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Shoah, la speranza dei ragazzi nei luoghi dello sterminio

Si conclude oggi il Viaggio della Memoria organizzato dal Miur

Auschwitz (Polonia) – Un’unica preghiera che abbraccia lingue e religioni diverse. Che unisce studenti, autorità e testimoni. Davanti ai resti del forno crematorio di Birkenau, ognuno intona il proprio credo, laico o religioso che sia. Ognuno cerca una risposta diversa davanti al simbolo dello sterminio nazista. Poi nasce un applauso, qualcuno lascia un fiore, qualcuno una pietra.

Con la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau si conclude il Viaggio della Memoria che ha portato più di cento studenti sui luoghi del l’olocausto. Ad accompagnare la loro visita, la testimonianza dei sopravvissuti Tati Bucci e Oleg Mandic che questa mattina ha detto:

“Ho avuto una bellissima vita grazie ad Auschwitz. Se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei cambiare della mia vita risponderei niente. Purché all’inizio ci sia Auschwitz. Perché sono proprio le cose brutte della vita il convincimento che la vita è bella”.

Oleg aveva 11 anni quando fu portato a Birkenau, Tati Bucci, tra i 15 italiani sopravvissuti, ne aveva appena 6.

“Non so perché io e mia sorella Andra siamo state risparmiate al gas. Forse ci avevano scambiate per gemelle- racconta ai ragazzi– oggi voi siete la nostra unica speranza”.

Una speranza che viaggia sulle gambe di Fabrizio, 17 anni, da Potenza:

“Noi siamo fortunati perché abbiamo la possibilità di venire qui, vedere tutto questo e sentire le testimonianze dei reduci- commenta alla Dire– Non tutti gli studenti hanno la stessa opportunità. Abbiamo studiato questi temi ma una cosa è studiare sui libri, una cosa è venire qui. Sentire i racconti dei sopravvissuti, sentire il freddo e capire cosa è successo”.

Ad intraprendere il viaggio della Memoria con gli studenti, anche la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, per la quale questa

“È una questione di emozioni ma soprattutto di conoscenza. Di non essere indifferenti e di combattere oggi, in Italia, ogni forma di razzismo, di intolleranza e di discriminazione perché stiamo vivendo un momento buio. Ma ho molta speranza che gli studenti ce la facciano ad essere adulti migliori di noi”.

Al termine della visita i ragazzi tornano ai pullman. Si comincia il viaggio di torno. Per Giovanni, 18 anni, sarà lungo, dovrà arrivare in Calabria:

“Adesso riporteremo nelle nostre scuole questa esperienza e queste emozioni, così potremmo sensibilizzare gli altri ragazzi affinché queste cose non avvengano più”.

2020-01-13T18:27:10+01:00