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Scuola, rientro a ostacoli per l’istituto Parentucelli-Arzelà di Sarzana

Tamponi e cantieri, una riapertura faticosa ancora in corso

28 Settembre 2020

BOLOGNA – “In una situazione di gravità epidemiologica come quella del comune di La Spezia è inevitabile che anche noi in qualche modo ne rimaniamo coinvolti- afferma Paolo Mazzoli, il vice preside dell’istituto Parentucelli-Arzelà di Sarzana, in provincia di La Spezia appunto. E precisa- la nostra è una scuola di grandi dimensioni, tra i vari indirizzi di liceo e istituto tecnico e professionale raccogliamo 1350 studenti da un bacino che va da Carrara a Zignago passando per moltissimi comuni come Lerici e Santo Stefano. Abbiamo 35 dipendenti ATA e 120 insegnanti di cui più del dieci per cento proviene da La Spezia”.

Mazzoli parla dalla sua abitazione perché è in isolamento per via di una studentessa risultata positiva al Covid 19: lui così come l’intera classe e i docenti che hanno avuto accesso all’aula nelle 72 ore precedenti il manifestarsi dei sintomi della ragazza sono in attesa del risultato del tampone. Nel frattempo, spiega, stanno facendo didattica a distanza con questi alunni; gli altri invece stanno rientrando a scuola in maniera scaglionata, le prime e le quinte hanno già iniziato, poi riprenderanno anche le seconde, le terze e le quarte entro i primi di ottobre.

“Per noi è stato particolarmente difficile organizzare il rientro perché prima del lockdown nella scuola erano cominciati una serie di lavori, di adeguamento sismico e anti incendio, dell’impianto di riscaldamento e di impermeabilizzazione del tetto che aveva delle infiltrazioni d’acqua, oltre naturalmente ai lavori di adeguamento Covid per il recupero di spazi adeguati alle necessità epidemiologiche. La pandemia ha interrotto questi cantieri e nonostante abbiamo cercato di riprendere il prima possibile, gli spazi del piano terra e ingresso ci sono stati consegnati il venerdì precedente l’apertura della scuola. Tuttora le imprese attive con i lavori all’interno della scuola sono cinque”.

Inoltre da tre anni l’istituto ospita cinque classi della scuola elementare comunale, secondo un accordo con la provincia che era annuale ma poi si è prolungato.

“Questo- spiega Mazzoli– ci priva di sei aule al piano terra che sarebbero fondamentali per via dei 37 studenti con disabilità, per i quali abbiamo rimediato degli spazi ricavati, non senza difficoltà, da una palestrina. In generale- prosegue il vice preside- ci siamo organizzati in modo che tutti gli studenti e le studentesse delle 62 classi possano fare didattica in presenza. Solo nei pochi casi in cui gli alunni sono più di 24 quelli in esubero seguono la lezione in collegamento dal laboratorio di informatica, a rotazione. In questo modo hanno comunque la possibilità di venire a scuola e addirittura, nel caso in cui ci siano dei loro compagni assenti potranno essere richiamati in classe”.

Anche per gli insegnanti è prevista, se necessario, la didattica a distanza da scuola, in modo da evitare le difficoltà dell’isolamento totale. L’istituto ha caldeggiato l’uso della mascherina anche se non è obbligatorio e Mazzoli ammette che gli studenti si sono dimostrati, in queste due settimane dall’inizio, ragionevoli e cooperativi.

“Il problema è purtroppo- conclude- che l’intervallo è un momento in cui, per via del consumo di cibo e bevande ma soprattutto, anche giustamente, per via del carattere ludico e sociale che lo contraddistingue, le mascherine vengono rimosse vanificando un po’ tutto quello che si era fino a quel momento preservato”.

2020-09-28T11:02:46+02:00