hamburger menu

Quest’anno non voglio tornare a scuola!

Il 14 settembre quasi 5 milioni di studenti sono tornati a scuola dopo più di 6 mesi di attesa

16 Settembre 2020

Il 14 settembre quasi 5 milioni di studenti sono tornati a scuola dopo più di 6 mesi di attesa, un tempo sospeso e lunghissimo soprattutto se inserito in un processo, come quello della crescita, che sembra correre alla velocità della luce. A questi bambini e ragazzi è stato chiesto moltissimo, in un primo momento di sospendere il normale flusso della vita – non uscire, non andare a scuola, attendere gli sviluppi di una situazione prevedibilmente fuori controllo – poi di adattarsi ad un nuovo modo di apprendere e socializzare attraverso la DAD.

Adesso, mentre tutto il mondo ancora è in fibrillazione e la paura e la prudenza continuano ad essere caldeggiate come prima forma di prevenzione del contagio, gli si chiede di rientrare in classe, in un’aula che sarà forse diversa, con banchi e muri spogli, senza contatti fisici tra compagni, rendendo estraneo un contesto come quello della scuola che per sua natura è, prima che un luogo di apprendimento, un luogo di socializzazione. Impossibile sperare che questa situazione di caos e di continui doppi messaggi rispetto al rischio alla prevenzione non porterà molti bambini e molti ragazzi in confusione, creando reazioni parossistiche di possibile rifiuto, paura e angoscia.

D’altra parte, anche molti genitori vivono con preoccupazione il rientro dei loro figli in classe, in una situazione in cui l’incertezza è l’unica certezza. È piuttosto prevedibile che molti di questi bambini e ragazzi, soprattutto quelli che faticavano fin da prima del lockdown ad adattarsi al mondo scolastico, probabilmente non vorranno tornare a scuola. Come aiutarli? Sicuramente la presenza di esperti psicologi a scuola e sul territorio è fondamentale per il rientro in classe. Inoltre, è importante che i genitori trasmettano coerenza e fiducia, fuori e dentro la scuola, per salvare quella parte di affidabilità di cui i ragazzi hanno tanto bisogno.

Dott.ssa Serena Orlacchio, psicologa/psicoterapeuta

2020-09-16T15:43:50+02:00