MILANO – Liliana Segre parla agli studenti di Milano e lo fa insegnando loro il significato di parole come paura, disperazione, separazione, fame, ma soprattutto pietà. Quella che ha capito di provare quando, all’età di 60 anni, è diventata nonna. E insieme ad essa ha imparato il perdono, grazie a cui è diventata “una donna libera”. E solo grazie a quella libertà, infine, è iniziato il suo lavoro di incommensurabile importanza come testimone degli orrori dei campi di sterminio nazifascisti dove fu deportata con il padre dal 1943 fino al giorno della liberazione il 27 gennaio del 1945.
Questa mattina la senatrice ha parlato agli studenti riuniti al teatro degli Arcimboldi di Milano per un incontro organizzato dall’associazione Figli della Shoah a cui ha preso parte anche la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina. Un incontro promosso dalla direzione generale per lo studente del ministero nell’ambito delle celebrazioni per il giorno della memoria, istituito 20 anni fa il 27 gennaio.
“Da nonna- ha detto durante il suo intervento – capii che io ero diversa dai miei carcerieri. Erano persone alle quali sin da bambini era stato insegnato l’odio nei confronti degli appartenenti alle cosiddette razze inferiori. Capii che ero più fortunata io ad essere vittima rispetto a loro che erano carnefici, imparai a provare pena per loro che non sarebbero stati nemmeno in grado di guardare in faccia i loro padri, io che il mio l’ho perso in quei campi. Solo allora capii che oro pronta a essere una testimone. E potevo esserlo solo senza le parole odio e vendetta”.
Niente risentimenti quindi per “chi era capace di tutto perché si considerava superiore”, così come oggi i bulli: “Sono loro che vanno curati- ha detto ancora Segre- non le loro vittime. La vittima è più forte del bullo ma deve trovare il coraggio di denunciare”. Quindi un appello ai ragazzi, custodi della Memoria, ma non solo: “Voi siete fortissimi. Avete dalla vostra quella gioventù che nessuno vi ridarà più. Basta con questa storia che l’adolescenza va protetta e che dovete vivere in una teca, siete voi che dovete essere forti con i vostri genitori, non aggrappatevi a loro. I vostri genitori hanno i loro problemi, di lavoro, familiari. Siate voi un sostegno per loro”.
E ancora, “andate in quei luoghi dove l’orrore è accaduto davvero- ha detto Segre- e andateci senza mangiare a colazione, e senza coprirvi troppo. Solo per avere una lontanissima sensazione di quello che vivevamo noi ogni giorno. Recupererete a pranzo e vi coprirete una volta risaliti sul pullman”. Infine la chiosa: “Molti ci chiedevano perché durante quei mesi tremendi non avevamo posto fine alle nostre agonie uccidendoci. Io rispondo sempre che a tenerci in vita era proprio il nostro amore per la vita. Anche se tanti mi augurano di morire presto, e vista la mia età so che questo accadrà, io amo la vita e mi dispiace lasciarla” ha concluso Segre.
AZZOLINA A SEGRE: LA SCUOLA È LA SUA SCORTA CONTRO ODIATORI
“I nostri docenti fanno un lavoro efficace e davvero importante nelle nostre scuole sul tema della Shoah. È l’evidenza del fatto che i ragazzi ascoltano, assorbono e reagiscono. E le dicono, con i loro doni e la loro vicinanza: siamo noi la sua scorta. La proteggiamo noi dagli odiatori”. Ha detto, rivolgendosi alla senatrice e sopravvissuta ad Auschwitz, Liliana Segre, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “Senatrice, me lo lasci dire- ha aggiunto- tutta la scuola si onora di essere la sua scorta. Saremo sempre al suo fianco. Contro ogni forma d’odio, di aggressione, contro ogni rigurgito negazionista. Contro ogni rigurgito fascista e nel nome della Costituzione repubblicana, spartiacque fra un prima, fatto di anni bui e decisioni indegne di un Paese civile, fra le quali annoveriamo anche le leggi razziali del 1938, e un dopo in cui il Paese ha deciso, nella sua Carta più importante, di voltare pagina e ripudiare la guerra e la dittatura”.