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Il rientro a scuola: le preoccupazioni di una sedicenne

Vorremmo riflettere insieme sullo scambio di e-mail che abbiamo avuto con Lucia, una studentessa di 16 anni

Salve esperti, nella mia scuola c’è stato un caso di positività al covid. Io sono su un altro piano non dovrebbe esserci stato nessun contatto. Ma questo mi mette un po’ di agitazione. È difficile questo rientro, abbiamo regole precise, ma come si fa a ridurre la socialità, la vicinanza? basta uscire fuori la scuola, entrare in metro, avvicinarsi al gruppo di amici, senza avere il terrore che qualcuno possa essere esposto. Lo so bisogna essere tranquilli e non ci si può fermare però a volte è difficile affrontare tutto…

Cara Lucia,
hai ragione non sempre è facile riuscire a mantenere la calma e prendono il sopravvento pensieri e rielaborazioni, spesso negative. Questa pandemia sembra aver rivoluzionato l’idea della quotidianità, sottolineando paure, timori, sospetti, responsabilità, ma soprattutto alterando il concetto di contatto e vicinanza. È sempre importante mantenere delle misure di prevenzione. A volte ci sentiamo in una bolla, percepiamo un senso di impotenza e mancata libertà, altre volte siamo spaventati, altre ancora si ha modo di riflettere e prendersi cura di Sé. Diventa difficile stabilire con certezza se si era pronti a tornare a scuola: i banchi, i docenti, le modalità delle lezioni, gli orari si possono organizzare e modulare con il tempo, ma le emozioni sono difficili da programmare o da gestire soprattutto se non c’è qualcuno che le accoglie e le rende trasformabili. Provando ad utilizzare la vostra ottica, probabilmente sarà stato paradossale per voi studenti ritornare in un luogo fatto di scambi, di abbracci, di vicinanza, di gruppo. Non è un errore sentire di avere paura o sentirsi smarriti, la rottura della routine desta sempre delle preoccupazioni. Le regole non sempre spiegano tutto e spesso sono contraddittorie, a volte silenziano le paure, aumentano le fantasie, gli scenari più imprevedibili. Hai fatto una riflessione importante: a scuola si è così rigidi poi ci si accalca fuori nel cortile o dentro la metro. Può prevalere un clima di diffidenza e di sospetto, ma è importante riappropriarsi dei propri spazi. Non dobbiamo necessariamente pensare a delle rinunce, ma alla possibilità di creare nuove soluzioni. Il cambiamento non deve necessariamente mettere ansia in quanto può essere anche portatore di nuove consapevolezze ed equilibri. Non esitare a condividere questi vissuti con una tua amica, con un genitore o un adulto di cui ti fidi, ti farà sentire meno sola, ma ti restituirà anche nuovi punti di vista.
Continua a scriverci se ne senti il bisogno.
Un caro saluto!

Dopo mesi di chiusura e distanziamento sociale è tornata a suonare la campanella tra i banchi. La scuola da sempre è stata promotrice di grandi sfide avendo il compito fondante di istruire la nuova generazione, di appassionarla alla storia per tracciare nuove consapevolezze future, di trasformare i limiti in opportunità, di sostenere la creatività e la flessibilità come elementi fondanti della personalità dello studente. L’emergenza da Covid ha spostato l’attenzione sui protocolli, le regole, l’edilizia scolastica, gli orari flessibili, ma sicuramente non si può trascurare l’impatto emotivo. Studenti e docenti ritornano a scuola con molti timori e paure: la diffusione del virus, la socialità distanziata, la difficoltà di pianificare delle lezioni e mettere in salvo il programma da ulteriori interruzioni.  Ma, come ha sottolineato in un articolo sul Corriere della Sera l’insegnante e scrittore Alessandro D’Avenia, se gli adulti non saranno capaci di dare al presente un senso che vada al di là della prigione della cronaca, lasceremo bambini e ragazzi dietro le sbarre, perché l’assenza di senso riempie lo spazio interiore di paura, paralizza l’azione o la rende manipolabile. La frenesia dell’inizio scolastico non può non partire da questo terreno di incertezza emotiva che condividono docenti e alunni. L’ondata di pandemia ha messo la collettività di fronte all’impossibilità di poter controllare e dominare tutto, ma ci ha anche permesso di ritrovare un tempo dell’ascolto sia individuale che collettivo. 

2020-10-19T11:07:37+02:00