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L’ascesa di un ragazzo di quartiere. Achille Lauro compie 30 anni

Il rapper festeggia un percorso che l'ha portato a essere uno degli artisti più amati del panorama contemporaneo

11 Luglio 2020

ROMA – Hitmaker, icona di stile e re della metamorfosi. Achille Lauro compie 30 anni. Il rapper, che continua a stupire ad ogni sua mossa, è nato l’11 luglio 1990 a Verona, per poi crescere a Roma. 

Dai look sorprendenti all’autobiografia senza filtri, passando per la carica di direttore creativo di un’etichetta discografica, Elektra Records. Lauro De Marinis – questo il suo vero nome – di strada ne ha di certo fatta. Ed è lui stesso a tirare un primo bilancio della sua vita. 

Ho firmato il più importante contratto discografico degli ultimi 10 anni. Dormivo su un materasso per terra – ha raccontato sui social – adesso scelgo in quale stanza passare la notte e con chi. Sto lavorando a 2 album. Con il primo ci divertiremo, con il successivo cambieremo la musica italiana”. Il primo è “1990” annunciato qualche giorno fa e destinato a sconvolgere con sette hit che lo stesso Lauro definisce “mondiali”.

Lauro diventa “Achille Lauro Immortale”

In copertina in versione barbie, l’artista dimostra ancora una volta di non avere paura di fare scelte sfrontate. Un’attitudine che ha fatto propria sin dai suoi primi lavori. “Achille Idol Immortale”, pubblicato con Roccia Music (la label che vede Marracash come colonna portante) docet. È il 2014 e Lauro arriva come un ciclone a scompigliare le carte del rap italiano. Il singolo più celebre di quel periodo è “Real Royal Street Rap” proprio con Marracash che campiona la sua “Badabum Cha Cha”.

La strada è il filo conduttore della rivoluzione Lauro. Achille rappa di quello che ha vissuto perché, come canterà dopo nel pezzo di Gemitaiz “Keanu Reeves”, “So’ il primo in Italia che quello che dice l’ha fatto”. La droga, i furti, il vivere in una comune con il fratello maggiore.

Il rapper non ha mai nascosto nulla al suo pubblico ed è forse l’effetto verità a incantare chi lo ascolta. I riferimenti al Vangelo nei dischi, la lettura di alcuni passi, l’utilizzo del francese in un genere fatto da visioni rigide fa il resto. Achille Lauro ha preso questa staticità e l’ha sconvolta a suo piacimento per regalare un qualcosa che mai nessuno aveva fatto nel rap italiano. 

Poi arriva il Festival di Sanremo, un’altra decisione inedita che lo consacra, con “Rolls Royce”, come uno degli artisti più amati del panorama contemporaneo. Lauro si lancia sul pianoforte, duetta con Morgan e dà alla kermesse una luce nuova. 

L’anno dopo è di nuovo Sanremo con “Me ne frego”. Achille ribadisce la sua volontà di andare oltre gli schemi e stupisce anche di più degli anni passati con look scintillanti, dai riferimenti biblici e letterari, e con messaggi di grande potenza come quello lanciato con il bacio a Boss Doms. Quest’ultimo producer da sempre al suo fianco nella creazione di hit. 

La quarantena non ferma Lauro, che – da uno studio creato in poche ore prima del lockdown – continua a scrivere e registrare. Il risultato è “16 marzo”, una ballad/poesia che dà il titolo anche al secondo libro dell’artista. 

Ora non resta che aspettare “1990” riascoltando tutti i successi di Lauro. Il disco arriverà su tutte le piattaforme il 24 luglio. Sarà il primo pubblicato con Elektra Records. 

2020-07-11T10:10:29+02:00