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Milano, docenti liceo Carducci: “Impegno frustrato, chiediamo tutela”

Hanno firmato lettera in cui chiedono risposte a enti locali e ministero

rete contro tratta schiavi

MILANO – Alla vigilia di un nuovo DPCM ancora più restrittivo e nelle ore in cui l’ipotesi di un lockdown a Milano si fa sempre più largo nel dibattito politico, dal liceo ‘Carducci’ del capoluogo lombardo, uno dei più antichi classici della città, arriva una lettera densa di perché firmata da 26 docenti dell’istituto. Interrogativi rivolti ai decisori politici, da Roma al Pirellone a Palazzo Marino.

“Perché non si è fatto un piano territoriale dei flussi pendolari, o più semplicemente non si è scaglionato su mattina e pomeriggio l’inizio delle lezioni delle scuole superiori che insistono sugli stessi snodi dei trasporti? Non lo possono fare le singole scuole, evidentemente. Perché non si è potenziata la rete urbana dei trasporti, almeno quella di superficie? Perché siamo stati costretti anche quest’anno, sapendo del rischio pandemico, a formare classi prime di 27 studenti, e non si è ridotto il numero almeno per le classi di nuova formazione, per dimensionare gli studenti nelle aule? Perché non si è provveduto all’assunzione immediata del personale necessario a coprire un maggior numero di classi e ci si è invece intestarditi a svolgere un concorso in piena pandemia, che non può rispondere all’attuale emergenza e che quasi certamente verrà travolto dai ricorsi? Perché il ministero non ha provveduto a dar vita a un serio sistema di monitoraggio che permettesse di conoscere in tempo reale lo stato della pandemia nelle scuole, limitandosi invece a fornire dati privi di validità statistica (non è indicato il campione, non sono disaggregati, non viene specificato il numero di tamponi effettuati) e quindi del tutto inutili per prendere decisioni a livello nazionale e locale?” 

E ancora: “Perché le Agenzie di Tutela della Salute (ATS) di concerto con il ministero dell’Istruzione non hanno previsto dei sistemi di testing e tracciamento direttamente negli istituti, o quanto meno in alcune scuole-polo, al fine di monitorare in tempo reale la diffusione del virus, invece di scaricare tutto su dirigenti, docenti e famiglie? Sappiamo bene che in una situazione di emergenza ognuno deve fare la sua parte. Crediamo di aver fatto, finora, la nostra fino in fondo, ma vediamo frustrato il nostro impegno. Purtroppo nella prima fase della pandemia le scelte adottate a livello nazionale e regionale hanno dimostrato una scarsa considerazione dell’importanza dei bisogni educativi. Emblematica è stata scelta di chiudere le scuole e le università prima dei centri commerciali e di non riaprirle quando questi sono stati riaperti a maggio. Chiediamo invece che, con tutte le precauzioni e protezioni necessarie, la scuola venga tutelata come un bene essenziale: un’esperienza unica di socializzazione, crescita, formazione e apprendimento, condotta con compagni coetanei e compagni adulti di riferimento”.

2020-11-02T17:59:18+01:00