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Versari a maturandi: “Pandemia segno generazionale come sisma”

Il direttore dell'USR dell'Emilia-Romagna: "Chiusura anno a distanza scelta dolorosa ma necessaria"

ROMA – “Ripenso ad un altro giugno, quello del 2012, quando una vasta parte dell’Emilia, da Modena a Ferrara, fu squassata dal terremoto, il 20 e il 29 maggio”.

Stefano Versari, direttore dell’ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, scrive ai maturandi e alle maturande della sua regione per incoraggiarli e ed esprimere il dispiacere per questa fine dell’anno a distanza. Citando Tonino Guerra, poeta romagnolo di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita (“lo so che un uomo, a 50 anni, ha sempre le mani pulite e io me le lavo due o tre volte al giorno ma è quando mi vedo le mani sporche che io mi ricordo di quando ero ragazzo”) Versari torna con la mente ai giorni del sisma:

“Case, scuole, chiese e industrie furono devastate. Le vittime non furono tante quante la devastazione poteva portare, ma per coloro che persero i propri cari significò essere privati di ciò che conta. Anche in quell’anno ci trovammo a dovere ‘inventare’ come concludere l’anno scolastico e svolgere gli Esami di Stato. Anche allora gli studenti “maturandi” delle zone terremotate non svolsero le prove scritte e si limitarono ‘agli orali’, quasi tutti all’aperto. Non fu facile, anche perché molti degli studenti, dei loro docenti e famigliari, erano psicologicamente e materialmente ‘provati’ dal terremoto, che quotidianamente si ripresentava con il suo sciame sismico. Credo che per i maturandi di allora quell’Esame di Stato rappresenti un ricordo indelebile, un segno generazionale: noi che facemmo l’esame sotto i tendoni, mentre la terra tremava”.

“Ora che vi accingete a chiudere il vostro percorso scolastico- prosegue Versari- so bene che siete agitati da un’ansia di fondo. Certo, c’è la paura dell’Esame. C’è pure la tristezza di quello che avete vissuto in questi mesi e c’è il timore per il futuro verso cui vi volgete, coperto dalle nuvole minacciose della recessione economica. Queste difficoltà saranno il segno della vostra generazione: quando direte ai vostri figli ‘noi che abbiamo vissuto la pandemia del 2020 …’ dovrete potere aggiungere quello che ne avrete fatto, di questa esperienza. Cosa, camminando con le vostre gambe e ‘sporcandovi le mani’, avrete portato di buono nel mondo. Perché a tutte le generazioni, con prove più o meno gravose, tocca volgere il male in bene. Perciò ha grande significato anche il vostro studiare di questi giorni”.

Giorni di emergenza sanitaria da cui è possibile trarre insegnamenti, secondo il direttore:

“Fra i tanti possibili, un insegnamento è che nella vita è importante ‘sapere’ (conoscenza), ‘sapere fare’ (abilità) e ‘sapere essere’ (entrare in relazione con l’altro). Non è teoria. Senza queste competenze, sarebbero state salvate molte meno persone” commenta riferendosi ai lavoratori e alle lavoratrici che hanno corso in prima persona i rischi della pandemia.

“Per crescere in maturità umana, le difficoltà vanno evitate con personale responsabilità, ma non da soli- conclude poi– Anche per questo mi dispiace sinceramente che abbiate dovuto concludere la vostra esperienza scolastica reciprocamente lontani, senza potervi ritrovare. È stata una scelta dolorosa, presa per salvaguardare la salute di tanti”.

2020-06-08T14:30:51+02:00