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Pietro Castellitto è il regista esordiente dell’anno (e sa anche rappare)

A Venezia 77 ha presentato il suo primo film 'I predatori'. Guarda la videointervista

VENEZIA – ‘È nata una star’? La risposta è sì, citando il film di Lucio Pellegrini con protagonista Pietro Castellitto.

Due grandi occhi azzurri, capelli irrequieti come il caos interiore che lo spinge a fare cinema, figlio di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, regista, attore e sceneggiatore. Lui è Pietro Castellitto, cresciuto tra settima arte e letteratura, che torna alla Mostra del Cinema di Venezia, per la prima volta da regista, con ‘I predatori’, a due anni da ‘La profezia dell’armadillo’ di Emanuele Scaringi in cui ha interpretato Secco. Entrambe le pellicole sono state ‘battezzate’ dalla kermesse nella sezione ‘Orizzonti’.

Ho smesso di fare l’attore a 21-22 anni e visto che le energie che uno ha sono limitate mi sono messo alla regia, ha detto il giovane e promettente Castellitto durante l’incontro stampa al Lido.Ho scritto questo film perché ho conosciuto abbastanza presto il fallimento e quindi ho incanalato tutta la frustrazione ne ‘I predatori’. L’aver capito che l’attore non dovevo più farlo -ha continuato il regista e attore- mi ha portato a quella libertà mentale di poter fare la regia. Ed ho iniziato a fare l’assistente alla regia sul set di papà, portavo da mangiare agli attori. Questa esperienza mi ha fatto capire come funziona il set, quando si fa l’attore non lo percepisci più di tanto“.

Quando tutto sembrava andare per il verso storto, a dare fiducia a Pietro ci ha pensato il produttore del film Domenico Procacci. “Quando provavo a presentare quello che scrivevo a qualcuno ricevevo complimenti ma non mi davano nessuna credibilità lavorativa, il primo che me l’ha data è stato Domenico Procacci (produttore del film per Fandango insieme a Laura Paolucci, ndr). Quando sono andato nel suo ufficio ho trovato un gruppo di persone ad attendermi e allora lì ho pensato ‘ci sono cascati’, ha raccontato Castellitto con timidezza mista a felicità e soddisfazione.

La pellicola -scritta, diretta e interpretata da Pietro- segue la storia di due famiglie: i Pavone e i Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa giungla, Roma, e la ricerca della felicità da ‘predatori’. “Non è un film antifascista ma antiborghese, credo che ci sia una certa tendenza a schiacciare il prossimo se questo non sia della propria campana (status sociale, ndr) e questo è il caso dei Pavone più che dei Vismara, ha precisato il regista. Un banale incidente, però, fa collidere queste due famiglie, al tempo stesso, diverse e simili. Ad unire i due nuclei familiari, l’uno ignaro dell’esistenza dell’altro e viceversa, ci pensa Federico, interpretato da Castellitto. Come il regista, anche questo personaggio ha in sé una grande frustrazione: il primo ci ha fatto un film, il secondo, invece, è un giovane assistente di filosofia che viene lasciato fuori dal gruppo selezionato per la riesumazione del corpo di Nietzsche e per questo sceglie la via del gesto estremo. Un piano folle, secondo Federico, per smascherare i personaggi mostrando quello che sono veramente: ovvero dei ‘predatori’, che farebbero qualsiasi cosa pur di cambiare la direzione del proprio destino.

Penso che le opere prime nascano da dei disagi e dai sentimenti e non dall’idea di imporre e mandare un messaggio. Il sentimento che muove il film è l’ingiustizia, quindi con questa pellicola non voglio reinventare la modernità o migliorare il mondo ma si tratta di manometterlo, ha raccontato Castellitto.Ho incontrato un po’ di predatori nella mia vita – ha concluso Castellitto- tutte le umiliazioni che uno subisce nella vita ti aiutano a diventare ciò che sei. Se non incontri i predatori e abiti in un ambiente troppo ovattato non sviluppi nemmeno l’ironia, che poi di porta a fare tante cose e a porti diversamente“.

