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VIDEO | Genova, scuola dell’infanzia Teglia: “Famiglie ci siamo per voi”

Le docenti a Diregiovani: "Bambini devono continuare a vederci"

ROMA – “Il nostro motto è nessuno escluso, nel nome di una identità comune di istituto e attraverso una programmazione congiunta tra i plessi”.

Così a diregiovani.it le maestre di scuola dell’infanzia dell’istituto comprensivo genovese di Teglia (Genova), Franca Bevilacqua e Maddalena Volpicelli, che in una intervista hanno raccontato a diregiovani.it la loro didattica a distanza.

“Premettiamo che stiamo imparando un sacco di cose- dicono sorridendo Bevilacqua e Volpicelli, referenti rispettivamente dei plessi ‘Capitini’ e ‘8 marzo’- ma ci teniamo anche a dire che grazie alla lungimiranza della nostra dirigente scolastica Elena Tramelli noi ci siamo sentite sin da subito avvantaggiate nell’affrontare questa sfida. Ogni plesso infatti ha un’animatrice digitale che può aiutare docenti e famiglie in difficoltà, inoltre ‘Teglia’ ha una psicologa che offre servizio di sportello per tutto l’istituto, servizio che noi a differenza di altre scuole siamo riusciti a mantenere”.

“Certo, avviare la Dad non è stato facile- ammettono entrambe le maestre dall’esperienza pluridecennale- Noi lavoriamo al massimo delle nostre possibilità e coi nostri mezzi, dal momento che non siamo più rientrate a scuola, ma il nostro compito è accogliere richieste e bisogni e dobbiamo continuare a farlo. Tutte le maestre si sono messe in gioco, anche la collega di religione ora sta portando avanti attività laiche per tutti i bambini e dalle famiglie abbiamo ricevuto sempre massima disponibilità”.

Maestre e rappresentanti di sezione mantengono vivo il rapporto con le famiglie

“usando sempre e solo gli strumenti che le famiglie possono permettersi, niente piattaforme complicate- spiega Volpicelli. Parlando coi numeri contiamo circa 170 bambini dai 3 ai 5 anni, tra cui alcuni disabili, in contatto giornaliero con maestre, insegnanti di sostegno, operatori socio-assistenziali e mediatori culturali per superare le barriere linguistiche e culturali con le nostre famiglie di lingua araba”.

“Siamo entrate in punta di piedi nelle case dei nostri alunni proponendo piccole attività che possano fare anche coi genitori, come quelle del progetto contro la povertà educativa ‘La buona strada’ o altri lavoretti manuali con materiali di recupero; inviamo video con balletti e fiabe interpretati da noi; i nostri insegnanti di sostegno sono in costante contatto coi genitori per evitare casi di regressione; e poi organizziamo videochiamate per farci rivedere dai bambini”, raccontano Bevilacqua e Volpicelli.

“Più di tutto era fondamentale che noi continuassimo a farci vedere, per essere di supporto alle famiglie e ai bambini più in difficoltà. Contro il senso di abbandono che i bambini in questo periodo hanno in qualche misura provato, non bastava, a nostro avviso, che inviassimo alle famiglie filmati realizzati da sconosciuti. A volte è sufficiente un saluto con un vocale, un buongiorno, per ricucire il rapporto con gli alunni più arrabbiati, cosa che comunque richiede tempo” commentano quasi all’unisono le due docenti.

“Cosa mi ha dimostrato quanto sia importante la scuola per questi bambini?– risponde Volpicelli- è un aneddoto personale: un alunno che quando mi ha visto nello schermo ha baciato il telefono”.

2020-04-30T14:08:12+02:00