Roma – Se non l’avete fatto correte a vedere The Get Down. La serie creata da Baz Luhrmann è su Netflix da ormai qualche anno e – forse – non se n’è parlato abbastanza. Le due stagioni regalano un viaggio appassionante e realistico nella New York degli anni Settanta, in un South Bronx che brucia e fa male. Là, dove tutto sembrava morire, tra droga, gang e prostituzione, hanno preso vita generi musicali, graffiti e break dance. Ora l’hip hop è ovunque ed è parte fondamentale del pop: non perdetevi l’occasione di capire molto di quello che è stato. Gli unidici episodi di The Get Down danno voce a un capitolo potente di storia della musica. Dov’è nato l’hip hop e come? Chi è Grandmaster Flash? È proprio lui ad aver rivoluzionato l’arte del djing, cambiato l’hip hop, dato vita ai Furious 5 oltre ad essersi inventato serate in cui mescolare più generi insieme. Tra block party, le feste hip hop nate per le strade del Bronx (NdR), e i templi della disco music, The Get Down mette in scena la verità. È nella miseria della periferia e nel pieno della crisi economica di un’epoca che l’hip hop cresce suonando solo con i dischi, senza drum machine e campionatori. Tra il 1977 e il 1978 la musica ha rappresentato un sogno e un antidoto al male, è stata un’arma di difesa contro tutto e tutti diventando – per alcuni – un riscatto sociale e culturale.
https://youtu.be/IS0SHZqkEfI
La serie ruota attorno a un gruppo di ragazzi del South Bronx, in uno scenario dove la musica non si limita a salvare il mondo, ma a cambiarlo completamente. Tra passi di danza, bombolette spry e sogni prendono forma le storie e le voci di Ezekiel “books” Figuero (con i The Get Down Brothers) e Mylene Cruz. I due troveranno la loro strada sfuggendo e combattendo bigottismo e criminalità, passando per il club CBGB, lo Studio 54 e l’appena edificato World Trade Center. Con loro vanno in scena le lezioni di musica di Grandmaster Flash, i regni e le crew dei DJ di tutta New York.