremoto di San Francisco fece scivolare la faglia di circa 6,4 metri.

Le conseguenze disastrose del Big One

Le recenti previsioni limitano la possibile magnitudo massima del Big One a 8.0, con una stima di probabilità del 7% che un tale evento possa verificarsi nel sud della California nei prossimi 30 anni.
Tuttavia, in questo periodo, c’è una probabilità del 75% di un sisma di magnitudo 7.0.

Escluso a priori un terremoto di magnitudo 9.0 o superiore: terremoti di queste dimensioni sono generalmente confinati in regioni della Terra dove avviene la subduzione – ossia una placca tettonica scivola sotto un’altra – come, ad esempio, in Cile e in Giappone.
La situazione tettonica in California è diversa. Qui, due piastre scorrono l’una accanto all’altra.

Mentre grandezze di 7.0, 8.0 e 9.0 potrebbe sembrare poco diverse, l’energia che tali eventi potrebbero scatenare varia in modo significativo.
Un evento di magnitudo 9.0 rilascia 32 volte più energia di un sisma di magnitudo 8.0 e 1.000 volte più energia di uno di magnitudo 7.0.

Ovviamente, sia un terremoto 7.0 o 8.0, il danno è inevitabile.

Con ogni probabilità, la faglia di Sant’Andrea è in grado di generare un terremoto significativo in un futuro non troppo lontano.

Nel tentativo di comprendere gli effetti del Big One nel sud di Sant’Andrea, l’US Geological Survey ha modellato uno scenario di magnitudo 7.8 con lo slittamento di 2-7 metri, per rappresentare le tensioni che si sono accumulate nella zona dopo l’ultimo grande evento.

Il bilancio complessivo di morti è stimato a 1.800 persone.
E proprio quando le cose sembrerebbero non poter andare peggio, l’evento principale destabilizzerebbe la tettonica della regione a tal punto che inizierebbe una serie di scosse di assestamento potenzialmente potenti.
Dimenticate tsunami e voragini profonde che si aprono in stile hollywoodiano, ma aspettatevi tremori violenti, danni agli edifici, incendi e impatti economici diffusi.

2019-07-05T14:47:13+02:00