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Bullismo e cyberbullismo, magistrato Norzi all’ic ‘Dusmet-Doria’ di Catania

Incontro con i ragazzi di terza media per mettere in guardia dai rischi del web

CATANIA – Prevenzione prima di tutto, e quindi conoscenza dei fenomeni legati al web che possono ledere giovani che ancora presentano fragilità psicologiche: questo il leit-motiv dell’intervento del sostituto procuratore della Repubblica di Catania Andrea Norzi, stamane nell’aula ‘Cineforum’ dell’istituto comprensivo ‘C. Dusmet – A. Doria’ a Catania, quartiere di Librino.

Zona definita ‘a rischio’, dove la scuola è impegnata in tanti compiti educativi, non solo quelli strettamente connessi con l’istruzione. Erano in tanti ad affollare l’aula: gli studenti di una terza media in prima fila, con loro docenti e in particolare la referente per la legalità Agata Vinciguerra. In linea con quanto realizzato da anni, l’istituto ‘Dusmet-Doria’, in sinergia con l’associazione nazionale antimafia ‘Alfredo Agosta’ (maresciallo dei carabinieri ucciso dalla mafia nel 1982), presente con il figlio Giuseppe, ha invitato un magistrato in prima linea nel contrasto con i fenomeni di bullismo e cybercrime per un momento di diffusione della conoscenza di questi fenomeni criminali, per prenderne coscienza e prevenirli.

Il sostituto Norzi ha illustrato l’argomento, confrontandosi con i ragazzi che gli hanno rivolto domande e osservazioni, partendo dai dati dell’esperienza storica legata alle dinamiche dei gruppi sociali: il bullismo ha caratteristiche tipiche, che si ripetono nel tempo. L’effetto di queste condotte sono gravi: “ci sono ragazzi che non vogliono più andare a scuola, cominciano a stare male, se non addirittura a tentare di togliersi la vita”. Dal magistrato sono stati citati anche esempi concreti, come quel ragazzo, originario di Napoli, figlio di due operai, che, frequentando la scuola a Verona aveva vissuto momenti di emarginazione come quello accaduto in occasione del suo compleanno: “non c’era andato nessuno per la sua festa benché avesse invitato tutti i compagni- ha raccontato Norzi- per una settimana non era andato a scuola, la madre aveva
fatto presente che il ragazzo non voleva più andare a scuola perché quel giorno della festa era rimasto tutto il pomeriggio ad aspettare qualcuno e non è andato nessuno alla festa. Immaginate cosa ha provato questo ragazzino di 13-14 anni”.

Di qui, l’invito a prendere coscienza della condizione dell’altro, della vittima di simili episodi. “Bisogna mettersi nei panni dell’altro” ha detto Norzi. Non solo: c’è anche il fenomeno della diffamazione sul web, con percentuali in crescita di notizie false sui singoli studenti. “Si è rivelato quasi sempre- ha spiegato Norzi- che il bullismo è reso possibile non solo dai soggetti che sono i responsabili primari, da chi esclude, da chi tratta male, da chi fa lo scherzo pesante, ma dalla complicità di tutti gli altri. E questo è un altro passaggio su cui invito a riflettere”.

Insomma, l’atto di prevaricazione, di bullismo può avere di fatto dei complici, anche solo con un comportamento passivo.  Altre tematiche affrontate sono quelle legate ai rischi legati alle prime relazioni sentimentali, alle richieste che ne sono scaturire: al riguardo è stato ricordata la legge che punisce i video messi in rete per vendetta. Un anno fa, non a caso, a Catania era ‘girato’ in rete un audio virale – a sfondo sessuale – che una ragazza aveva mandato al proprio ragazzo, finito indebitamente in rete.

Il senso dell’iniziativa di questa mattina è stato spiegato dallo stesso magistrato: “il senso dell’iniziativa è quello di andare noi nelle scuole perché come insegnavano Falcone e Borsellino servono più insegnanti che poliziotti o magistrati. Dobbiamo fare sentire la presenza ai ragazzi dello Stato che non deve essere visto come lontano e bisogna spiegargli il senso di certe azioni, di certi comportamenti che possono avere conseguenze gravi”.

2019-10-17T15:24:47+02:00