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA A PIETRO CASTELLITTO

CASTELLITTO È IL REGISTA ESORDIENTE DELL’ANNO

Dovremmo essere tutti un po’ meno ‘predatori’ e dimenticarci di chi è figlio per concentrarci su Pietro. Grazie a questo film (dal 22 ottobre al cinema con 01 Distribution) si è rivelato un regista capace, straordinario, visionario e coraggioso. Non tutti hanno l’umiltà di fare un passo indietro quando non si è adatti alla recitazione, come nel caso del giovane Castellitto. Una serie di “no” e ‘porte in faccia’ lo hanno portato a lanciarsi in questa nuova avventura dietro la macchina da presa. Così è nato ‘I predatori’. Sceneggiatura brillante, scene al tempo stesso reali e surreali e un modo di raccontare le cose che non permette di staccare gli occhi dallo schermo: Pietro presenta una storia, fatta di contrasti, situazione estreme e comicità irriverente, sulla natura umana ancora troppo individualista facendoci ‘guardare allo specchio’ ridendo (tantissimo) di noi essere umani. 

IL CAST DEL FILM VA OLTRE LE MODE DEL CINEMA

Non si piega alle dinamiche dello star-system e sceglie attori non perché ‘sono di moda’ ma perché giusti per quel ruolo. È questa una delle ‘rivoluzioni’ che Pietro Castellitto ha fatto con ‘I predatori’. Per il suo esordio alla regia sceglie un cast composto da attori di teatro (ma anche del cinema), come Massimo Popolizio e Manuela Mandracchia, e comici come Dario Cassini e Giorgio Montanini.

Tre stili mischiati: questa è una cosa che mi fa piacere vedere, ha raccontato Popolizio (nel film è un membro della famiglia Pavone). “Quando parla Federico (il personaggio interpretato da Pietro, ndr) nel film mi sembra assurdo e poi ci sono le nostre scene che si avvicinano più a uno stile francese. Infine ci sono I Vismara che hanno un respiro più naturalistico, o meglio, più alla commedia all’italiana. E questo mischio continuo – ha continuato l’attore- crea una dinamica che rende il film piacevole e giovane: con giovane non intendo l’appellativo generazionale. Voglio dire che Pietro è giovane e non sta facendo un film per giovani. Mi fa piacere che almeno per una volta un ragazzo non faccia un film sui problemi di persone della loro età, una tendenza che sta andando di moda“. Popolizio ha poi concluso:Inoltre mi ha colpito il fatto che si sia circondato da attori che vengono dal teatro e questo per me è importante“.

La prima cosa che ho pensato quando ho letto la sceneggiatura è che Pietro ha la metà dei miei anni e abbia avuto la capacità di scrivere un copione sul sociale, sul malambiente, sul malanimo e sulla politica, ha detto Cassini (nel film interpreta un amico dei Pavone). “Per interpretare il mio personaggio mi sono affidato ai consigli del regista perché -ha continuato il comico- quando un copione è scritto bene è sufficiente fare quello che devi fare perché il mio ruolo e quello degli altri sono stati disegnati perfettamente“. Al centro del film la natura umana, racconta in modo surreale ed esasperato: a volte si è predatori, altre volte prede ma nel film la più predatrice è Ludovica Pensa, interpretata da Manuela Mandracchia. “Essere un predatore ti porta a non avere pietà per nessuno: questo rivela il dolore di una persona, la vita difficile da afferrare, difficile da perdere e allora si annaspa e si danno le bracciate a chi ti sta vicino, lo mandi giù e non ti importa niente. Siamo tutti un po’ come i protagonisti del film in momenti diversi, ha dichiarato l’attrice.

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA AL CAST DE ‘I PREDATORI’

Nel cast de ‘I predatori’ anche Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Antonio Girardi, Nando Paone e con la partecipazione di Vinicio Marchioni

2020-09-30T11:11:14+02:00