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Vivere nella mia famiglia è frustrante e opprimente. Sto uno schifo…

Salve, vivere nella mia famiglia è frustrante, opprimente e orribile. Non ricordo momenti belli con loro… questa cosa mi fa molto male. Ho sempre desiderato una famiglia “normale” dal momento che i miei sono separati quando io avevo 11 anni, e vivo con mia madre e mio fratello. Non ho mai avuto un buon rapporto […]

Salve, vivere nella mia famiglia è frustrante, opprimente e orribile. Non ricordo momenti belli con loro… questa cosa mi fa molto male. Ho sempre desiderato una famiglia “normale” dal momento che i miei sono separati quando io avevo 11 anni, e vivo con mia madre e mio fratello. Non ho mai avuto un buon rapporto con i miei, da quand’ero piccina e neanche ora, anzi è peggiorato tanto,  troppo. Mi sento sempre sola. Non mi sento parte della famiglia. In realtà non ho mai  fatto parte di qualcosa, non mi sono mai sentita parte di un gruppo non so” i metallari”,  “gli alternativi”, “gli strani” sono stata a contatto con tutti i gruppi dai più strambi ai più “normali” e mi sono sempre confrontata con quest’ultimi, ma comunque le mie ampie conoscenze a livello sociale, non ho mai fatto parte di un gruppo… non sono mai rientrata in una categoria specifica. Questo mi fa sentire come un contenitore vuote ricoperto da carne putrida, inutile, noiosa, una ruota di scorta  nonostante io mi reputo una persona abbastanza intelligente… non so come descriverlo, però so che è molto pesante come pensiero a causa di ciò mi svaluto molto, inoltre la vita diciamo che non mi ha aiutato … ho pensato molte volte al suicidio e ad incidenti che sarebbero potuti accadere in quel momento morendo, e alcune volte mi imbambolavo e immaginavo il momento in cui sarebbe successo…come un sogno che si ripeteva nei momenti di noia… Ora però credo che sia l’unica cosa positiva è che ho rivalutato una persona che mi stava affianco e ad inizio quarantena mi sono dichiarata e anche lui, come ogni rapporto ha cose positive e negative come il fatto di non poterlo vedere. Sunto di tutto ciò, sto uno schifo. 

Anonima


Cara Anonima, 
siamo contenti che tu abbia trovato la forza per scriverci nonostante il momento che vivi sia difficile, come racconti. Partiamo dall’assetto familiare: alcune decisioni che gli adulti, in questo caso i genitori, prendono, ricadono sui figli, senza chiedere il consenso, proprio perché fanno parte di un sistema pregresso al tuo arrivo nella famiglia. Per questo la decisione cui sono arrivati i tuoi genitori di separarsi è avvenuta in un momento in cui loro stessi si sono sentiti pronti a separarsi, sicuramente tenendo conto di te e tuo fratello, non è detto però che il loro tempo fosse anche il tuo tempo. Perciò c’è bisogno di una grande riorganizzazione quando viene a modificarsi il quadro familiare e un lavoro di tessitura di una trama comune che possa tenere vivi i punti di contatto tra tutti. Le domande che possono essersi affacciate alla tua mente meritano certamente di essere discusse e magari anche di trovare delle risposte. Gli adulti a volte presi dalla frenesia quotidiana danno per scontati dei passaggi, ma se c’è bisogno di tornare su alcuni discorsi per parlare di come ti senti, è importante dare voce a questo sentimento. Dalle tue parole emerge un desiderio di sentirsi parte di qualcosa, che ha molto a che fare con la costruzione dell’identità che in questi anni dell’adolescenza è un tema cruciale. Sono gli anni in cui sentirsi rappresentati da un genere musicale, come scrivi, una moda, un certo gruppo, una certa scuola, o essere in contrapposizione, aiuta a definirsi come persone, tuttavia in evoluzione. Pensa però alla libertà di non sentirsi incasellati e poter essere curiosi e creativi. Probabilmente il tuo “gruppo” a cui appartenere ti sta aspettando lì fuori e non appena ti sarai data l’occasione di conoscerti meglio lo individuerai. In questo particolare momento di isolamento sociale inoltre molte percezioni personali sono amplificate, non trovando riscontro nei dialoghi con gli altri.
Può esserti utile riflettere in quali aree ti senti così distante dai tuoi familiari, e quali sono i punti di contatto, riscoprire con loro le tue radici può aiutarti a capire da dove è nato il seme che ora si sta trasformando in un albero che non vede l’ora di far fiorire la sua chioma. Già perchè in questi anni dannati e affascinanti stai delineando, un passo alla volta, il tuo percorso. Non importa inciampare, fa parte del gioco, l’importante è rialzarsi e tu, aprendoti alla possibilità di un rapporto con un’altra persona, questo hai fatto, ti sei aperta alla vita in qualche modo. Dalla chiusura e dalla confusione hai deciso di buttarti e sperimentare, metterti in gioco, e questa è una grande prova di coraggio per te che dici che hai pensato al suicidio. Misurarsi con una sensazione di vuoto così grande da pensare di porre fine all’esistenza può nascere da uno stato di grande angoscia, come quella che tu descrivi. Evidentemente le risorse interne che possiedi ti hanno spinta a voler sperimentare ancora, anche se a volte è doloroso. Se ti viene in mente qualche persona a te vicina, di cui ti fidi, confidarti rispetto alle tue sensazioni, parlare aiuta a rimettere a posto anche le idee che a volte si affollano e ci sovrastano. 
Potresti anche pensare di rivolgerti ad uno psicologo per sperimentare uno spazio privo di giudizio in cui mettere a fuoco le tue risorse da attivare.
Speriamo di esserti stati d’aiuto. Se vuoi puoi tornare a scriverci o richiederci una consulenza telefonica.
Un caro saluto!

2020-04-23T14:54:11+02:00